
[27/07/2011] News toscana
Il Consiglio regionale con voto all'unanimità ha tradotto in legge il decreto sviluppo relativamente all'edilizia (decreto legge 70, articolo 5) puntando alla semplificazione delle procedure e alla rigenerazione urbana. Soddisfazione è stata espressa dall'assessore all'urbanistica Anna Marson.
«E' un risultato positivo raggiunto entro i termini che ci eravamo prefissati grazie al lavoro serrato e alla collaborazione efficace tra uffici dell'assessorato al governo del territorio e sesta commissione consiliare - ha spiegato Marson - Volevamo evitare che scattasse l'applicazione della normativa nazionale in deroga, che avrebbe consentito cambi di destinazione d'uso, premialità e delocalizzazioni fuori da qualunque regola. La nuova legge regionale che modifica la legge 1 del 2005, quella sull'eliminazione delle barriere architettoniche e la legge 24 del 2009, rappresenta un importante avvio del lavoro di semplificazione e chiarificazione nel settore delle procedure edilizie. E dà una spinta ai processi di rigenerazione urbana, come alternativa all'ulteriore consumo di territorio agricolo».
Per la semplificazione delle procedure è stata definita la disciplina della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) in applicazione delle norme nazionali e ridotti a due categorie i titoli edilizi (Scia e permesso a costruire) contro le tre previste a livello nazionale (in aggiunta c'è la superDia). La nuova legge specifica inoltre gli interventi finalizzati al riutilizzo e recupero degli edifici con destinazione d'uso produttiva (industriale o artigianale) per i quali sono i comuni a stabilire incrementi massimi della superficie utile lorda a titolo di premialità, comunque da collegarsi ad aumenti della efficienza energetica e della sostenibilità ambientale. Tali incrementi sono aumentati nel caso in cui l'area venga adeguata ad Apea (Area produttiva ecologicamente attrezzata).
La novità di maggior rilievo riguarda l'introduzione di una nuova procedura per la rigenerazione delle aree urbane degradate. I comuni possono predisporre, a condizione che abbiano un Piano strutturale approvato e in coerenza con questo, la ricognizione delle aree corredandola di specifiche schede sulle condizioni di degrado presenti, sugli obiettivi di riqualificazione che si intendono conseguire, sui parametri di riferimento per gli interventi e sugli incrementi che non potranno superare comunque il 35 per cento della superficie utile lorda esistente.
«Una volta che i comuni abbiano effettuato la ricognizione delle aree degradate - ha continuato l'assessore - possono essere presentati, da parte dei soggetti che ne hanno titolo, piani di intervento comprensivi del progetto preliminare di riqualificazione urbana. Ma per redigere i progetti, e questa è una novità a cui teniamo molto, si dovrà ricorrere a concorsi con avviso al pubblico oppure a un invito diretto ad almeno 3 progettisti. Per la valutazione degli interventi è prevista poi l'istituzione di un'apposita commissione giudicatrice i cui componenti tecnico-scientifici sono selezionati mediante procedure di evidenza pubblica. I piani di intervento saranno oggetto di pubblicazione, e dovranno essere discussi in un'assemblea pubblica al fine di favorirne la conoscenza e raccogliere osservazioni e contributi dei cittadini».
La Regione precisa che per attuare il decreto legge 70, che prevede delle premialità stabilite direttamente dalle norme regionali per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, la nuova legge introduce, un nuovo articolo al piano casa (legge n. 24/2009) per consentire, sugli edifici a destinazione d'uso industriale o artigianale in aree produttive, interventi di sostituzione e di ristrutturazione edilizia, con un incremento massimo del 20 per cento della superficie utile lorda esistente e legittimata da permesso. «Questo comporta la necessità di prorogare la durata di validità della legge regionale 24/2009 fino al 31 dicembre 2012 - ha concluso Marson - Una estensione indispensabile per permettere agli enti locali di adeguare i propri strumenti urbanistici e alle imprese di prevedere eventuali investimenti».