
[13/06/2011] News
Tra pochi giorni, a fine giugno, il Parlamento europeo si dovrà esprimere sulla risoluzione che chiede di innalzare entro l'anno il target Ue di riduzione di CO2 dal 20% al 30% per il 2020, rispetto al 1990. Un voto molto atteso, su un provvedimento in discussione da tempo, su cui si profila un compromesso almeno secondo il relatore del documento, Bas Eickhout, eurodeputato olandese dei Verdi.
«Il dibattito politico e simbolico sarà sull'obiettivo del 30%, ma mi aspetto di ottenere un consenso sul target del 25% nel territorio dell'Ue» ha dichiarato Eickhout, che è ottimista per il nuovo vento che soffia in Europa (vedi la decisione tedesca sull'abbandono dell'atomo e possiamo aggiungere quanto sta accadendo in Italia) verso il passaggio ad una "green economy", che pare in questa fase abbia preso il sopravvento.
«Anche i conservatori - ha aggiunto l'eurodeputato olandese - ormai riconoscono che la questione del clima è una questione economica. Il Parlamento europeo si sta muovendo su questo fronte, ed è sempre più chiaro che non c'é un conflitto fra ambiente ed economia». Il raggiungimento del nuovo obiettivo dipenderà in gran parte dal centrare i target su rinnovabili ed efficienza energetica, oltre all'adozione di misure nazionali, ad esempio con investimenti nell'innovazione.
Secondo un recente rapporto commissionato dal governo tedesco, passando dal target del 20% a quello del 30%, l'Unione europea potrebbe guadagnare fino a 6 milioni di nuovi posti di lavoro. Inoltre l'Ue risparmierebbe in termini di riduzioni delle importazioni di gas e petrolio, fino a 40 miliardi di euro entro il 2020, considerando un costo di 88 dollari al barile, inferiore a quello attuale.
Ma sull'obiettivo dell'innalzamento della riduzione di CO2 al 30%, l'intesa appare più complessa, poiché da ottenere anche tramite progetti in altri paesi, su cui ci sono ancora alcune resistenze.