
[29/07/2011] News
Lester Brown, certamente uno dei maggiori analisti interdisciplinari delle questioni ambientali, sociali ed economiche planetarie, così scrive nel suo ultimo libro "Il mondo al bivio" (che uscirà in italiano dopo l'estate in un'edizione da me curata per Edizioni Ambiente): «Per il ventunesimo secolo il mondo ha bisogno di un sistema economico in sintonia con la Terra e i suoi sistemi di supporto naturali, non di un sistema che ne causi la distruzione. L'economia basata sui combustibili fossili, sull'usa e getta e sulle automobili che si è evoluta nelle società occidentali industrializzate non è più un modello proponibile, né per i paesi che l'hanno creato, né per quelli che cercano di imitarli. In breve, abbiamo bisogno di costruire una nuova economia alimentata da fonti di energia pulite come il vento, il sole e la geotermia, dotata di un sistema di trasporti diversificato e che riusi e ricicli tutto quello che produce».
Lester Brown propone, da diversi anni, un piano alternativo per lo sviluppo socio-economico dell'umanità, il Piano B (ne ha pubblicato quattro versioni, tre delle quali stampate in Italia da Edizioni Ambiente, l'ultima, nel 2009, intitolata "Piano B 4.0" ). Seguendo il Piano B possiamo cambiare strada e muoverci in direzione di un progresso sostenibile, ma ciò richiederà un'enorme mobilitazione da compiersi, ricorda Brown, alla velocità delle emergenze belliche. Questo piano, o quantomeno qualcosa che gli si avvicina molto, è però la nostra unica speranza.
Gli obiettivi del Piano B, ripresi e abilmente riassunti anche da "Il mondo al bivio" sono, in particolare, la stabilizzazione del clima e della popolazione, l'eliminazione della povertà e il ripristino dei sistemi di supporto naturali dell'economia: tutti elementi tra loro interdipendenti e tutti essenziali nel contribuire a sfamare la popolazione mondiale e a consentire alla nostra civiltà di proseguire nel suo percorso senza mettere a rischio il proprio futuro.
La preparazione della grande conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile che avrà luogo a Rio de Janeiro nel giugno 2012 (venti anni dopo il grande Earth Summit dell'ONU tenutosi sempre a Rio nel 1992, da qui il nome di Rio + 20, vedasi www.uncsd2012.org ) è concentrata proprio sulla fattibilità di una green economy per cercare finalmente di trovare una strada che armonizzi la nostra presenza sul pianeta rispetto ai sistemi naturali che ci supportano e sostengono.
La comunità scientifica internazionale sta dando uno straordinario contributo alla comprensione delle nostre capacità di trasformazione dei sistemi naturali della Terra e più volte ci siamo soffermati nelle pagine di questa rubrica ad illustrare le affascinanti attività dell'Earth System Science Partnership (ESSP, vedasi www.essp.org ) che costituisce il partenariato dei quattro grandi programmi di ricerca internazionale sul cambiamento globale ( International Geosphere Biosphere Programme - IGBP- vedasi www.igbp.net - , International Human Dimensions Programme on Global Environmental Change - IHDP - vedasi www.ihdp.unu.edu , World Climate Research Programme - WCRP - vedasi www.wcrp-climate.org , e International Programme on Biodiversity Science - DIVERSITAS -, www.diversitas-international.org ).
Negli ultimi tempi questa partnership, che opera sotto il patrocinio dell'International Council for Science (la più grande organizzazione scientifica internazionale, vedasi www.icsu.org ) ha avviato un' Earth System Sustainability Initiative (vedasi sul sito dell'ICSU a www.icsu.org/what-we-do/projects-activities/earth-system-sustainability-initiative ) per contribuire concretamente, dal campo della ricerca, al miglioramento delle conoscenze relative all'analisi della situazione attuale ed alle proposte di soluzioni percorribili.
Quindi il contributo del mondo della ricerca, anche alla preparazione della Conferenza Rio + 20, sarà sempre più significativo e coinvolge non solo l'ICSU ma anche l'International Social Science Council (ISSC, vedasi www.worldsocialscience.org ) che costituisce l'equivalente dell'ICSU per le scienze sociali. Non è infatti un caso che l'ESSP ha già avviato la preparazione, per il 26-29 marzo 2012, di una grande conferenza a Londra, dal titolo "Planet Under Pressure" che cercherà di dare un forte contributo per far si sì che vi siano risultati veramente concreti come prodotto della Conferenza Rio + 20 (vedasi www.planetunderpressure2012.net ).
Negli ultimi decenni la comunità scientifica che lavora nel campo dell'Earth System (del sistema Terra) ha fornito alla società una fondamentale conoscenza di base sulla comprensione dello stato delle relazioni tra i sistemi naturali e i sistemi sociali, considerati come un sistema interconnesso. Ha fornito un'incredibile quantità di conoscenze relative a comprendere come l'intervento dell'azione umana modifica le situazioni ambientali, elaborando anche previsioni sulle modalità con le quali questi cambiamenti possono influenzare il benessere umano nel futuro.
Oggi sappiamo che l'umanità ha esercitato una tale pressione sui sistemi naturali che molte variabili fondamentali (come quelle climatiche, dei cicli idrici, della ricchezza della biodiversità, dei grandi cicli biogeochimici, come il carbonio, l'azoto, il fosforo, ecc.) hanno oltrepassato i confini più o meno stabili che si erano registrati negli ultimi 10.000 anni, periodo nel quale la nostra specie è andata prosperando e diffondendosi sul pianeta, ampliando significativamente il proprio numero, sino a toccare i 7 miliardi di abitanti, cifra che dovremmo raggiungere il 31 ottobre di quest'anno (questo periodo di tempo relativo agli ultimi 10.000 anni viene definito, nella geocronologia indicata dai geologi, il Geological Time Scale, come il periodo dell'Olocene).
La comunità scientifica che si occupa di Global Environmental Change (GEC) non ha alcun dubbio nell'affermare, con grande chiarezza, che questo andamento è assolutamente insostenibile per l'immediato futuro. Stanno emergendo sempre più evidenze che il tasso e la dimensione dei cambiamenti ambientali antropogenici stanno provocando situazioni che sono oltre le nostre capacità di controllo o di adattamento.
Per questo l'intera comunità internazionale che si occupa di Global Environmental Change (quindi il gruppo ESSP, il Group on Earth Observations - GEO - , il Global Earth Observing System of Systems - GEOSS - ecc.) ritiene che le informazioni necessarie alle nostre società, per rispondere a queste straordinarie sfide, devono essere basate sulla migliore comprensione esistente dello status attuale e delle soluzioni, scientificamente basate, necessarie a rispondere alle sfide di mitigazione e adattamento fondamentali per ridurre e reagire a tali cambiamenti. Le società umane inevitabilmente necessitano di informazioni critiche circa l'interconnessione esistente tra rischi ambientali e sociali e sul come gestirli.
In questo quadro è del tutto evidente che assicurare la comprensione, la conoscenza, la possibilità di previsione e gli strumenti di supporto alle decisioni costituisce, oggi, un'enorme sfida intellettuale e tecnologica. Secondo la Earth System Sustainability Initiative questa straordinaria sfida deve essere assolutamente colta ed è quindi molto importante disporre delle migliori conoscenze possibili sui cambiamenti ambientali globali, cercare di comprendere quanto è più possibile circa le interrelazioni esistenti tra sistemi naturali e sistemi sociali e individuare modelli attivi che riescano a mettere a sistema la conoscenza scientifica con i diversi attori sociali, dalle istituzioni al settore privato, per influenzare significativamente le decisioni operative che devono essere prese per modificare la situazione, sia a livello internazionale che a livello regionale.
Per l'Earth System Sustainability Initiative modelli di queste possibilità di engagement possono essere l'Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC, vedasi www.ipcc.ch ) e la nuova Intergovernamentla Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES www.ipbes.net ).
Nel 2009 è stato avviato un processo sulle ricerche del cambiamento ambientale globale per una sostenibilità globale che ha condotto alla pubblicazione del documento "Grand Challenges in Earth System Research for Global Sustainability" e, contestualmente, sempre nel 2009, è stato attivato un processo di consultazione nell'ambito del cosidetto Belmont Forum che riunisce i principali enti finanziatori di ricerche sul cambiamento globale e che ha attivato un apposito International Group of Funding Agencies for Environmental Change Research (IGFA) il quale riunisce tutte le agenzie governative dei diversi paesi che finanziano tali ricerche.
Tutto questo costituisce un ampio lavoro di convergenza di innumerevoli sforzi che, da qualche decennio, la comunità scientifica internazionale del cambiamento ambientale globale sta svolgendo per comprendere meglio la nostra azione sul pianeta e si sta concretizzando in questa nuova Earth System Sustainability Initiative attraverso un programma di 10 anni che prevede di diffondere la conoscenza, a scala globale e regionale, per raggiungere obiettivi sociali ed economici capaci di rispondere all'esigenza di contribuire alla sicurezza umana in un'epoca di significativo incremento dei rischi ambientali globali, di coordinare e focalizzare lo sforzo internazionale di ricerca per rispondere alle sfide globali, e di creare una nuova generazione di ricercatori dedicati alle ricerche sulla sostenibilità globale.
Si tratta di una sfida straordinaria per l'intera umanità che non possiamo non raccogliere.