
[04/07/2011] News
Lo prevede l'articolo 35 della manovra. Tutti i commenti. Ferrante: «Si faccia chiarezza»
Francesco Ferrante, responsabile del Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici, lo aveva già denunciato ieri. E oggi, purtroppo, è arrivata la conferma, anche se c'è un giallo e noi di greenreport, non avendo il testo della manovra, non siamo in grado al momento di dare un'informazione definitiva: Il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta è tornato nel testo della manovra inviato al Quirinale. «Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice, secondo l'Ansa, l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010». L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni.
«Il testo della manovra - aveva detto Ferrante - che ha ricevuto la ‘bollinatura' della Ragioneria riporterebbe, negli ultimi due commi dell'articolo 35, sostanzialmente la norma demagogica e controproducente che tagliava del 30% la componente della bolletta elettrica e del gas destinata a finanziare le agevolazioni. Il taglio, che per I cittadini comporterebbe un quasi impercettibile risparmio in bolletta aveva trovato la decisa opposizione del Ministro Romani. Rimettere di nuovo tutto in discussione conclude Ferrante - vuol dire togliere ogni certezza agli investitori, colpendo un intero comparto industriale nazionale e danneggiando la credibilità del nostro paese di fronte agli investitori internazionali».
Una vera follia, ma a sorpresa il ministro Stefania Prestigiacomo afferma in una nota che: «Non mi risulta che nel testo della manovra inviato al Quirinale sia stato reintrodotta la norma che prevede il taglio del 30% di incentivi e agevolazioni relative alle forniture di energia elettrica». Anche se sul documento che mette on line repubblica.it (vedi in fondo link) l'articolo 35 c'è eccome...Cosa che comunque fa dire pure al ministro Romani all'ansa che: «Nel testo definitivo della manovra finanziaria inviato al Quirinale non c'é nessun taglio degli incentivi per le energie rinnovabili. Il Cdm - prosegue Romani - ha convenuto sull'eliminazione della riduzione del 30% di tutte le agevolazioni e incentivi che oggi gravano sugli oneri di sistema presenti sulle forniture di energia elettrica e gas. Un taglio che, come ho avuto modo di esporre nella seduta del Consiglio, non avrebbe portato benefici alla collettività, incidendo solo per un 3% sul totale del costo. Al contrario, avrebbe comportato l'eliminazione di agevolazioni alle famiglie numerose e alle classi meno abbienti, mettendo inoltre a rischio il funzionamento di impianti strategici per la gestione dell'emergenza rifiuti. Stiamo lavorando gia' da tempo alla rimodulazione degli incentivi e del conseguente peso in bolletta, prima con il dlgs rinnovabili, poi con il decreto specifico per il fotovoltaico, dando impulso al settore e intervenendo in modo netto e selettivo su sprechi ed eccessi del passato». Un vero caos!
Tanto che lo stesso senatore Francesco Ferrante con Roberto Della Seta hanno dichirato: «Tagli alle rinnovabili si, tagli alle rinnovabili no, dopo un'intera giornata qualcuno metta fine a questo balletto: al ministro Calderoli sono state limate le unghie o è riuscito a piazzare la norma che azzopperebbe la produzione di energia con fonti pulite?».
«Prendiamo atto delle smentite dei ministri Prestigiacomo e Romani - aggiungono i senatori - ma dato che l'incertezza regna sovrana sarebbe opportuno che il Ministro della Semplificazione, che fortissimamente spingeva per il taglio del 30% dopo che la misura era stata annunciata al raduno di Pontida, ci facesse sapere qualcosa in merito. Ci auguriamo ovviamente di poter derubricare la vicenda a ennesima sparata della Lega. Certo è che, a forza di lanciare questi allarmi, anche uno dei settori più dinamici dell'economia italiana accusa il colpo».
Pronti i commenti negativi all'iniziativa del governo sulla quale Di Pietro chiede che non venga posta la "fiducia".
Per Alfiero Grandi, presidente Comitato Si alle energie rinnovabili No al nucleare, «La decisione del Governo di inserire nel decreto legge finalmente consegnato alla Presidenza della Repubblica un taglio del 30 % degli incentivi alle energie rinnovabili è una follia economica e sociale.
Premesso che il Ministro Prestigiacomo ha dichiarato che questa misura non c'era nel testo del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri, è del tutto evidente che il taglio del 30 % degli incentivi alle energie rinnovabili è un favore fatto da Tremonti e Berlusconi alla Lega che, con il potere di ricatto che ha sul Governo, è in grado di ottenere il consenso a misure assurde come questa».
«Con l'ennesimo attacco alle rinnovabili il governo ha deciso di affossare l'economia e un settore che può rappresentare oltre 3 punti di Pil - dice il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge - . E' ormai evidente che questo governo non solo non ha una politica energetica ma che è nemico dell'innovazione e delle 'energie verdi' su cui tutti gli altri paesi europei stanno investendo con forza. Le rinnovabili non sono un lusso ma un investimento sul futuro. Nei prossimi 10 anni gli investimenti le rinnovabili, l'efficienza ed il risparmio energetico potrebbero portare a 2,5 milioni di posti di lavoro - continua il leader ecologista -. Posti di lavoro che con questo governo che va nella direzione opposta rispetto al resto d'Europa, non ci saranno mai. Invece di toccare tasti fondamentali come la riduzione della spesa militare (ci spieghino a cosa servono i 131 caccia F-35 che l'Italia sia è impegnata ad acquistare per 15 miliardi di euro) che in Italia ha raggiunto la cifra record di 600 euro pro-capite, continua l'accanimento nei confronti delle energie rinnovabili - conclude Bonelli -. Invece di accanirsi sulle fonti rinnovabili si riducano gli incentivi agli idrocarburi che - quelli sì - appesantiscono la bolletta».
«Tagliare ulteriormente del 30 per cento gli incentivi alle rinnovabili è una follia»: con queste parole il presidente degli Ecologisti Democratici Fabrizio Vigni commenta il blitz che ha introdotto nel testo della manovra economica la norma sul taglio agli incentivi per le energie pulite.
«Quale mente perversa può aver pensato di colpire nuovamente le rinnovabili - prosegue Fabrizio Vigni - a pochi mesi dal già devastante decreto Romani? Come si fa a non vedere che le rinnovabili e l'efficienza energetica devono essere le priorità di un nuovo piano energetico per l'Italia, tanto più ora che il nucleare è uscito di scena? Non è neppure questione di destra o sinistra: qui siamo di fronte ad un governo che non comprende dove sta andando il mondo. Bisogna fare di tutto per impedire questo ulteriore danno all'economia italiana. Una volta di più - conclude il presidente Ecodem - si conferma la necessità di girare al più presto pagina nel governo del paese».
Per il Wwf: «L'emendamento che taglia del 30% tutti gli incentivi in bolletta è insensato e rischia di ammazzare un settore, quello delle rinnovabili, che stava recuperando i ritardi del passato e sul quale sta puntando il mondo intero. Il provvedimento annunciato è del tutto privo di senso in quanto mette sullo stesso piano le rinnovabili e altre voci ormai desuete, arretrate e frutto di rendita di posizione che pesano davvero, e inutilmente, sulla bolletta. E' il chiaro segno di una politica che non sa scegliere e fare il suo mestiere. Il Wwf chiede che si taglino le voci vecchie e ingiustificate della bolletta elettrica, voci che nascondono vere situazioni di privilegio e parassitismo: dagli aiuti alle assimilate (prodotti di raffineria inclusi) con il famigerato CIP6, ai regali a grandi consumatori come premio per l'interrompibilità della fornitura, una voce che costa in bolletta circa 600 milioni di euro l'anno e che non ha senso oggi che la capacità di produzione elettrica è il doppio del massimo picco di domanda mai raggiunto; per non parlare delle compensazioni per il nucleare ormai chiuso 24 anni fa, e altre voci che certamente si scoverebbero nella "giungla" intricatissima bolletta».
Last but not least, il Sole24ore on line segnala che «Annidata tra le pieghe della bozza di manovra trova posto la disposizione che obbliga, finora ne aveva solo la facoltà, il giudice a sospendere le pronunce di condanna a cifre superiori a 20 milioni di euro (10 in primo grado).
Se la misura entrasse in vigore, tra i beneficiari potrebbe esserci anche Mediaset che, qualora venisse condannata nel processo di appello in corso a Milano (la sentenza è attesa a breve), dovrebbe versare solo una cauzione per il Lodo Mondadori. In primo grado Mediaset era stata condannata a pagare 750 milioni di euro».
Per Legambiente: «Il governo soffoca il Paese con tagli alle rinnovabili e cessione dei gioielli di famiglia". La manovra finanziaria prevede la cancellazione del patrimonio collettivo italiano e la distruzione della più sana e fiorente filiera economica. Con un accanimento senza precedenti e una miopia gravissima, il governo torna a colpire drammaticamente il settore delle fonti rinnovabili con un taglio del 30% di tutti gli incentivi e i benefici al comparto, tagliando così le gambe alle numerose imprese e condannando alla disoccupazione gran parte degli occupati. E non ci capisce, francamente, quale testo abbia letto il ministro Prestigiacomo che si ostina a dichiarare il contrario.
Ma non solo, per non lasciare a metà quella che sembra una precisa strategia di demolizione del Belpaese, il provvedimento pare introdurre anche la possibilità di cedere beni pubblici per pagare i debiti dei ministeri. E tutto ciò, ovviamente, senza considerare gli eventuali vincoli paesaggistici, ambientali e culturali.
«Questo governo tratta il Paese come un'azienda sull'orlo del fallimento che cede gli immobili di proprietà, e sembra voler far cassa cedendo i suoi gioielli di famiglia, i beni paesaggistici e ambientali che dovrebbero essere comuni, affidandosi solo al giudizio di congruità economica da parte dell'Agenzia del Demanio - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Ma chi sta per fallire non ha più la capacità di investire sul futuro, e così ancora, questo governo ha deciso di cancellare la filiera più sana e fiorente del Paese, eliminando ogni possibilità di crescita e sviluppo al settore delle energie pulite. Tutto ciò, nonostante il Quarto conto energia e l'esito del recente referendum, che ha sancito la volontà popolare di cancellare il nucleare e puntare sulle fonti pulite».
Una manovra che diventa quindi difficile da commentare senza rischiare una querela...
Leggi la manovra su Repubblica.it http://download.repubblica.it/pdf/2011/manovra.pdf?ref=HREA-1
(Aggiornato alle 18.37)