
[27/07/2011] News
Legambiente: «Inaccettabile. Il provvedimento non può diventare legge. Caso Piemonte paradigmatico di clima velenoso»
Il presidente della Lipu-BirdLife Italia, Fulvio Mamone Capria, interviene sulla richiesta di abbattimento dei lupi rivelata durante la conferenza di presentazione, tenutasi ieri a Montecitorio, dell'indagine conoscitiva della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, sul tema dei danni all'agricoltura causati dalla fauna selvatica. «E' scioccante leggere che il principale problema per l'agricoltura italiana sia il lupo, definito addirittura un "terrore", con una criminalizzazione che appare semplicemente inaccettabile. Ci spiace, ma quello della Commissione agricoltura è un approccio errato, che non farà fare passi avanti alla questione. La Commissione agricoltura - dice Mamone Capria - si è limitata ad affermazioni e conclusioni generiche, senza mettere in evidenza né le cause profonde del problema né i dati numerici circa l'entità dei danni denunciati. Se lo avesse fatto, magari utilizzando il pur non esaustivo e uniforme lavoro delle Regioni italiane, sarebbe emerso che i veri danni all'agricoltura sono addebitabili, per il 60 o 70 per cento del totale, alle specie cinghiale, lepre e fagiano, con punte del quasi 100 per cento in alcune regioni. Si tratta di tre specie che risultano ormai quasi completamente immesse in natura a scopo venatorio, determinandosi con tali immissioni un circolo vizioso: i cacciatori immettono gli animali, che provocano problemi all'agricoltura e fanno invocare più caccia da parte degli agricoltori e degli stessi cacciatori. Ecco allora la prima cosa da fare: prevedere uno stop immediato agli allevamenti e alle immissioni in natura, a scopo venatorio, di cinghiali, lepri e fagiani. Il che gioverebbe non solo all'agricoltura ma anche alle forme autoctone di queste specie, gravemente danneggiate dall'utilizzo di animali provenienti da altre parti d'Europa e del mondo. In un Paese stretto e fortemente urbanizzato come l'Italia, la convivenza con la fauna selvatica può anche risultare, per alcuni aspetti, difficoltosa. Ma certo non è con la caccia e gli abbattimenti che si dà effettiva soluzione al problema. Non è mai accaduto e mai accadrà. Dobbiamo invece operare perché la gestione ambientale sia rispettosa della natura, intelligente, moderna e libera da ogni zona d'ombra. Se l'approccio sarà questo, ben lieti di contribuire. Se invece sarà quello della criminalizzazione delle specie protette e delle facili strumentalizzazioni, allora temiamo che la questione non farà alcun passo avanti, a discapito della corretta gestione ambientale e della stessa agricoltura sana».
Sul documento approvato ieri all'unanimità dalla Commissione agricoltura della Camera che, se convertito in legge, consentirà il ritorno in Italia degli abbattimenti di una specie prioritaria come il lupo, interviene anche Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente: «Il lupo non rappresenta un problema, perché esistono modalità di gestione che possono essere rimodulate sulle caratteristiche territoriali di ciascun'area interessata dalla sua presenza, come ben dimostra il progetto europeo Life Wolfnet. Sarebbe più opportuno concentrare gli sforzi nello sviluppo e nell'implementazione di modelli standard per la protezione e gestione della specie, al fine di migliorarne lo stato di conservazione. Molto spesso i fenomeni di uccisone dei capi di bestiame non sono direttamente imputabili al lupo. Si stanno cavalcando ataviche paure, che alimentandosi di scarsa conoscenza scientifica e di una non corretta informazione sull'ecologia del lupo, rischiano di acuire i conflitti tra questa importante specie protetta e la zootecnia. Occorre, invece, diffondere meglio la sua conoscenza per rendere le popolazioni consapevoli della necessità di proteggerlo e di imparare una convivenza sostenibile».
Legambiente fa notare che la decisione dalla Commissione agricoltura della Camera segue di pochi giorni le dichiarazioni dell'assessore all'agricoltura della Regione Piemonte che aveva parlato di «Stragi di capre e pecore», definendole una «Problematica oggettiva».
«Ci stupisce - dice Nicoletti - che la Regione Piemonte abbia dimenticato l'ottimo lavoro svolto da università e istituti di ricerca sul territorio piemontese in merito alle criticità e alle prospettive del rapporto tra le attività antropiche e il lupo, i cui comportamenti predatori sono essenziali per il mantenimento degli equilibri ecologici degli ambienti nei quali vive. Il documento licenziato dalla Commissione agricoltura della Camera non tiene conto di queste conoscenze di base, né del fatto che il lupo, per le sue caratteristiche intrinseche, non può aumentare oltre un certo numero in un determinato areale di distribuzione. Tutte le paure inerenti una presunta invasione di questa specie sono, dunque, non solo inesatte, ma anche fuorvianti».