
[29/08/2011] News toscana
E' sicuramente destinata a far discutere la decisione della Regione di far cacciare gli storni in 66 comuni della Toscana. Con un pacchetto di 3 delibere sulla caccia presentato oggi dell'assessore Gianni Salvadori e approvato oggi dalla giunta regionale della Toscana, si fissano deroghe, preapertura e specie cacciabili che hanno già fatto arrabbiare il Wwf e che non sembrano accogliere completamente le osservazioni degli ambientalisti e dell'Ispra sullo storno.
Per Salvadori «la delibera che autorizza il "prelievo in deroga" allo storno è legata ai territori che hanno denunciato i maggiori danni alle colture agricole di pregio, anche se è nostra opinione che la strada maestra sarebbe quella di reinserire lo storno fra le specie cacciabili. Gli interventi di prevenzione messi in atto dalle province non sono stati sufficienti a contenere le razzie di frutta, ortaggi, uva e olive compiute da questi volatili, in assenza di un provvedimento di abbattimento in deroga. Lo scorso anno infatti non è stato approvato alcun atto di deroga e, dopo anni di continua diminuzione dei danni, abbiamo purtroppo dovuto constatare un fortissimo aumento degli attacchi alle coltivazioni di maggiore pregio, con un balzo di oltre il 300 per cento del danno economico rispetto all'anno precedente. Di fronte a questa situazione, la Regione ha deciso di intervenire. Lo ha fatto dopo aver raccolto sia l'allarme delle organizzazioni professionali agricole, sia i pareri favorevoli degli Istituti scientifici nazionali e della stessa Commissione Europea ed ha adottato un provvedimento che autorizza i cacciatori alla difesa delle colture in atto».
Ecco i comuni, provincia per provincia, dove è consentito l'abbattimento in deroga degli storni.
Provincia di Arezzo: Arezzo, Capolona, Castiglion Fiorentino, Civitella Valdichiana e Cortona;
Provincia di Firenze: Bagno a Ripoli, Calenzano, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Greve in Chianti, Incisa Valdarno, Lastra a Signa, San Casciano Val di Pesa, Scandicci e Vinci;
Provincia di Livorno: Collesalvetti e Rosignano Marittimo;
Provincia di Lucca: Altopascio, Camaiore, Capannori, Lucca, Massarosa, Montecarlo, Pescaglia, Pietrasanta, Porcari;
Provincia di Massa Carrara: Aulla, Carrara, Casola L., Fivizzano, Fosdinovo, Massa, Montignoso, Pontremoli e Tresana;
Provincia di Pisa: Casciana Terme, Cascina, Castelfranco, Crespina, Lari, Montecatini V.C., Monteverdi Marittimo, Peccioli, Pomarance, Santa Maria a Monte, San Miniato, Terricciola e Volterra;
Provincia di Pistoia: Agliana, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Lamporecchio, Larciano, Marliana, Massa e Cozzile, Monsummano Terme, Montale, Montecatini Terme, Pescia, Pieve a Nievole, Pistoia, Ponte Buggianese, Quarrata, Serravalle Pistoiese e Uzzano)
La caccia allo storno potrà avvenire nei giorni di preapertura e nel periodo dal 18 settembre al 18 dicembre, da appostamento e in prossimità di oliveti, vigneti e frutteti. Salvadori ha anche inviato una richiesta all'Ispra «per verificare la possibilità di concedere un'ulteriore deroga sull'abbattimento degli storni, vista la crescita di questa specie di uccelli, a difesa non solo della campagna ma anche per limitare i danni al patrimonio artistico della Toscana. In materia di deroghe, siamo sempre in attesa del Dpr sulle linee guida che il governo si è impegnato a emanare, ma che a distanza di oltre un anno ancora non è stato approvato, determinando un clima di incertezza e causando forti difformità di applicazione tra le varie regioni. In questa situazione le Regioni si trovano a dover fronteggiare difficoltà spesso insormontabili, mentre la richiesta avanzata dal Governo all'Unione Europea per inserire lo storno fra le specie cacciabili avrà inevitabilmente tempi di risposta molto lunghi».
Il Wwf Toscana non è assolutamente d'accordo nemmeno con la preapertura: «Anche quest'anno non si comincerà a cacciare la terza domenica di settembre, ma già agli inizi del mese. I giorni di preapertura saranno l'1 e il 4 settembre. Sei Province su 10 li utilizzeranno entrambi, 4 apriranno un solo giorno - spiega il Panda - Si tratta di un tipo di caccia dannosissimo, che il Wwf da anni chiede che sia annullato e invece anno dopo anno le nostre Amministrazioni ripropongono per venire incontro ai desiderata del mondo venatorio».
Secondo l'associazione ambientalista «la caccia ai primi di settembre è di gravissimo impatto per molti motivi: si apre la caccia in tarda estate, in un momento particolarmente delicato nel ciclo biologico di molte specie e quando molti giovani dell'anno non sono ancora maturi; si comincia a sparare quando sul nostro territorio sono presenti ancora molte specie protette migratrici, che possono così essere oggetto di sicuro disturbo e di possibile anche danno diretto; in particolare per gli anatidi, il mondo scientifico (e non solo le associazioni ambientaliste) chiede da anni il divieto della preapertura perchè non sono ancora giunti i contingenti migratori dal nord e quindi il prelievo si concentra sulle poche coppie nidificanti sul nostro territorio. Inoltre le femmine in buona parte non hanno ancora completato la muta delle penne e hanno difficoltà di volo. Nonostante questo anche quest'anno si farà la preapertura. Anche per quanto riguarda gli anatidi, ben 6 Province su 10 apriranno la caccia anticipata anche su queste specie (germano reale, alzavola e marzaiola). Si tratta dell'ennesima conferma di come la gestione della caccia viene fatta sulla base non dei dati scientifici ma sulla base delle richieste dei cacciatori. E il fatto che il provvedimento sia sistematicamente varato a 2-3 giorni dalle date della sua messa in atto la dice lunga sulla consapevolezza da parte di chi lo adotta di vizi di legittimità che le Associazioni potrebbero sostenere di fronte ad un Tar se vi fossero i tempi tecnici per effettuare un ricorso».
Il Wwf ricorda alla Regione che «l'anno scorso, con la Legge Comunitaria varata dal Parlamento, si è fatto ancora più esplicito l'obbligo per le Regioni di commisurare i propri calendari venatori a quanto indicato dalle Direttive Comunitarie e a quelle che sono le situazioni e le esigenze delle popolazioni animali. In Toscana però nulla è cambiato l'anno scorso e nulla cambierà quest'anno, a partire dal pessimo inizio con la preapertura. Quando i nostri politici si renderanno conto che la fauna selvatica è un bene da salvaguardare per oggi e per domani, ed è un patrimonio di tutti e non solo di una minoranza, i cacciatori, della popolazione toscana?»