
[29/08/2011] News toscana
Oggi sulla stampa locale elbana interviene pesantemente il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, attaccando direttamente il presidente del Parco Mario Tozzi. L'impressione è quella dell'ultima offensiva pesante della destra elbana al Parco nazionale, per mettere fra pochi mesi un proprio uomo sulla poltrona dell'Ente, quando scadrà il mandato di Tozzi, evitando con un fuoco di fila che il ministro dell'ambiente riconfermi il noto geologo e divulgatore televisivo e cercando di imporre alla Regione Toscana una situazione precostituita.
Non a caso Matteoli, circondato dai suoi più fedeli amministratori di centro-destra e dai suoi ex camerati elbani dei tempi del Msi, ha approfittato delle sue brevi vacanze elbane per entrare a gamba tesa nella querelle della presunta estromissione di Angelo Banfi, vicesindaco Pdl di Porto azzurro ed ex facente funzioni di direttore dell'Ente parco, da vice presidente del Parco. Matteoli, surrogando il ministro Stefania Prestigiacomo con la quale sembrerebbe non correre buon sangue, ha definito la sfiducia di Tozzi a Banfi «un'anomalia e un'arroganza enorme che non riesco a capire. Tozzi semplicemente non poteva fare quello che ha fatto».
Le accuse di scorrettezza istituzionale in bocca a Matteoli ed ai suoi amici del centro-destra elbano appaiono perlomeno strane: Matteoli, che è stato prima uno dei protagonisti politici della battaglia di Alleanza Nazionale contro l'istituzione del Parco dell'Arcipelago Toscano, diventando poi il ministro dell'ambiente, ha cercato di imporre alla presidenza del Parco un suo fedelissimo, il sindaco ex An ora Pdl di Capoliveri Ruggero Barbetti, scatenando uno scontro istituzionale durato 5 anni con la Regione Toscana che ha ricorso due volte, vincendo, alla Corte Costituzionale contro il commissariamento del Parco che aveva assunto la forma di una surroga della presidenza senza limiti di tempo. Barbetti è ora presidente della Comunità del Parco dell'Arcipelago Toscano, dalla quale spara a zero contro Tozzi e sostiene Banfi, intromettendosi così nel funzionamento di un organismo del quale non fa parte: il direttivo dell'Ente Parco.
Mentre la destra scatena la sua offensiva tutta politica, Matteoli non trova meglio che dire: «Probabilmente in questi anni si è assistito a una gestione ideologica del Parco dell'Arcipelago che non lo ha fatto amare ai cittadini. Spero che con il rinnovo delle cariche ci sia un'intesa tra il ministro Prestigiacomo e la Regione per arrivare a nominare un presidente che abbia una visione e una cultura delle aree protette quali opportunità per i cittadini e non vincoli». L'attuale ministro delle infrastrutture si è evidentemente scordato che anche il suo Commissario Barbetti ebbe vita molto difficile con i comuni elbani, allora in maggioranza di "centro-sinistra", che non lo riconoscevano perché imposto dallo stesso Matteoli per "scelta ideologica". A volte la storia, o meglio la cronaca politica, si ripetono, ma gli stessi protagonisti cambiano trincea con disinvoltura e enza dinemmeno pensare di inzaccherarsi un po'.
Dato che si sta discutendo dell'estromissione di Banfi da una presidenza che ricopre ancora, la strumentalità politica della vicenda è addirittura lampante, tanto che l'originale motivo del contendere, l'eradicazione dei cinghiali e dei mufloni all'Elba è scomparso dalla scena, anche perché la destra elbana sembra in difficoltà, appoggiata dai soli cacciatori che vogliono continuare ad avere una cospicua popolazione di cinghiali ai quali sparare facilmente. La cosa più curiosa è che fu proprio il ministero dell'ambiente retto da Matteoli a porre termine definitivamente alle battute illegali al cinghiale dei cacciatori nel parco, le stesse che ora Banfi e una parte del centro-destra vorrebbero ripristinare contro il parere più volte ribadito dall'Infs/Ispra e dal ministero.
A riportare la questione nelle sue reali dimensioni ci prova Umberto Mazzantini, temporaneamente portavoce del presidente del Parco, Mario Tozzi, che è all'estero. «In merito alle dichiarazioni di diversi esponenti politici nazionali e locali, alcune delle quali condivisibili e che rientrano nei programmi e nel Piano del Parco - scrive in una nota Mazzantini - si fa presente che la questione che ha causato la tempesta in un bicchier d'acqua della presunta immediata estromissione del vicesindaco di Porto Azzurro Angelo Banfi da vicepresidente dell'Ente Parco, cioè l'eradicazione dei cinghiali dall'Isola d'Elba e dei mufloni da Elba, Giglio e Capraia è completamente scomparsa dall'orizzonte della discussione. Eppure sarebbe bene sapere, prima di trasformare tutto in una questione politica su chi dovrà eventualmente sostituire Mario Tozzi alla presidenza del Parco alla scadenza del suo mandato, quale concreta e pronta risposta vogliono dare tutte le istituzioni ad un problema reale che riguarda la sopravvivenza dell'agricoltura e della fauna e flora autoctone all'Elba. Mi pare proprio questa una delle iniziative che si invocano ma che poi si lascia al Parco, che non ha nessuna responsabilità dell'immissione di ungulati invasivi e alloctoni nelle Isole, la responsabilità e l'onere economico di affrontare all'interno del proprio perimetro, facendo gli altri molto meno all'esterno. Bene ha fatto la Prefettura a convocare per settembre quella riunione istituzionale che il Parco aveva già annunciato, chiediamo solo che venga, per evidenti motivi, coinvolta anche la Regione Toscana che ha approvato una normativa che permettere una più efficace ed elastica gestione degli ungulati anche fuori dal Parco. Il Parco porterà a quella riunione le sue delibere e proposte e i suoi impegni finanziari passati e futuri per ridurre le popolazione di cinghiali e mufloni e chiederà il rispetto della fortissima riduzione del numero di cinghiali che propose il compianto Presidente del Consiglio Provinciale Franco Franchini appoggiato dall'ex assessore Rocco Garufo. Un impegno rimasto sulla carta quasi per tutti, ad esclusione del Parco Nazionale».