[15/06/2011] News

Referendum, il pianto della World nuclear association. “Italy says no”

La World nuclear association, associazione delle multinazionali statali e private del nucleare, sembra davvero incredula e sconfortata per il plebiscito che ha per la seconda volta seppellito il nucleare in Italia. La Wna affida lo scorato commento di quanto accaduto a Lee Adendorf che sulle pagine dell'agenzia ufficiale on line, la World Nuclear News, firma un articolo dal titolo significativo titolo, "Italy says no" (l'Italia dice no) che vi proponiamo integralmente.

"Gli italiani hanno votato in massa contro un ritorno al nucleare, abrogando il regolamento che permetteva la costruzione di nuovi reattori in un referendum nazionale.

Le votazioni tenutesi il 12 e 13 giugno comprendevano, oltre al nucleare, tre domande: sulla privatizzazione delle risorse idriche e delle tariffe dell'acqua ed anche anche la molto controversa immunità dai procedimenti giudiziari per i ministri del governo. L'Italia si è riversata, con l'affluenza più alta da oltre un decennio, a respingerle fermamente tutte. Sulla questione nucleare ha risposto il 54,79% dei cittadini e il 94,05% di questi hanno votato contro la costruzione di qualsiasi nuovo reattore nucleare in Italia.

Pur essendo un pioniere della scienza e dell'ingegneria nucleare, l'Italia è ora l'unica al mondo ad aver respinto due volte questa tecnologia ed anche, in linea con questa politica, per la reale chiusura dei propri impianti nucleari. Altri paesi "phase-out", come la Svezia e l'Olanda hanno cambiato corso, mentre molto lavoro resta ancora da fare per la Svizzera e la Germania per rendere reali le loro aspirazioni a sostituire il nucleare con le rinnovabili.

A conclusione di una conferenza stampa, lunedi, prima che fosse chiuso lo scrutinio, il primo ministro Silvio Berlusconi ha dichiarato che l'Italia dovrà "dire addio al nucleare" e che il governo dovrà concentrare i propri sforzi sulle energie rinnovabili. In seguito ha rilasciato una dichiarazione dicendo che "anche se un referendum non è considerato lo strumento migliore per affrontare questioni complesse, è chiaro che gli italiani hanno una posizione ferma su questi temi".

Il capo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare dell'Italia, Umberto Veronesi, ha espresso una reazione mista per l'esito del referendum: "Sono soddisfatto per l'affluenza alle urne che è un segno di forte partecipazione civile, e questo un buon segno per il Paese, e mi inchino alla volontà del popolo, con il rispetto di una decisione negativa in materia di energia nucleare. Tuttavia mi sento personalmente di dire che si tratta di un grave errore affrontare il nostro insufficiente futuro energetico senza la possibilità del nucleare. Ho paura che la ricerca italiana, che si è concentrata sulla fusione nucleare, si fermerà e noi tutti sappiamo che senza ricerca non c'è futuro. Il mio timore è che l'Italia finirà come una appendice turistica del mondo avanzato".

I suoi commenti sono stati ripresi da Chicco Testa, presidente del Forum Italiano Nucleare, un consorzio non-profit di enti di ricerca nucleare e imprese. "Prendiamo atto con rispetto dell'opinione degli elettori espressa attraverso il referendum. Tuttavia una strategia energetica che possa rispondere alle esigenze dei futuri scenari resta necessaria per il Paese, guardando in particolare al risparmio in termini di efficienza energetica. L'Italia ha bisogno di continuare a monitorare la ricerca e lo sviluppo dell'uso della tecnologia nucleare, al fine di aumentare la competitività e modernizzazione".

Il referendum comprendeva quattro domande distinte, che riguardavano la privatizzazione delle risorse idriche e delle tariffe acqua, l'esenzione a frequentare un procedimento penale per il premier ed i ministri del governo mentre svolgono funzioni ufficiali e appunto la costruzione di reattori nucleari nel paese.

La coalizione di governo di centro-destra guidata da Berlusconi ha subito una completa sconfitta nelle recenti elezioni locali, e alcuni analisti dicono che l'esito del referendum è un'ulteriore prova del crescente disincanto italiano per il loro primo ministro.

Ma Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, partito che aveva promosso il referendum, ha detto che il risultato non dovrebbe essere troppo politicizzato, dato che rappresenta il parere degli italiani su questioni concrete, a prescindere dal fatto di aver votato per la coalizione di Berlusconi oppure no.

Berlusconi aveva effettivamente invitato i cittadini a non votare al referendum e vari ministri avevano seguito il suo esempio. Anche altri rappresentanti delle principali università e istituzioni scientifiche italiane aveva anche fatto appello agli elettori a non far raggiungere il quorum sul nucleare.

Le precedenti centrali nucleari italiane sono state tutte chiuse in seguito ad un referendum sulla scia dell'incidente di Chernobyl del 1986, una mossa che è stata descritta nel 2008 come un errore da 5 miliardi di euro dall'allora ministro dello sviluppo Claudio Scajola. L'esito dell'ultimo referendum farà sì che niente inciderà sulle operazioni di dismissione di quei siti nucleari in pensione, né sulla ricerca di un deposito nazionale per le scorie radioattive".

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