[12/07/2011] News
Ormai il gasdotto che fornisce il gas ad Israele ed alla Giordania attraversando il Sinai egiziano è diventato un facile ed abituale bersaglio per i sabotatori. Stamattina è stato nuovamente attaccato ad Al Arish da uomini armati «non identificati»; secondo l'agenzia ufficiale egiziana Mena, l'esplosione è avvenuta stanotte ed ha sprigionato fiamme alte una ventina di metri. Gli abitanti della zona dicono di aver sentito un forte rumore ed i tecnici egiziani stanno tentando di chiudere le valvole del gasdotto.
Il guerriglieri/sabotatori sembrano agire indisturbati, è il quarto attentato di questo genere che avviene ad Al Arish da febbraio. Il governatore del Nord Sinai, Abdel Wahab Mabrouk, ha detto che «l'attacco è un atto di sabotaggio premeditato e simile ai precedenti». A quanto pare i sabotatori si fanno sempre più intraprendenti: solo il 4 luglio un gasdotto era stato attaccato, sempre ad Al Arish, causando non solo l'interruzione delle esportazioni di gas egiziano verso Israele ed altri Paesi del Medio Oriente, ma anche la fornitura di gas a migliaia di famiglie del Sinai.
L'attentato è arrivato subito dopo che la Gasco, una filiale della compagnia statale egiziana Egas, aveva annunciato di aver quasi terminato le riparazioni del gasdotto verso Israele, e che le esportazioni sarebbero riprese a fine settimana. Lo scenario sembra quello del 4 luglio: un piccolo camion carico di guerriglieri armati che occupano la stazione di pompaggio e, dopo aver piazzato cariche esplosive, fuggono. I precedenti attacchi al gasdotto, il 27 aprile e il 5 febbraio, avevano provocato l'interruzione delle forniture di gas ad Israele per diverse settimane
Il quotidiano israeliano Haaretz sottolinea che ci sarebbe stato un salto di qualità nell'azione dei sabotatori: «testimoni citati da Mena dicono che gli assalitori hanno attaccato prima le guardie della security di Al-Tawil e poi la stazione, che si trova nei pressi della città settentrionale di Al-Arish». Guardie della security ed alcuni membri delle loro famiglie sarebbero rimasti feriti. La televisione statale egiziana Nile ha detto che le fiamme dalla stazione di pompaggio si potevano vedere fino a 20 chilometri di distanza, ma non ha fornito dettagli sulle cause della esplosione o sull'entità del danno.
La Mena ha dovuto ammettere che la stazione colpita «pompa gas verso un'altra stazione in una zona chiamata Sheikh Zwayed, che esporta gas ad Israele». L'agenzia in precedenza aveva detto semplicemente che era utilizzata per «esportare gas egiziano all'estero».
È più che evidente che il vero obiettivo dei sabotatori sono le forniture di gas egiziano ad Israele, che sono diventate oggetto di aperte ed aspre critiche dopo il rovesciamento del regime di Hosni Mubarak, anche perché i prezzi di vendita previsti dal contratto israelo-egiziano sono inferiori ai livelli internazionali. Il governo provvisorio militare egiziano (duramente contestato nelle piazze dai giovani democratici con forti simpatie per la resistenza palestinese) prevede di aumentare il prezzo delle esportazioni del gas naturale. Un alto responsabile del governo provvisorio all'inizio di giugno aveva assicurato che consultazioni erano in corso tra l'Egitto e i Paesi che importano il suo gas. Ma la cosa è politicamente molto delicata perché, tra le accuse di corruzione fatte a Mubarak, una delle principali è proprio quella della vendita di gas sottocosto ad Israele.