
[28/07/2011] News toscana
La Regione ha varato una nuova legge per le opere di interesse strategico. La norma dovrebbe servire a togliere il "tappo" che impedisce la realizzazione degli interventi che contribuiscono allo sviluppo socio-economico della Toscana.
Sono opere strategiche, spiega la legge, quelle finanziate in modo prevalente dalla Regione e quelle previste da piani e programmi approvate dagli enti locali nell'esercizio di funzioni attribuite loro dalla stessa Regione. A queste si aggiungono le opere indicate dalla programmazione regionale e quelle individuate dal Consiglio regionale su proposta della Giunta. «Alle opere pubbliche - ha spiegato il presidente della commissione Territorio e ambiente Vincenzo Ceccarelli (Pd) che ha illustrato il testo - si affiancano quelle private per l'insediamento e lo sviluppo di grandi imprese per la rete di smaltimento e recupero dei rifiuti, per la produzione di energia da fonti rinnovabili».
Lo strumento di attuazione è l'accordo di programma, sul quale il presidente della Giunta regionale avrà nuove competenze per la riduzione dei termini, le semplificazioni procedurali, l'esercizio di poteri sostitutivi. «Al di fuori delle procedure per l'accordo di programma - ha continuato Ceccarelli - la Regione assicurerà comunque il costante monitoraggio sulla realizzazione degli interventi anche sulle opere non qualificate di interesse regionale. In caso di inadempienze e ritardi, dopo diffida, potrà revocare i propri finanziamenti e recuperare quelli già erogati. Nel caso l'opera sia parzialmente realizzata, o comunque sussista un interesse pubblico alla sua realizzazione, è prevista la nomina di commissari».
Il testo è passato con i voti favorevoli dei gruppi di maggioranza e l'astensione dei gruppi di opposizione. Tutti si sono dichiarati favorevoli a velocizzare tempi e snellire le procedure per la realizzazione delle opere di interesse regionale ma secondo Lega e Pdl viene esautorato il ruolo del Consiglio regionale e degli enti locali.
«L'elemento critico della legge è rappresentato dalla sua "specialità", che dovrebbe essere utilizzata in modo limitato, come uno strumento residuale, quasi di deterrenza - ha detto Giovanni Santini (PdL) - Il fatto che non venga inserita in un contesto più ampio, come la legge sul governo del territorio, e che preveda ruoli limitati per il Consiglio regionale ci spinge a pensare che sia uno strumento ordinario di stampo autoritario».
Ovviamente dalla maggioranza hanno sottolineato che i "poteri" del Consiglio rimangono intatti e una spiegazione dei motivi per cui è nata la norma l'ha data lo stesso presidente della Regione Enrico Rossi. «Vogliamo che le cose si facciano. Non ci interessa farle noi, ma esercitare funzioni di vigilanza questo sì. La Regione non vuole riprendersi funzioni di gestione diretta, ma vigilare sulle funzioni che ha delegato e affinché le risorse vengano utilizzate».