[09/06/2011] News

Bolivia: Tobin tax internazionale climatica sulla transazioni finanziare per il Green Fund

Oxfam: prelievo sui traffici aerei e marittimi internazionali

La patata bollente rimasta sul piatto di Cancun è la creazione di un "green fund" da 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici. Dove prendere questa montagna di soldi è la domanda che circola ai climate change talks in corso a Bonn.

Secondo Jan Kowalzig un esperto di clima di Oxfam Germania, l'idea di contributi volontari è una specie di trucco, visto che «Rende troppo facile ai  paesi ricchi riclassificare gli aiuti allo sviluppo come denaro per il clima, senza dover sborsare soldi extra. Dobbiamo essere onesti su ciò che abbiamo promesso e poi dobbiamo imparare che cosa significa per il futuro. E' facile creare una situazione in cui ad un tratto non ci sono abbastanza soldi per combattere la povertà. Abbiamo bisogno di fonti affidabili di nuovi fondi aggiuntivi».

Oxfam propone un prelievo sui trasporti aerei e navali internazionali che vada direttamente al "Fondo verde", ma l'impressione è che a Bonn non si deciderà proprio nulla, anche se la segretaria esecutiva dell' United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc), Christiana Figueres Figueres racconta di progressi nei colloqui riservati: «Non tutto il lavoro viene fatto in queste stesse sessioni, c'è anche il lavoro che viene fatto per esempio sul fondo verde per il clima, al di fuori di questi grandi processi, da parte di gruppi molto concentrati». La segretaria Unfccc si riferisce evidentemente al transitional committee del green fund che si è già riunito due volte (senza molti risultati) e che lo farà ancora a luglio in Giappone.  

Alla Bolivia tutta questa riservatezza non piace proprio ed a Bonn sta spingendo per una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali per finanziare i 100 miliardi di dollari di aiuti per il cambiamento climatico che i Paesi industrializzati si sono impegnati a fornire entro il 2020.

Secondo il piano presentato dal negoziatore boliviano, Pablo Solone, i Paesi potrebbero optare per una tassa dello 0,01% su tutti soldi che entrano dall'estero per qualsiasi transazione, il sarebbe poi versato in un fondo che possa erogare gli aiuti ai Paesi che ne hanno bisogno. «La tassa è necessaria per garantire che le promesse di aiuti siano soddisfatte con denaro nuovo. La  promessa fatta in precedenza dai Paesi sviluppati di pagare 30 miliardi di dollari di aiuti per i cambiamenti climatici durante i tre anni dal 2010 fino al 2012, i famosi 30 miliardi  di dollari, non sono arrivati nei Paesi in via di Sviluppo, almeno non come un nuovo aiuto. Una nuova tassa significherebbe che inizieremo a vedere nuovo denaro fresco».

Insomma la Bolivia rompe ancora una volta le uova nel paniere dei prudenti climate change talks e propone una Tobin tax climatica sulle transazioni finanziarie, ma stavolta i discoli socialisti boliviani sono in buona compagnia: la loro proposta riprende quella di un gruppo di lavoro dell'Onu, istituito nel novembre 2010,che comprende l'investitore miliardario George Soros e Larry Summers, allora presidente del National economic council voluto da Barack Obama, che ha detto che una tassa sulle transazioni internazionali potrebbe produrre ben 27 miliardi di dollari l'anno.

Secondo Solone «I Paesi sarebbero in grado di optare per questo sistema e non saranno costretti a partecipare. Allo stesso tempo, sul denaro che passa da un Paese non partecipante ad uno che ha istituto la tassa, verrebbe comunque applicata la tassa. In questo modo avremmo un meccanismo che abbia i fondi che consentano di intervenire immediatamente, per esempio in situazioni come gli incendi boschivi e le calamità naturali. La Bolivia continuerà a opporsi alla delibera, nei colloqui dell'Onu, all'utilizzo di "fittizi" mercati del carbonio per contribuire a proteggere le foreste».

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