
[01/07/2011] News
La campagna "Amazonía por la vida" per la difesa del parco Yasuní sostiene un'iniziativa rivoluzionaria fatta propria dal governo Ecuadoriano, che prevede di rinunciare all'estrazione del petrolio presente nel sottosuolo del parco Yasuní, nell'est dell'Ecuador, una delle zone più ricche di biodiversità del pianeta nella quale vivono ancora popolazioni indigene che hanno deciso di vivere in isolamento volontario per conservare il loro modo di vivere in armonia con la natura e le loro tradizioni.
Gaia Calligaris e Roberto Trevini Bellini, di "Amazonía por la vida", spiegano che «questa iniziativa è rivoluzionaria perché sfida il modello estrattivista e sviluppista ora dominate e apre nuovi scenari basati sulla ricerca del buen vivir e sul rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani e della natura; e lo è perché proviene da un Paese povero, da uno di quei Paesi poveri in cui è stato inventato il concetto di debito climatico, ovvero quel debito che i paesi industrializzati hanno nei confronti degli altri per aver usato la capacità della Terra di assorbire gas climalteranti ben più di quanto non sia equo, creando la crisi climatica, di cui i popoli del Sud sopportano gli effetti peggiori. Quello che lo Stato ecuadoriano chiede in cambio è un contributo dei paesi industrializzati pari al 50 per cento di quello che si ricaverebbe dall'estrazione petrolifera, a titolo di compartecipazione e per rendere effettivi i declamati e condivisi principi della responsabilità ambientale. Questa somma verrà amministrata da un fondo fiduciario dell'Undp e destinata ad investimenti ambientali e sociali».
Tutto bene? Non proprio: l'iniziativa sta pian piano perdendo vigore e il governo "socialista" ecuadoregno di Rafael Correa non sembra più un grado di far fronte a spinte economiche e politiche che vanno in tutt'altro senso: quello dello sfruttamento tradizionale (e rapido e brutale) dello sfruttamento delle materie prime e delle risorse naturali.
Anche secondo le associazioni ambientaliste e diverse organizzazioni indie dell'Ecuador Correa non sembra sostenere più l'Iniciativa Yasuní con la stessa forza dell'inizio. Per questo, la campagna 'Amazonía por la vida' si sta mobilitando per rilanciare l'iniziativa a livello internazionale.
«Noi e altri volontari - spiegano Calligaris e Trevini Bellini - ci stiamo appunto occupando di questo, contattando ognuno le organizzazioni che sappiamo che sono o che potrebbero essere sensibili al tema. Chiediamo alle organizzazioni che hanno già promosso iniziative in proposito di riassumerle, in modo da poterle pubblicizzare sul sito della campagna. A tutte si propone di pensare e di scrivere che cosa potrebbero fare in futuro, di segnalare altre organizzazioni a cui scrivere, di diffondere l'iniziativa e magari di dare la disponibilità a inserire nel proprio sito informazioni e materiali della campagna. Crediamo che questa potrebbe anche essere una buona occasione per rafforzare le reti della società civile che lavorano più o meno direttamente in settori quali le tematiche ambientali, i modelli alternativi di sviluppo (o di non-sviluppo), i popoli indigeni, i diritti umani eccetera».
Per informazioni: info@amazoniaporlavida.org; gaiacalligaris@libero.it; roberto.trevinibellini@mail.com