
[28/07/2011] News
Face Italia, che riunisce le associazioni venatorie Fidc, Enalcaccia, Liberacaccia e Anuu Migratoristi, parte a testa bassa contro l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e quindi contro il ministero dell'ambiente. Secondo Face, che invoca interventi istituzionali per rimetterev in riga l'Ispra, «il sistema caccia in Italia è in cortocircuito: le Regioni e le Province non riescono a svolgere serenamente la loro funzione legislativa o amministrativa regolamentando deroghe, catture e calendari a causa dell'ex struttura Infs dell'Ispra, l'ente che per legge dovrebbe garantire a Stato, Regioni e Provincie un supporto tecnico-scientifico in materia faunistico-venatoria e invece ha assunto le vesti di puro censore. Questa, infatti, ogni qual volta interpellata dalle Regioni o da altre realtà pubbliche o private in merito a determinati atti amministrativi o legislativi, adotta posizioni a dir poco non neutrali, a volte anche con espressione di "non pareri" motivati da una asserita indisponibilità di dati scientifici di riferimento e a volte ancora emette pronunciamenti negativi ritenuti prudenzialmente necessari data proprio la non capacità tecnica a rilasciare i pareri richiesti. Inoltre, in alcuni casi l'Ispra adotta ed emana anche autonomamente proprie indicazioni che sempre risultano più restrittive rispetto alle norme nazionali in vigore e anche alle direttive comunitarie in materia di esercizio venatorio, ignorando sistematicamente le opportunità che le stesse norme offrono a livello comunitario e di cui i cittadini cacciatori europei godono senza alcun problema per l'ambiente e la fauna. Peraltro, sui compiti dell'Ispra (in allora Infs) la legge nazionale numero 157 del 1992 è estremamente chiara e non è accettabile che essi possano essere disattesi o, addirittura, travalicati al punto che in questa materia sembrano aver perso cittadinanza anche i principi di certezza del diritto e di rispetto della gerarchia delle fonti normative».
Per questo il coordinamento della Face ha invitato la Conferenza Stato-Regioni e tutti gli assessori regionali alla caccia «a pretendere urgenti interventi da parte delle competenti sedi statali atti a sollecitare il ripristino di un corretto modo di operare di tale struttura affinché tutto il sistema istituzionale interessato possa svolgere integralmente e in conformità a legge le proprie funzioni».
Face è anche preoccupata perché il ministero dell'ambiente ha commissionato all'Ispra un rapporto sul prelievo di uccelli in Italia che è stato presentato in occasione della Conferenza del Consiglio d'Europa sulla caccia illegale tenutasi a Cipro il 7 luglio perché «tale rapporto ha presentato il nostro Paese come un vero e proprio "Far west" normativo e comportamentale, sostanzialmente equiparando i cacciatori a disonesti e bracconieri, con evidenti forzature e parallelismi che, oltre a non rispondere in alcun modo alla realtà, squalificano a livello internazionale l'immagine di tutti i cacciatori italiani».
il coordinamento di Face Italia ha immediatamente richiesto al ministero «di intervenire per richiamare l'Ispra al rispetto del suo ruolo di rappresentanza degli interessi generali della collettività, cittadini cacciatori compresi, e per ripristinare una corretta informazione a livello internazionale inviando al Consiglio d'Europa una correzione formale del rapporto presentato» e ha annunciato che comunque «farà pervenire alle competenti sedi comunitarie le proprie considerazioni al riguardo».
La risposta a alle accuse Face ciontro L'Ispra arriva da un'altra associazione venatoria, Arcicaccia: «Attaccano l'Ispra per coprire le loro responsabilità e le loro sconfitte». Per l'Arcicaccia è «palese il tentativo di scaricare sull'Ispra, la cui autorevolezza è riconosciuta in tutto il mondo a cominciare dalla Commissione Europea, i disastri combinati in questi anni da quanti nel mondo venatorio hanno fatto promesse velleitarie e irrealizzabili. Quelle associazioni che hanno alimentato il populismo della casta politica; hanno annunciato la spallata deregolarizzatrice e poi hanno prodotto con la "Legge Comunitaria" nuove norme restrittive su tempi e specie cacciabili rispetto alla legge 157 del 1992 che prima volevano annientare e che ora difendono come un totem; hanno sostenuto posizioni ambigue che hanno generato conflitto sociale rimediando sconfitte nei tribunali italiani ed europei ed addirittura davanti alla Corte Costituzionale».
Una critica serrata che diventa un consiglio: «Face Italia deve fare soprattutto un esame di coscienza dal momento che questi comportamenti hanno penalizzato l'attività venatoria promuovendo "giochi di palazzo" e il mercanteggiamento sulla fauna selvatica. Ora di fronte alle difficoltà, soprattutto in questo complesso periodo di emanazione dei calendari venatori, vorrebbero spostare l'attenzione su altro e tentare di salvarsi ancora in "calcio d'angolo" con l'obiettivo di recuperare associati sulle promesse demagogiche ed irrealizzabili. Attaccano l'Ispra con roboanti chiacchiere, incapaci di presentare un solo dato scientifico che possa essere giudicato tale. Piangono ora sul latte versato dopo che alcuni di loro hanno esultato per i tavoli di concertazione, hanno stretto accordi (come è riscontrabile da documenti accessibili) e poi li hanno rinnegati il giorno dopo per esigenze di bottega».
Invece a regioni e province Arcicaccia chiede «Di non partecipare al balletto della strumentalità e della demagogia ma di dare certezza di diritto ai cacciatori emanando calendari non impugnabili, rispettosi delle leggi e delle indicazioni della scienza e delle direttive europee».