[18/07/2011] News

Pesche: prezzi alle stelle e i contadini rischiano di dover abbattere gli alberi. Il surplus anche per il biogas?

La denuncia viene da Coldiretti, che oggi con un blitz ha scaricato tonnellate di pesche davanti alla sede della Regione Emilia Romagna. «I prezzi delle pesche - hanno detto i rappresentanti dei coltivatori diretti - aumentano di oltre cinque volte (+ 427%) nel passaggio dal campo alla tavola in Italia dove i coltivatori sono costretti a svendere il frutto dell'estate fino a 20 centesimi al chilo ben al di sotto dei costi di produzione delle imprese agricole che rischiano di dover abbattere le piante».

Secondo la più grande associazione degli agricoltori «nel 2011 pesche e nettarine vengono pagate ai produttori la metà di dieci anni fa. Si tratta di un prezzo che non ripaga i costi di produzione e che risulta scandaloso se paragonato ai prezzi di alcuni prodotti di uso corrente: gli agricoltori devono vendere 5,5 chili di pesche per una tazzina di caffè, 20 chili per potersi permettere un bitter e addirittura 23 chili per un pacchetto di sigarette mentre i consumatori devono spesso a rinunciare all'acquisto della frutta per gli altri prezzi di vendita ai supermercati».

A Bologna le pesche sono state distribuite gratuitamente ai cittadini, «Proprio per dimostrare l'esistenza di interessi comuni tra i produttori agricoli ed i consumatori» dice Coldiretti.

Centinaia di agricoltori hanno costruito un vero e proprio bunker con centinaia di cassette di pesche «per dimostrare che l'agricoltura si trova in trincea per salvare il Made in Italy dagli attacchi speculativi che non vengono solo dalle borse. A causa delle distorsioni, delle inefficienze e delle eccessive intermediazioni nel passaggio della frutta dall'azienda agricola al carrello della spesa - sottolinea la Coldiretti - i prezzi possono aumentare anche di 5 o 6 volte. Quest'estate si è allargata senza giustificazioni la forbice dei prezzi della frutta fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita ma anche i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni più vantaggiose. Le motivazioni della crisi sono diverse, dall'andamento meteorologico che ha provocato la maturazione contemporanea di produzioni diverse all'emergenza dell'"Escherichia Coli" che ha causato il contenimento dei consumi ma sotto accusa ci sono anche l'inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale».

Mauro Tonello vicepresidente nazionale di Coldiretti, aggiunge che «come prima azione per rilanciare i nostri prodotti abbiamo cercato un accordo al tavolo interprofessionale nazionale che limitasse l'immissione sul mercato di prodotto di minore qualità e di minor calibro, ottenendo però solo un netto rifiuto da parte della Grande distribuzione organizzata (Gdo) di impegnarsi a non commercializzare prodotto di importazione con caratteristiche qualitative inferiori a quelle per cui si impegnavano i produttori italiani. Nel documento elaborato dalla Coldiretti si chiede alle Istituzioni di intervenire presso la Gdo per sottoscrivere l'accordo interprofessionale, già firmato dal resto della filiera, regolamentare l'uso del sottocosto dei prodotti ortofrutticoli, regolamentare l'uso della scontistica, ridurre i tempi di pagamento sui prodotti deperibili, fissare l'obbligo di una corretta informazione al consumatore sulla stagionalità».

Alla manifestazione-blitz si è unito anche il presidente della Regione Emila Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani che ha sottolineato: «Quattro crisi in 7 anni. In agricoltura si ripete la crisi della coltivazione delle pesche, bisogna fare qualcosa. Significa che dobbiamo affrontare i problemi strutturali del settore ortofrutticolo perché non possiamo limitarci a seguire solo l'andamento dei prezzi. Come conferenza delle Regioni abbiamo già deciso di sollecitare la Gdo perché sottoscriva l'accordo interprofessionale nazionale che ha l'obiettivo di valorizzare la qualità del prodotto nazionale. E' necessario però che il Governo italiano sia più presente nella discussione della nuova politica agricola comunitaria, che è strategica per il nostro settore agroalimentare. E' fondamentale che il Governo convochi un tavolo nazionale per arrivare alla firma di un accordo con la grande distribuzione, che permetta di non immettere nel mercato prodotto di scarsa qualità e sottocosto. Lo abbiamo già chiesto come Conferenza delle Regioni, tornerò ad impegnarmi in questa direzione nelle prossime ore. La Regione Emilia-Romagna c'è. Dobbiamo lavorare per riorganizzare l'intera filiera, garantendo innanzi tutto un'equa remunerazione ai produttori. E' questo il punto strategico su cui è necessario unire il nostro impegno e lavorare insieme».

L'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni ha ricordato le misure da adottare nell'immediato: «Due in particolare: il ritiro dal mercato di una quota di invenduto da destinare agli indigenti e agli impianti a biogas, così come previsto dall'Ocm frutta,  per favorire un sia pur minimo rialzo dei prezzi e, da parte dell'Europa, un provvedimento di sostegno economico analogo a quello varato, per sole cinque varietà vegetali, dopo la crisi dell'Escherichia Coli. 'L'Europa deve inoltre capire che la frutta estiva è un prodotto altamente deperibile e che richiede particolari reti protettive da adottare su scala transnazionale, per un corretto governo del'offerta. Di tutto questo ho parlato nei giorni scorsi a Bruxelles con lo staff del commissario all' agricoltura Ciolos, con i parlamentari italiani e il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, De Castro. Nei prossimi giorni anche la Commissione agricoltura del Senato italiano presenterà una risoluzione in questa direzione».

Torna all'archivio