
[01/07/2011] News
Oggi durante il secondo giorno del seminario estivo di Symbola in corso a Montepulciano, è stato presentato lo studio ''L'Italia che verrà. Industria culturale, made in Italy e territori" elaborato dalla fondazione e da Unioncamere.
Il settore culturale, secondo la ricerca, fornisce al Paese il 4,9 per cento della ricchezza prodotta, pari a circa 68 miliardi di euro e dà lavoro a un milione e mezzo di persone, il 5,7 per cento dell'occupazione nazionale. Nel triennio 2007-2010 (non certo tra i più favorevoli) la crescita del valore aggiunto delle imprese del settore della cultura è stata del 3 per cento, 10 volte tanto l'economia italiana nel suo complesso (più 0,3), con riscontri positivi anche sul numero di occupati che aumentano di un tasso dell'1 per cento. «Viene smentito - spiegano i curatori dello studio - chi descrive la cultura come un settore statico e rivolto al passato. E' invece un fattore trainante per molta parte dell'economia italiana, sicuramente una delle leve per ridare fiato ad un Paese in apnea».
Nel rapporto è contenuta anche una classifica che ha portato grandi soddisfazioni alla Toscana. Arezzo è la prima città italiana per ricchezza prodotta dalla cultura in relazione all'economia locale (l'8,5 per cento), seguono Pordenone e Vicenza, ma tra le prime dieci si piazzano altre due città toscane, Pisa e Firenze.
«Non ho mai avuto dubbi sulle grandi risorse del sistema Arezzo - commenta il presidente della Provincia Roberto Vasai - ma questa valutazione deve dare a tutti noi lo slancio necessario per proseguire sulla strada della qualità e dell'innovazione. E' ormai da anni che stiamo lavorando sui temi della qualità, della sostenibilità, della creatività e dell'innovazione. Ma spesso guardandoci allo specchio finiamo per concentrare l'attenzione sui problemi e perdiamo di vista le grandi qualità che le aziende di questo territorio, le istituzioni e il suo sistema locale e soprattutto i suoi cittadini hanno». «Il dato più significativo - conclude Vasai - è che questo risultato viene dal manifatturiero, dal saper fare della gran parte dei nostri orafi, dalla creatività del nostro settore moda, dallo sviluppo esponenziale di un vero e proprio distretto, anche se per ora virtuale, delle energie rinnovabili, che da solo produce ormai un fatturato vicino all'intero export del distretto orafo».