
[26/07/2011] News
Gas verso Iraq e Siria (e Ue?), petrolio a Cina ed India
Il governo iraniano ha annunciato la firma di un «storico accordo tra Iran, Iraq e Siria sul trasferimento del gas dal maxi-giacimento "South Pars" fino alle porte dell'Europa». L'accordo gasiero, che vale 10 miliardi di dollari, è stato firmato a Teheran dai ministri del petrolio dell'Iraq e della Siria (Abdul Kareem Luaiby e Sufian Alao) ed il ministro ad interim del petrolio dell'Iran,Mohammad Aliabadi, e consentirà il passaggio del gas iraniano attraverso Iraq, Siria e Libano, fino alla costa orientale del Mediterraneo.
Così l'Iran, teoricamente sotto embargo, firma un accordo con l'Iraq, dove stanziano ancora le truppe "liberatrici" occidentali, per raggiungere e rifornire un altro Stato "canaglia", la Siria, che sta massacrando i suoi oppositori e che, a sua volta, sarebbe sotto sanzioni Usa e Ue. Il tutto per arrivare sulle coste libanesi (dove staziona un contingente Onu a forte presenza italiana), per realizzare un hub gasiero per rifornire gli occidentali...
La radio ufficiale iraniana Irib sottolinea che «per la realizzazione del progetto sarà firmato un ulteriore accordo tra una società di consulenza internazionale, una società fondata dall'accordo tra Iran, Iraq, Siria ed alcune compagnie straniere che investono nel settore energetico. Secondo l'accordo, il gas iraniano transiterà nei paesi europei, compresa la Grecia, attraverso un oleodotto di 5.000 chilometri da Iraq, Siria, Libano e la costa Mediterranea. L'Iraq ha già detto che ha bisogno di un volume tra i 10 e i 15 milioni di metri cubi di gas dell'Iran, mentre la Siria ne vuole dai 15 ai 20 milioni di metri cubi fino al 2020».
L'Iran sotto "embargo" è il secondo maggiore produttore del gas nel mondo dopo la Russia e sta cercando di aumentare la sua produzione, richiamando investimenti nazionali e soprattutto stranieri (teoricamente impossibili secondo l'embargo Onu), soprattutto per il suo giacimento "South Pars". Anche le esportazioni petrolifere iraniane sono in crescita, soprattutto verso la Cina e l'India.
Teoricamente, la Cina farebbe parte insieme a Usa, Russia, Gran Bretagna Francia e Germania di quel G5+1 che avrebbe imposto le sanzioni Onu all'Iran, ma sembra essersene infischiata fin da subito. Infatti, Irib scrive: «nonostante le sanzioni americane (non Onu, ndr), si è appreso che l'import di petrolio dall'Iran in giugno è salito ai massimi da 2 anni (con una media di 648.561 barili al giorno), il che significa che la Cina nella prima metà del 2011 ha importato dall'Iran 2,654,411 tonnellate di petrolio grezzo, ossia il 50% in più dello scorso anno».
Le sanzioni sembrano aver spostato il baricentro del commercio energetico iraniano ancora più ad oriente, verso i due colossi emergenti asiatici, ma con qualche problema di liquidità: «nel 2010, il commercio bilaterale è ammontato a 29,3 miliardi di dollari, con un incremento di quasi il 40% - spiega la radio iraniana - ma le difficoltà a effettuare pagamenti cash hanno portato il debito cinese verso l'Iran ad almeno 20 miliardi di dollari (fino a 30 miliardi, secondo altre stime). Di fronte alla crescente insofferenza iraniana per una situazione che crea una carenza di valuta forte e induce svalutazioni del rial, Pechino sembra orientata a formalizzare intese di baratto attraverso cui fornire beni e servizi in deduzione dei suoi debiti. Iran e Cina stanno anche per firmare un contratto per la costruzione di un sistema di trasporto sotterraneo, dopo una analoga intesa per lo sviluppo della rete ferroviaria».
Chissà se il baratto di materie prime in cambio di infrastrutture e servizi era contemplato nell'embargo Onu contro l'Iran, che si sta rivelando un imbarazzante colabrodo del quale furbescamente approfittano cinesi, indiani, russi e gli alleati dell'Occidente come la Turchia ed il "pacificato" Iraq?