
[26/07/2011] News
Il meeting "Conservation et gestion durable des Requins en Afrique de l'Ouest / Conservation and sustainable management of Sharks in West Africa" in corso a Dakar, in Senegal, ha l'obiettivo di valorizzare i dati necessari ad attuare il progetto di sostegno al Plan Sous Régional d'Action pour la conservation et la gestion durable des populations de Requins (Psra-Requins) in Africa occidentale, favorendo una riflessione sull'importanza delle Aree marine protette (Amp) nella salvaguardia di squali e razze.
Le Psra-Requin è stato creato nel 2004 dopo che è emersa in tutta la sua drammaticità la situazione di rapido depauperamento degli stock di squali e razze nella sub-regione africana occidentale, in particolare nello spazio della Commission sous régionale de pêche (Capo Verde, Gambia, Guinea, Guineea Bissau, Mauritania, Senegal, Sierra Leone).
L'incontro di Dakar prevede di: condividere il risultati delle ricerche e delle iniziative di salvaguardia delle specie di squali effettuate nel quadro dell'attuazione del Psra-Requins e nella sub-regione; esplorare le possibilità di un sistema di sorveglianza ecologica degli squali nelle Amp; riflettere sull'avvio di una strategia. Per questo i partecipanti al meeting stanno discutendo delle lacune delle attività realizzate nell'ambito del piano d'azione, presentando i risultati delle iniziative di salvaguardia delle diverse specie di squali e razze e del futuro e delle priorità riguardanti le Amp dell'Africa Occidentale.
Ma la sfida più grande è quella di capire quale sia la strada seguire per impedire che lo sfruttamento economico degli squali, sempre più forte nei mari africani, vanifichi le misure di salvaguardia che i governi stanno faticosamente attuando. Intanto il Prsa-Requin, ha già ottenuto un risultato: ha permesso di identificare più di 100 specie di squali nei mari dell'Africa Occidentale. Nelle acque della sola Guinea sono state censite 47 specie di squali e di razze.
Il coordinatore del progetto, Mika Diop, ha sottolineato che «il Psra-requin ha permesso ai partecipanti di seguire l'evoluzione delle catture per ogni Paese, di conoscere dal 2004 il calo sensibile delle popolazioni di squali legato ad uno sfruttamento intensivo, di analizzare l'impatto dell'immigrazione dei pescatori di squali ed altro ancora».
Lo sfruttamento mirato degli squali è cominciato davanti alle coste del Gambia negli anni Settanta. «Subito arrivarono i pescatori del Ghana, seguiti da quelli senegalesi - spiega Maféring Fofana, esperto di pesca della Guinea - Questi pescatori hanno finito per impoverire le acqua gambiane e senegalesi entro una ventina d'anni, prima di spostarsi verso le acque della Guinea a partire dagli anni Novanta. Da allora l'attività di pesca agli squali è diventata galoppante in Guinea».
In Senegal le principali flotte di piccola pesca sono situate sulla Grande côte, sulla Petite côte e nelle Iles du Saloum, nel sud-ovest, e in Casamance, la turbolenta regione autonomista ai confine col Gambia. L'arrivo di comunità di pescatori del Ghana, il rapido aumento dello sforzo di pesca, il miglioramento delle tecniche e delle reti, e la crescente richiesta di pinne di squalo da parte dei mercati asiatici hanno contribuito all'aumento delle catture, con un sovra sfruttamento che ormai ha superato i limiti. Secondo Madiabel Diop «un totale di 1114 unità di pesca artigianale, che mobilitano circa 10mila pescatori, è coinvolto direttamente o indirettamente nella pesca agli squali in Senega. Gli scarichi a terra di razze e squali sono passati dalle più di 2mila tonnellate dell'inizio degli anni Ottanta alle circa 7.500 tonnellate attuali».
Un impatto non sopportabile da specie molto fragili a causa di crescita lenta, maturità sessuale tardiva e bassa natalità. La piccola pesca tradizionale utilizza solo reti a maglie larghe e la trasformazione artigianale dei prodotti alieutici è monopolizzata dalle donne. I pericoli arrivano dalla pesca intensiva, che distrugge anche questa filiera produttiva virtuosa.
In Africa Occidentale, come evidenzia anche la Lista Rossa Iucn, alcune specie sarebbero già estinte, come i pristidae, i pesci sega, in Mauritanie, Senegal, Gambia, Guinea e Sierra Léone. Solo in Guinea Bissau resisterebbe una popolazione di pristidae nelle isole Bijagos. I Rhynchobatidae (squali chitarra) sono quasi scomparsi in tutta la sub-regione, alvo il Banc d'Arguin, in Mauritania. Altre specie come i grandi squali martello Sphyrna mokarran o lo squalo limone Negaprion brevirostris sono minacciate. La quantità di individui riproduttivi è diminuita per tutte le grandi specie, tanto che non è più redditizio pescarle per le pinne, così alcuni gruppi di pescatori stagionali, dopo averr esaurito gli stok di squali e razze, si stanno spostando in altre aree ed assediano le Amp.
Proprio le aree marine protette potrebbero essere la salvezza di molte specie di squali e razze che attualmente non beneficiano di forme di protezione. Psra-Requins sottolinea che «le Amp sono associate a degli ecosistemi marini aperti, spesso vasti, in movimento e dinamici, che implicano dei modi di gestione attiv, spesso diinamici e reattativi. In particolare, c'è da tener conto delle specie animali, che effettuano delle migrazioni molto ampie, dei cambiamenti ecologici che potrebbero aversi in un periodo di tempo relativamente breve e su una vasta scala spaziale; per esempio la rigenerazione delle mangrovie in un'Amp comporta la reintroduzione di specie che le utilizzano come habitat ed una modifica della dinamica nella catena trofica dell'insieme delle specie del sito, le conseguenze di alcune attività umane sviluppate a livello locale, regionale o mondiale (sovrapesca internazionale, inquinamento,...), delle migrazioni importanti di pescatori, perfino con tutte le loro famiglie».
Ma comunque lo sforzo per realizzare le Amp è necessario: «In generale, l'istituzione di una riserva naturale è efficace per la protezione ed il recupero delle specie, soprattutto per le piccole specie poco mobili, legate alle scogliere più delle specie più mobili come gli squali. Le riserve sembrano anche migliorare la salute globale dell'ecosistema e la sua resilienza ecologica. Le riserve necessitano però di essere ben sorvegliate, perchè il bracconaggio può causare un crollo della popolazione di pesci. Quando svolgono il loro ruolo, presentano quindio un interesse per la pesca sostenibile e la conservazione della biodiversità. L'applicazione di principi generali (buone pratiche) della csalvaguardia sembrano dare dei buoni risultati, anche là dove mancano i dati. E' così anche con l'esperienza fatta nel Parc national du Banc d'Arguin, la riserva che è attualmente il più grande santuario degli squali in Africa Occidentale.