
[26/08/2011] News
Secondo il rapporto "Green Economy Report Outlines Investment Strategies to Help Reduce Water Scarcity" presentato dall'Unep alla World water week in corso a Stoccolma «investire lo 0,16% del Pil mondiale nel settore idrico permetterebbe di limitare la penuria d'acqua e di ridurre della metà in meno di 4 anni il numero di persone prive di un accesso durevole all'acqua potabile e ad una rete igienica elementare».
L'Unep sottolinea che attualmente gli investimenti insufficienti nei servizi di approvvigionamento idrico e la mancanza di raccolta e trattamento dei reflui e del loro riutilizzo «esacerbano la penuria in numerose regioni del mondo e contribuiscono ad una situazione in cui la domanda d'acqua mondiale potrebbe superare l'offerta entro 20 anni». Se non miglioriamo l'efficienza dell'utilizzo dell'acqua, nel 2030 la richiesta d'acqua potrebbe superare l'offerta di circa il 40 per cento.
Il capitolo sull'acqua del rapporto sulla green economy presentato a Stoccolma, dimostra che «Gli investimenti nella depurazione dell'acqua potabile, il rafforzamento dei sistemi locali di approvvigionamento idrico, la preservazione degli ecosistemi essenziali all'approvvigionamento e l'elaborazione di politiche più performanti, permetterebbe di evitare i costi sociali ed economici elevati risultanti da un approvvigionamento idrico inappropriato».
I problem legati alla cattiva igiene pubblica, come le malattie di origine idrica, costano a Cambogia, Indonesia, Filippine e Vietnam circa 9 miliardi di dollari all'anno, cioè il 2% del loro Pil.
Presentando il rapport, il direttore esecutivo dell'Unep Achim Steiner ha detto che «migliorare l'accesso ad un'acqua potabile di migliore qualità ed ai servizi igienici è la pietra angolare di una società più sostenibili, dove le risorse siano utilizzate in maniera più razionale, Il rapporto sulla Gree economy dimostra quanto l'aumento degli vestimenti negli ecosistemi legati all'acqua, le infrastrutture idriche e la gestione dell'acqua, accoppiato ad una politica efficace, può rafforzare la sicurezza delle risorse idriche e la sicurezza alimentare, migliorare la sanità e promuovere anche la crescita economica».
Il rapporto indica che occorre migliorare la produttività dell'acqua ed aumentare l'offerta, anche (e qui molte Ong e ambientalisti storceranno il naso) con nuove dighe e dissalatori, ma soprattutto con un maggior riciclaggio, per ridurre di circa il 40 per cento il deficit idrico previsto, «ma anche il restante 60 per cento dovrebbe essere ottenuto attraverso degli investimenti nelle infrastrutture, attraverso riforme della politica idrica e con lo sviluppo di nuove tecnologie».
Il principale autore del capitolo acqua del rapporto sulla Green economy, Mike Young, dell'università australiana di Adelaide, è convinto che «se questi investimenti e queste riforme politiche non avranno luogo, l'approvvigionamento idrico attraverserà delle crisi sempre più frequenti. E' anche indispensabile utilizzare l'acqua in maniera più efficiente e più sostenibile, se si vuole rispondere alla richiesta modiale crescente di energia. Con lo sviluppo e la crescita demografica dei Paesi, la domanda industriale di acqua rischia di aumentare. In Cina, per esempio, più della metà dell'aumento della domanda d'acqua dovrebbe essere dovuta, nel corso dei prossimi 25 anni, all'importante espansione del settore industriale».
Secondo lo scenario "green investment" del rapporto Unep, il consumo mondiale d'acqua potrebbe essere mantenuto nei limiti sostenibili e entro il 2015 potrebbe essere raggiunto l'obiettivo del Millennio per lo sviluppo mirante a ridurre la percentuale di popolazione che non ha accesso all'acqua potabile ed ai servizi igienici di base, ma da qui al 20390 ci vuole un investimento di 198 miliardi di dollari all'anno, cioè appena lo 0,16% del Pil mondiale, una goccia nel mare se si paragona alle spese per gli armamenti o ai soldi bruciati dalle v borse o stanziati per salvare le banche. Allora l'acqua potrebbe essere utilizzata davvero in maniera più razionale, «Permettendo una produzione agricola, industriale e dei biocarburanti più importante e più sostenibile - dice l'Unep - In rapporto al mantenimento dello status quo, questo scenario permetterebbe di ridurre del 4% il numero delle persone che vivono nelle regioni sottoposte a stress idrico e di ridurre anche del 7% questa cifra entro il 2050».
Il rapporto presenta anche casi concreti di "green investment" nel settore idrico che hanno permesso di ottenere vantaggi economici e ambientali: «Per esempio, nel quadro del suo Piano quinquennale per una crescita verde, la Corea del sud ha annunciato nel 2009 un investimento di 17,3 miliardi di dollari nel progetto di recupero dei suoi 4 principali fiumi. I 5 obiettivi chiave del progetto sono quelli di mettere in sicurezza le risorse idriche al fine di evitare le penurie, de mettere in opera delle misure di gestione delle piene, di migliorare la qualità dell'acqua restaurando allo stesso tempo gli ecosistemi dei bacini fluviali e di sviluppare le aree locali così come lo spazio culturale e ricreativo intorno ai grandi fiumi. Si stima che globalmente questo progetto di ripristino della salute dei fiumi creerà 340.000 posti di lavoro e produrrà 31,1 miliardi di dollari di ricadute economiche».
Il rapporto "Green Economy Report Outlines Investment Strategies to Help Reduce Water Scarcity" raccomanda di:
- Adottare un approccio olistico ed una prospettiva a lungo termine. Tener conto del contesto per identificare i migliori utilizzi per l'acqua disponibile. Non esiste un'unica soluzione. Applicare un approccio basato sul ciclo di vita, considerare le interrelazione con gli altri bisogni in risorse e tener conto dell'insieme dei bacini idrici.
- Basare le decisioni sulle valutazioni di impatto al fine di garantire una gestione sostenibile dell'acqua. Analizzare i sistemi bioenergetici da un punto di vista socio-ecologico globale. Promuovere un utilizzo sostenibile dei suoli e dell'acqua.
- Progettare e mettere in opera degli strumenti politici efficaci nel settore idrico. Questi devono coprire la produzione di materie prime e la trasformazione energetica e sorvegliare la concorrenza tra i diversi utilizzi dell'acqua.
- Promuovere lo sviluppo tecnologico. Le nuove tecnologie possono contribuire a ridurre la pressione sulle risorse idriche ma una verifica stringente si impone prima del loro utilizzo.
- Proseguire le ricerche, colmare la ancanza di dati e sviluppare degli strumenti su scala regionale. Sostenere la cooperazione internazionale in material di ricerca sull'impattyo delle bioenergie sulle risorse idriche; trattare le nuove questioni ancora largamente inesplorate, quali il potenziale ed i rischi delle microalghe nelle zone costiere, delle microalghe coltivate a terra e degli organismi geneticamente modificati; mettere in atto un controllo regolare per colmare l'insufficienza dei dati e verificare il rispetto dei regolamenti e della produzione sostenibile; a valutazione dell'impatto del ciclo di vita e l'impronta idrica sono efficaci solo se esistono degli strumenti regionali che permettano di valutare gli impatti localizzati.