
[17/06/2011] News
Il 21 giugno in Lussemburgo si terrà il Consiglio Ue sull'Ambiente che esaminerà i progressi compiuti per quanto riguarda la proposta di revisione della direttiva sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connesse ad alcune sostanze pericolose (la Seveso III), destinata a sostituire la direttiva attuale dopo il cambiamenti nel sistema comunitario di classificazione delle sostanze pericolose. Lo scopo della Seveso III è quello di limitare le conseguenze degli incidenti rilevanti per la salute umana e l'ambiente.
I ministri dell'ambiente dell'Ue dovranno anche approvare una relazione sulle proposte per consentire agli Stati membri di limitare o vietare sul loro territorio la coltivazione di organismi geneticamente modificati.
Il consiglio ambiente dovrebbe anche prendere decisioni sulla tutela delle risorse idriche e gestione integrata sostenibile delle acque nell'Ue. Un problema scottante dopo i referendum italiani e prioritario per la presidenza ungherese dell'Ue (a fine mandato) che sottolinea che «La disponibilità delle risorse idriche e la qualità dell'acqua sono essenziali per lo sviluppo sostenibile e la green economy». I ministri discuteranno anche della roadmap per passare entro il 2050 ad un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio, accogliendo la comunicazione approvata a marzo dalla Commissione europea.
Ma il tema probabilmente più scottante è la strategia dell'Ue per la biodiversità per il 2020, dove si sottolinea che «La conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità sono elementi essenziali per sostenere la transizione verso un'economia verde ed un uso efficiente delle risorse, per la creazione di nuovi posti di lavoro, competenze,e opportunità di business, in linea con gli obiettivi dell'iniziativa centrale dell'Ue 2020: "Resource-efficient Europe".
Tutto bene quindi? Non si direbbe a leggere il preoccupato comunicato del Wwf che sottolinea:«Gli Stati membri e, in particolare Danimarca, Spagna, Olanda, Gran Bretagna, Francia e Italia stanno avanzando riserve, in vista del Consiglio Europeo sull'Ambiente del 21 giugno, sull'approvazione complessiva di obiettivi e azioni nell'ambito della strategia globale per la biodiversità 2020. Questo arretramento potrebbe influenzare negativamente l'agenda del Consiglio, come sul clima, la gestione delle acque e la pesca, proprio quando le politiche ambientali e la transizione verso la nuova economia verde diventano essenziali per il futuro dell'Unione nel contesto globale. Sembra che alcuni Stati membri vogliano aspettare l'approvazione dei processi di riforma chiave, come la pesca, l'agricoltura e bilancio Ue».
Secondo gli ambientalisti «L'impegno di un rendimento massimo sostenibile della pesca (Msy) entro il 2015 è stato già approvato al Vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile del 2002 dai capi di Stato e di governo. Allora, perché gli Stati membri ora cercano di ignorare un impegno preso dieci anni fa? Sottoscrivere la Strategia Ue per la biodiversità senza gli obiettivi, non varrebbe la carta su cui è scritta. Significherebbe un disastro per i pesci, per non parlare di altre risorse da cui gli esseri umani dipendono».
E il Wwf Italia avverte che «Si attende che l'Italia renda operativa al più presto la cabina di regia per la governance della Strategia nazionale per la biodiversità, approvata ormai otto mesi fa, lo scorso il 7 ottobre e che agisca in ambito comunitario perché si proceda alla piena attuazione della Strategia europea e dei suoi sei obiettivi concordati in sede comunitaria».
Si tratta della stessa strategia nazionale alla quale il Panda ha dato un grosso contributo (anche organizzativo), ma ora denuncia che «Nel complesso questo mostra un grave passo indietro sulle discussioni e gli impegni che l'Ue ha già prese sua scala europea e mondiale negli ultimi anni. Questa mancanza di impegno si riflette anche nelle altre politiche ambientali avendo come conseguenza che gli stati membri non sono disposti a ridurre le emissioni e sono lenti ad attuare la Direttiva quadro sulle acque».
Secondo il Wwf «L'approvazione della roadmap per passare a un'economia competitiva a bassa emissione di carbonio nel 2050 della Commissione europea dovrebbe includere un invito a raggiungere importanti obiettivi di riduzione nel 2030, 2040 e 2050, nonché il riconoscimento che per il 2020 dobbiamo aumentare i nostri obiettivi sul clima. l Consiglio deve riconoscere che oggi l'obiettivo del 20% e' sottostimato e insufficiente, e sostenere la credibilità della politica climatica dell'Ue. Ci uniamo al Parlamento europeo e a decine di aziende europee all'avanguardia nel chiedere un obiettivo di riduzione del 30% per il 2020. Il ministro dell'ambiente italiano mostri di aver colto il messaggio dei referendum e non giochi il ruolo della zavorra».
Gli ambientalisti sono convinti che «Un'applicazione ambiziosa e tempestiva della Direttiva quadro sulle acque potrebbe assicurare all'Europa fiumi, laghi e zone umide sani e che continuino a fornire l'acqua che ci serve per l'economia e per garantire i mezzi di sussistenza. E' della massima importanza per integrare adeguatamente gli obiettivi ambientali dell'impegno istituzionale europeo sulle acque in tutti le nelle più rilevanti prossime riforme dell'UE , come quelle riguardanti la politica agricola comune (Pac) e il quadro finanziario pluriennale (Qfp), assicurarsi che l'acqua in tutta l'Ue sia pulita e abbondante per i suoi cittadini, per le attività economiche e per la natura. Purtroppo, c'è da ricordare che l'Italia è il fanalino di coda nell'applicazione della Direttiva quadro acque tanto che, a 5 anni dal suo tardivo recepimento, non ha ancora istituito le Autorità di distretto, previste dalla normativa comunitaria, che dovrebbero garantirne l'applicazione. Questa totale mancanza di attenzione per la tutela e il governo della risorsa idrica è stata certamente una delle principali cause che hanno determinato una vittoria schiacciante nei recenti referendum per la gestione "pubblica" dell'acqua».