
[22/07/2011] News
Comincia la battaglia per Durban tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo
La dichiarazione presidenziale adottata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu che sottolinea che «i possibili effetti negative del cambiamento possono, a lungo termine aggravare alcune minacce esistenti contro la pace e la sicurezza internazionale» è probabilmente il frutto di quel che sta accadendo nel pianeta, in particolare in Nord Africa ed i Medio Oriente, dove le rivoluzioni arabe sono certamente il frutto della rivolta contro le dittature, ma anche per l'insopportabile ingiustizia acuita dalla scarsità di risorse primarie come l'acqua e la terra fertile e dalla svendita delle materie prime.
Chi, come gli Usa e la Russia non voleva nemmeno sentir parlare di un legame tra global waming e pace-sicurezza, si trova ora di fronte al drammatico cambiamento climatico che sta devastando il Corno d'Africa, si spinge verso il Sudan attraverso l'Uganda e il Sud Sudan e supera il Mar Rosso per arrivare allo Yemen.
Presieduta dal tedesco Peter Wittig, il Consiglio di Sicurezza ha preso atto che «negli affari relativi al mantenimento della Pace e della sicurezza internazionale, il cambiamento climatici rappresenta una sfida nell'applicazione dei mandati del Consiglio (...) o minaccia i processi di consolidamento della pace». Il Consiglio di Sicurezza Onu, appellandosi «alla cooperazione più larga possibile tra i Paesi», chiede «una risposta internazionale appropriata», compresi possibili interventi delle forze di sicurezza.
Alla dichiarazione Onu risponde subito il Gruppo dei 77 (G77) più Cina (uno dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, insieme a Usa, Russia, Francia e Gran Bretagna). Jorge Arguelo, ambasciatore dell'Argentina all'Onu, a nome del G77+Cina, ha detto che «la questione del cambiamento climatica deve essere trattata all'interno della comunità internazionale, ma attraverso di meccanismi internazionali appropriati. Noi riaffermiamo vigorosamente le nostre preoccupazioni sul fatto che l'iniziativa del Consiglio di organizzare un dibattito al riguardo non crei un precedente che porti danno all'autorità od al mandato di organismi, procedimenti e strumenti pertinenti che trattano già questi problemi in tutta la loro complessità».
Arguelo ha fatto notare che «secondo la Carta dell'Onu, il mandato del Consiglio di Sicurezza, composto da 15 membri, è il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. D'altra parte, altre questioni, tra le quali quelle relative allo sviluppo economico e sociale, sono assegnate dalla Carta al Consiglio economico e sociale ed all'Assemblea generale. L'interferenza crescente del Consiglio di Sicurezza rispetto ai ruoli e responsabilità di altri principali organismi delle Nazioni Unite rappresenta una distorsione dei principi ed obiettivi della Carta, un attentato alle loro autorità e compromette l'adesione dei membri delle Nazioni Unite. Il G77 e la Cina hanno sottolineato l'importanza di mantenere il lavoro dei principali organi dell'Onu nel quadro dei loro rispettivi mandati. Gli organismi appropriati nel settore dello sviluppo sostenibile sono l'Assemblea generale, il Consiglio economico e sociale ed i loro organismi subordinati, che comprendono la Commissione sullo sviluppo sostenibile ed il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Per far fronte alle sfide del cambiamento climatico, l'United Nations framework convention on climate change (Unfccc) è il principale forum internazionale ed intergovernativo».
E' chiaro che la polemica del G77 guarda la conferenza Unfccc che si terrà a dicembre di Durban, nel timore che i grandi del pianeta arrivino in Sudafrica con accordi fatti a tavoli ristretti e "riservati. Un timore che si legge anche nelle parole dell'ambasciatore dell'India all'Onu, Hardeep Singh Puri, «è bene tenere a mente che il Consiglio può dibattere di questo problema e riconoscere le vulnerabilità e le minacce indotte dal cambiamento climatico, ma manca dei mezzi necessari per far fronte alla situazione. Il Consiglio di Sicurezza ha bisogno di un approccio più ampio, ancorato nello sviluppo, nella capacità adattativa, nella valutazione dei rischi e nel rafforzamento delle istituzioni. Quindi, abbiamo delle difficoltà ad accettare l'asserzione che gli effetti del cambiamento climatico vanno al di là della missione dall'Unfccc. E' una sfida che occupa un posto molto importante nell'agenda dello sviluppo mondiale e che è sta l cuore ai piccoli Paesi insulari, i quali ne sono minacciati nella loro stessa esistenza».
Puri, rivolgendosi alle grandi potenze occidentali, ha spiegato che «il cambiamento climatico ha cominciato ad avere un impatto negativo sulla sicurezza della comunità internazionale nello stesso modo che la povertà la sicurezza alimentare ed il sottosviluppo continuano a minare il benessere internazionale. Le deliberazioni sul cambiamento climatico devono basarsi essenzialmente sulla riduzione dei gas serra ed il rafforzamento della capacità di adattamento dei Paesi vulnerabili».
Anche Puri ha chiesto «L'intesa collettiva a sostegno della comunità internazionale. I nostri sforzi miranti a deliberare sulle possibili implicazioni per la sicurezza del cambiamento climatico non saranno fruttuosi se non troviamo il centro di gravità del problema».