[25/07/2011] News

Il krill antartico aiuta a fertilizzare l'oceano con il ferro

Limnology and Oceanography ha pubblicato i risultati della ricerca "Seabed foraging by Antarctic krill: implications for stock assessment, bentho-pelagic coupling, and the vertical transfer of iron"  che dimostrano l'importanza del krill (Euphausia superba) nella catena alimentare, con implicazioni in una colonna d'acqua molto più estesa di quanto si pensasse. Come spiegano i ricercatori del British Antarctic Survey, che hanno condotto lo studio insieme ai loro colleghi dell'università di Southampton  e di quella norvegese di Oslo e all'Austrialian Antarctic Division, «una volta si pensava che il krill antartico vivesse per lo più in acque superficiali, ma si nutre regolarmente di frammenti di organismi in decomposizione ricchi di ferro fondo del mare. Poi nuotano in superficie con lo stomaco pieno di ferro, rilasciandolo nell'acqua».

Krill antartico è l'elemento base della dieta per i pesci, pinguini, foche e balene e viene pescato anche per il consumo umano, un'attività industriale che sta mettendo in crisi gli stock di questi "gamberetti".

Un'autrice dello studio, Katrin Schmidt del British Antarctic Survey, ha detto: «Siamo davvero entusiasti di questa scoperta, perché secondo i libri di testo i krill vivono principalmente nelle acque di superficie. Sapevamo che occasionalmente visitano il fondo marino ma queste visite erano sempre state considerate eccezionali. Quello che ci sorprende è quanto invece siano comuni, fino al 20 per cento della popolazione migra su e giù nella colonna d'acqua in qualsiasi momento»."

Gli scienziati hanno accuratamente esaminato il contenuto dello stomaco di oltre 1000 krill raccolti da 10 spedizioni di ricerca in Antartide. Hanno scoperto che il krill, catturato vicino alla superficie, aveva lo stomaco pieno di materiali ricchi di ferro del fondo marino. La Schmidt sottolinea che «i passi successivi saranno quelli di guardare esattamente come questo ferro venga rilasciato nell'acqua». Il team ha anche studiato le fotografie di krill sul fondo del mare, i dati acustici e campioni di reti. Tutti hanno dimostrato chiaramente che questi crostacei spesso si nutrono sul fondo del mare.

Il rilascio di ferro da parte del krill provocherebbe la "fertilizzazione" dell'oceano (che l'uomo ha provato ad innescare senza grande successo con la geo-ingegneria), con una crescita del fitoplancton e quindi anche della capacità dell'oceano di immagazzinare il biossido di carbonio. Secondo i ricercatori, «piccolissime aggiunte di ferro aumentano significativamente la crescita delle piante e la diminuzione del biossido di carbonio nell'oceano».

Una scoperta che ha grandi implicazioni per la gestione delle attività di pesca commerciale del krill e porterà ad una migliore comprensione del ciclo del carbonio naturale nell'Oceano Antartico. Il krill antartico può crescere fino a una lunghezza di sei centimetri e può vivere per 5 o 6  anni. Le stime attuali dicono che ci sono tra 100 e 500 milioni di tonnellate di krill nell'Oceano meridionale, più o meno una massa equivalente al peso dell'intera popolazione umana.

Ma non  è una risorsa infinita, la pesca del krill nell'Antartico è in crescita ed è gestita dalla Commission for the conservation of antarctic marine living resources, un organismo che, per assicurare che l'espansione della pesca sia condotta in maniera sostenibile, ha bisogno di ricerche scientifiche sul ruolo del krill nella rete alimentare dell'oceano Antartico.

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