
[17/08/2011] News
Ennesimo piano di messa in sicurezza
Un'indagine svolta dalla commissione d'inchiesta del governo giapponese sul disastro della centrale nucleare di Fukushima Daiichi ha rivelato che la Tokyo electric power company (Tepco) non aveva nessun programma per prevenire le esplosioni di idrogeno che, dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo, hanno devastato i reattori.
La commissione d'inchiesta ha interrogato i funzionari governativi e della Tepco ed ha scoperto che i dirigenti dell'utility nucleare hanno discusso di come evitare le esplosioni di idrogeno a Fukushima Daiichi solo dopo che si era già verificata la prima, il 12 marzo, nell'edificio del reattore numero 1.
Secondo quanto dice oggi il network radio-televisivo giapponese Nhk «I funzionari dell'utility hanno detto che nessuno si aspettava una simile esplosione e che l'attenzione era concentrata sullo stato dei noccioli dei reattori e dei containment vessels».
I dirigenti della Tepco hanno anche ammesso di aver discusso i modi per prevenire esplosioni simili solo dopo l'esplosione, ma che non sono stati in grado di attuarle «A causa degli alti livelli di radiazione presso il sito». Questa completa impreparazione il 14 marzo ha provocato la successiva esplosione di idrogeno nell'edificio del reattore 3. Una catena di mancate prevenzioni e di impossibilità di interventi che ha portato all'interruzione del raffreddamento dei reattori e delle piscine del combustibile nucleare esausto ed ha causato la fusione parziale delle barre di combustibile nucleare e del nocciolo dei reattori.
La commissione governativa sottolinea che «si ritiene che questo abbia causato un massiccio accumulo di idrogeno nei containment vessels con conseguenti esplosioni» e i funzionari della Tepco dicono che erano consapevoli che «Una fusione del nocciolo poteva causare un'esplosione di idrogeno» ma che non avevano mai preso in considerazione «La possibilità di un'esplosione al di fuori del reattore». Come sottolinea Nhak: «Questa evidenzia quanto l'utility abbia sottostimato i potenziali pericoli nell'impianto».
La Tepco, devastata dai debiti e dal pagamento di indennizzi che si preannunciano colossali, è ormai un simulacro tenuto in piedi dal governo giapponese solo per gestire la catastrofe nucleare ancora in corso a Fukushima Daiichi e nemmeno questo sembra riuscirle. Oggi il governo giapponese e la Tepco hanno detto per l'ennesima volta che tenteranno di ridurre le emissioni radioattive provenienti direttamente dall'impianto di trattamento del gas contaminati dei reattori. Il governo e l'utility hanno detto che «Il gas verrebbe risucchiato dai containment vessels dei reattori attraverso tubazioni esistenti e poi filtrato per eliminare il cesio ed altre sostanze radioattive».
L'ennesimo piano di una messa in sicurezza che non sembra arrivare mai si aggiungerebbe ad un altro progetto in corso per ricoprire completamente l'edificio del reattore 1 con pannelli di poliestere. Secondo la Nuclear and industrial safety agency (Nisa) «Molteplici misure sono necessarie per ridurre il rilascio di sostanze radioattive dall'impianto. La loro quantità è diminuita notevolmente da dopo l'incidente, ma si pensa che dall'impianto ci sia una fuoriuscita di radiazioni ad un livello di circa un miliardo di becquerel all'ora. Alcune delle fughe di radioattività probabilmente provengono dai vuoti creati dalle esplosioni nei containment vessels dei reattori».
Il governo e la Tepco hanno fissato l'ennesimo calendario per una rapida diminuzione delle emissioni di materiali radioattivi: entro il gennaio 2012.
Il governo giapponese ha anche chiesto alla Tepco di utilizzare più esperti per la gestione delle radiazioni e di formare i suoi dipendenti e reclutarne altri. Dopo la recente revisione del piano in due tempi per mettere la centrale nucleare di Fukushima Daiichi sotto controllo, terminata a luglio la prima fase per ottenere un raffreddamento stabile dei reattori, l'utility e il governo stanno affrontando la fase 2, che si propone di realizzare l'arresto a freddo dei reattori entro gennaio. Ma con l'avvio della seconda fase aumenta la preoccupazione per l'alto numero di "liquidatori" che potrebbero essere esposti a pericolosi livelli di radiazioni durante il loro lavoro. Il governo sta addestrando 250 operai a misurare le radiazioni e nelle tecniche di controllo. Sarà introdotto anche un sistema di assunzione di lavoratori per la bonifica/dismissione di Fukushima Daiichi, anche attraverso i canali della Confindustria giapponese. Ma in Giappone nessuno si nasconde che tenere i "liquidatori" al riparo di un'eccessiva esposizione alle radiazioni sarà un problema enorme e che questo dovrà essere assicurato durante tutti gli anni previsti per la dismissione dell'impianto.