[19/08/2011] News
La Bielorussia ha annunciato oggi di aver messo fine al progetto di scambio di combustibile nucleare altamente arricchito con gli Stati Uniti d'America. La decisione del regime di Minsk arriva dopo che gli Usa hanno annunciato nuove sanzioni contro la Bielorussia accusata di reprimere gli oppositori e i difensori dei diritti umani e di calpestare la libertà di stampa.
Oggi il portavoce del ministero degli esteri bielorusso, Andrei Savinykh, ha detto che «l'introduzione di nuove sanzioni economiche va contro lo spirito di cooperazione ed interazione. In questo contesto, la Bielorussia a deciso di congelare i suoi scambi di combustibile altamente arricchito con gli Stati Uniti».
Si tratta di un progetto che rientra nell'Iniziativa per la riduzione della minaccia nucleare mondiale condotta dal Dipartimento Usa per l'energia nei Paesi dell'ex Unione Sovietica e che in Bielorussia è realizzata all'interno del programma Bma presso l'università di Stato di Minsk.
Il regime bielorusso reagisce così, colpendo il nervo sensibilissimo della dismissione del nucleare militare sovietico per trasformarlo in carburante per il nucleare civile americano, alle nuove sanzioni che gli hanno imposto a Minsk a partire dal 11 agosto e che colpiscono quattro imprese statali: la Belchina che produce pneumatici, la Grodno Azot che produce concimi, la Grodno Khimvolokno che fornisce fibre artificiali e la raffineria Naftan.
Barack Obama stesso aveva presentato la riduzione del vetusto arsenale atomico in possesso delle Bielorussia come un successo della sua politica di disarmo nucleare e gli Usa, in cambio nel 2010 avevano promesso a Minsk assistenza per la realizzazione di un nuovo reattore nucleare ad uranio debolmente arricchito, per diminuire la dipendenza della Bielorussia dalle importazioni di gas russo. Come ulteriore premio il regime di Lukashenko aveva ottenuto l'invito a partecipare al prossimo nuclear security summit che si terrà nel 2012 in Corea del sud.
Secondo il Dipartimento di Stato Usa «queste sanzioni non sono dirette contro il popolo» e Washington vuole «continuare a vigilare sulle ultime evoluzioni in Bielorussia e prendere le misure che si imporranno».
Già a marzo, quando scattarono le prime sanzioni Usa-Ue contro la Bielorussia in seguito alle repressione avvenuta dopo le elezioni presidenziali, il riconfermato presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, ammoniva gli occidentali dalle pagine del Washington Post e accusava gli Usa di aver ingannato la Bielorussia imponendo sanzioni economiche contro le sue imprese.
«Perché avete violato gli accordi che abbiamo concluso nel 1994? - chiedeva l'ultimo dittatore d'Europa - Avete promesso di non applicare mai sanzioni economiche contro la Bielorussia. Il vostro presidente ha pertanto firmato questi documenti. Io non giocherò a dei giochi politici, né con gli americani né con gli europei. I vostri politici si sono rivelati disonesti. Se volete cooperare con noi in modo adeguato, noi siamo disposti. Se non volete, faremo a meno di voi. Voi avete una democrazia per la Russia e la Bielorussia, un'altra per l'Unione europea, una terza per la Cina, una quarta per l'Iran e il Venezuela, una quinta per Israele e una sesta ancora per i Paesi arabi. Ecco la vostra democrazia».
Poi la crisi economica bielorussa è precipitata, il Medio Oriente è esploso e continuano gli scoppi di assestamento, e Lukashenko si è trovato ancora più solo e sanzionato, tanto che nelle ultime settimane sembra ritornato col capo coperto di cenere all'ovile putiniano russo dal quale aveva tentato di affrancarsi.