[04/07/2011] News

L'altra faccia della Tav. Calabria e Sicilia tagliate fuori dal traffico ferroviario

Strategie dissennate ad alto impatto ambientale. Appello al ministro Matteoli

Nell'era in cui chiunque teorizzi sulla sostenibilità ambientale dei servizi di trasporto, si guarda al treno come strumento da incentivare, per la Calabria e la Sicilia si mette in atto invece una strategia di soppressione quasi totale del trasporto ferroviario sia dei passeggeri, ma, soprattutto, delle merci con conseguente dirottamento sull'autotrasporto.

I dati sono davvero sconfortanti. Dal 2005 ad oggi, la Calabria ha perso circa 5.500 chilometri/treno al giorno. Sono stati, infatti, soppressi numerosi treni a lunga percorrenza: il Reggio Calabria - Torino e il Palermo - Roma; sulla linea jonica aboliti il Reggio Calabria - Taranto, il Reggio Calabria - Milano da Reggio a Catanzaro e viceversa. Durante la notte servizio inesistente: il treno Reggio Calabria - Bari è inutilizzabile dai pendolari che alle 8,00 devono stare sul posto di lavoro, perché parte alle 23,40 e percorre, per Bari, la via tirrenica. Nell'immediato futuro (entro il 2011) si paventa, inoltre, l'eliminazione totale di tutti i collegamenti notturni per la Calabria e la Sicilia e da marzo (informazioni UILT) potrebbero essere soppressi altri 12 treni a lunga percorrenza dalla Calabria verso il Nord.

Si potrebbe pensare che ciò si inquadri in un temporaneo ridimensionamento per il potenziamento dell'Alta Velocità anche verso il Sud. Invece, l'Alta Velocità è arrivata e si ferma a Salerno. E non basta: per rendere "improduttiva" la corsa Eurostar in partenza alle 7,00 da Reggio Calabria, la si è spostata alle 7,20 con arrivo a Roma alle 12,30 e se ne aggiunge una in partenza da Lamezia Terme alle 6,37 con arrivo alle 10.30. Conseguenza: quella in partenza da Reggio Calabria arriva a Roma troppo tardi per chi deve utilizzare la mattinata ed, in più, viaggia vuota perché non utilizzata dai passeggeri da Lamezia in su: improduttiva, verrà eliminata. Chi vorrà, partirà da Lamezia.
Più impressionante la situazione del trasporto merci.

Mentre fino a novembre 2006, sulle tratte Gioia Tauro - Bologna e Gioia Tauro - Bari si formavano 50 treni merci alla settimana, oggi, operativa solo la Gioia Tauro - Bari e la Gioia Tauro - Napoli, se ne formano meno di 10. Lo Scalo merci di Lamezia Terme è stato chiuso a giugno 2009, dopo quelli di Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone. Villa S. Giovanni che raccoglieva e lavorava tutti i treni merci dalla Sicilia per il Continente e viceversa, dal 2000 ha visto ridursi il lavoro, deviato sulla Campania, del 40% con prospettive di ulteriori tagli. Molti operatori economici soffrono terribilmente della situazione anche perché, oltre agli alti costi, lo spostamento del movimento merci sulla A3, nelle condizioni in cui essa versa, rallenta enormemente i tempi di percorrenza e ostacola i rapporti commerciali.

Ma perché, mentre la sensibilità ambientale suggerisce di puntare al treno, per la Calabria e la Sicilia, invece, si operano scelte così insensate e devastanti? La mancanza di una opposizione seria da parte degli amministratori locali e politici a tali disegni risulta incomprensibile, anche se, per la Sicilia, forse, interessi di ditte di trasporto privato su gomma, vicine ai centri di potere, possono farlo comprendere.

Per una zona del Paese che presenta grosse criticità nel campo dello sviluppo economico, guardare ai parametri della produttività del servizio è letteralmente assurdo: un'area economicamente depressa, priva di grosse industrie o di attività produttive consistenti non è sicuramente appetibile sul piano della convenienza economica.

Deve essere, di contro, oggetto di attenzione e di interventi che ne incentivino la crescita o, se non altro, che consentano alla popolazione, anche se non di elevata densità come quella delle grandi metropoli del Nord e del centro (che dista dal resto del Paese centinaia di chilometri), di potersi muovere col treno come avviene per quella del resto d'Italia. Occorre che il trasporto ferroviario venga inteso quale incentivo allo sviluppo, che riacquisti il carattere di "servizio pubblico" e pertanto, prestato senza il vincolo della produzione di utili.

Si chiede, al Governo centrale, attraverso il Ministro Matteoli l'assunzione degli oneri derivanti da quello che per la Calabria e la Sicilia non può che essere considerato un "servizio universale". L'impegno dell'Amministrazione centrale dello Stato dovrebbe assumere, in questo caso, il carattere "dell'Intervento straordinario" inteso nel suo più stretto senso.

Agli amministratori locali, invece si chiede di assolvere al compito, purtroppo fin'ora inevaso, di imporre l'attenzione e di opporsi alla realizzazione di programmi così devastanti. Anche la società civile, unitamente alle istituzioni pubbliche e private, dovrebbe indignarsi e chiedere impegni e responsabilità forti alla classe dirigente nazionale e locale affinché prenda coscienza che, per stimolare un processo di sviluppo economico sostenibile occorrano energiche azioni per il potenziamento delle infrastrutture a basso impatto ambientale, insieme a irrinunciabili opposizioni all'annientamento di quelle esistenti.

* Angela Martino presidente sezione Italia Nostra di Reggio Calabria

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