[30/08/2011] News

Krugman: «I Repubblicani contro la scienza»

Gli Usa dal 2012 saranno governati da un Presidente “anti-scienza “ ed “anti-conoscenza”?

The New York Times ha pubblicato ieri un articolo di Paul Krugman, premio Nobel per l'economia 2008, destinato a far discutere e che irrompe nella corsa alle primarie per la presidenziali Usa del 2012, ponendo preoccupanti domande non solo sulla credibilità ma anche sulla capacità e la democraticità dei due più quotati candidati, Rick Perry e Mitt Romney, del  partito repubblicano, il Grand old party (Gop) come lo chiamano gli americani. La questione era stata sollevata nei giorni scorsi addirittura da un altro candidato repubblicano, l'ex governatore dello Utah e ambasciatore Usa in Cina Jonh Huntsman, che ha detto l'indicibile sul Gop: sta diventando un «partito anti-scienza».

Krugman nel suo editoriale intitolato proprio  "Republicans Against Science" scrive che «questo è uno sviluppo estremamente importante. E ci deve spaventare. Per capire quel che mister Huntsman ha voluto spiegare, prendete in considerazione le recenti dichiarazioni fatte dai due uomini che attualmente sono seri contendenti per la nomination del Gop: Rick Perry e Mitt Romney».

Perry, il messianico ed iperliberista governatore del Texas, ha recentemente detto che l'evoluzione è solo una teoria con molte lacune, «un'osservazione che sarà una novità per la stragrande maggioranza dei biologi» ironizza Krugman, che è molto più preoccupato per quello che il cow boy integralista texano ha detto sul cambiamento climatico: «penso che ci sia un numero considerevole di scienziati che ha manipolato i dati in modo che arrivino dollari per i loro progetti. E penso che stiamo vedendo quasi ogni settimana, o anche ogni giorno, scienziati stanno portando avanti e discutendo l'idea originale che il riscaldamento globale prodotto dall'uomo stia causando il cambiamento climatico».

È la teoria del complotto planetario di scienziati e politici tanto cara all'ala più balzana ed estremista degli eco-scettici, ma il premio Nobel Krugman non sembra digerirla in bocca a persone che aspirano a diventare il Presidente della più grande potenza mondiale: «questa è un'affermazione straordinaria, o forse l'aggettivo giusto è "vile". La seconda parte della dichiarazione di mister Perry è, come succede, del tutto falsa: secondo la National Academy of Sciences, il consenso scientifico riguardo al global warming prodotto dall'uomo, che include dal 97 al 98% dei ricercatori in questo campo, è sempre più forte, non più debole, così come l'evidenza del cambiamento climatico continua a crescere».

Krugman sottolinea che tutti i dati scientifici degli ultimi anni e le proiezioni climatiche per il futuro  dicono che probabilmente i rischi del global warming sono stati sottovalutati, e che l'aumento delle temperature potrebbe mettere a rischio la stessa civilizzazione umana entro la fine del secolo: teorie «un tempo considerate stravaganti, stanno uscendo dai gruppi di ricerca tradizionali».

Ma questi dati scientifici non interessano gente come Perry, per lui questi scienziati sono solo imbroglioni avidi di dollari ed euro che «manipolano i dati per creare una falsa minaccia». Il più accreditato candidato repubblicano a sostituire Barack Obama alla Casa Bianca ha scritto un libro intitolato "Fed Up", dove definisce la scienza climatica «un pasticcio artificioso e falso che sta cadendo a pezzi».

Krugman dalle colonne del New York Times lo stronca senza pietà: «potrei far notare a mister Perry che ha aderito ad una teoria della cospirazione veramente folle, nella quale asserisce che siano coinvolti migliaia di scienziati in tutto il mondo, con nemmeno uno tra loro disposto a rompere il codice del silenzio. Potrei anche sottolineare che le molteplici inchieste sulle accuse di cattive pratiche intellettuali agli scienziati climatici  hanno finito per esonerare i ricercatori accusati da tutte le accuse. Ma non importa: il signor Perry e coloro che la pensano come lui sanno quello che vogliono credere e la loro risposta a chi li contraddice è quella di avviare una caccia alle streghe».

L'altro campione del Gop è ancora più imbarazzante. Prima di entrare nell'agone delle primarie repubblicane, l'ex governatore del Massachusetts Mitt Romney  sosteneva che il global warming di origine antropica fosse una preoccupazione reale, ma la settimana scorsa ha cambiato idea, per non scontentare l'ultradestra religiosa e non perdere voti a favore di Perry: ha confermato di pensare che il pianeta stia diventando più caldo, ma di non sapere quale sia la causa e «se è principalmente causato dall'uomo».

«Che coraggio morale! - scrive Krugman - Naturalmente, sappiamo quale sia il motivo dell'improvvisa mancanza di convinzione di mister Romney. Secondo Public Policy Polling, solo il 21% degli elettori repubblicani dello Iowa credono nel global warming (e solo il 35% credono nell'evoluzione). Dentro il Gop, l'ignoranza volontaria è diventata un banco di prova per i candidati» Soprattutto per chi, come Romney, vuole vincere a tutti i costi.

«Quindi - dice il Premio Nobel per l'economia - ora è altamente probabile che il candidato alla presidenza di uno dei nostri due principali partiti politici o sarà un uomo che crede quello che vuole credere, anche in presenza di prove scientifiche, o un uomo che finge di credere quello che la base vuole che creda. E l'inabissamento dell'anti-intellettualismo della destra politica, sia all'interno che oltre il Gop, si estende ben oltre la questione del cambiamento climatico. Ultimamente, per esempio, la pagina editoriale del Wall Street Journal è andata oltre il suo lungo periodo di preferenza per il pensiero economico dei "ciarlatani a manovella" (come ha ammesso uno dei principali e più famosi consiglieri economici dell'ex presidente George W. Bush), fino alla denigrazione generalizzata del pensiero forte sulle questioni economiche. Non date ascolto a "teorie di fantasia" che sono in conflitto con il "buon senso", ci dice il Journal. Perché qualcuno dovrebbe immaginare che è necessario analizzare con sentimenti più viscerali cose come le crisi finanziarie e recessioni?».

Krugman è molto preoccupato per la piega che gli Usa stanno prendendo per una crisi dovuta alle politiche neoliberiste che si sono incrociate (sollecitandolo e finanziandolo) con un populismo di destra che è terrorizzato dalla globalizzazione prodotta da quello stesso iperliberismo e da quelle politiche e politici che ha votato e dalle multinazionali che adora e giustifica. L'economista statunitense é probabilmente impressionato che nella patria della democrazia liberale, nella potenza globale nata da una rivoluzione laica, la sofisticata politica di marketing del consenso di massa si sia trasformata in una rincorsa alla parte più retriva, ignorante, integralista del Paese, che vede la scienza ed i diritti civili come ostacolo per la realizzazione di un disegno divino, che esclude perfino l'evoluzione delle specie dal suo orizzonte.

Un terrorizzato e terrorizzante Paese, una specie di Arabia Saudita "cristiana", retto da politici che parlano direttamente con un Dio degli eserciti e che si scambia per la nuova Gerusalemme e anela un'Armageddon purificatrice. In tutto questo ci si chiede dove siano finiti i liberal americani e la sinistra mondiale, come abbiano potuto, nonostante le buone ragioni e la scienza siano dalla loro parte, permettere una deriva culturale, politica e religiosa di questo genere, fatta di contrapposti fanatismi e di un conservatorismo che sfocia nei diversi neo-fascismi identitari al servizio della finanziarizzazione e del libero mercato con mani liberissime.

Il rischio più grosso sembra venire dal Paese ancora più potente e ricco del mondo. «Ora non sappiamo chi vincerà le elezioni presidenziali del prossimo anno - conclude Krugman con amarezza - Ma ci sono  probabilità che uno di questi anni la più grande nazione del mondo si troverà governata da un Partito che è aggressivamente anti-scienza, anzi anti-conoscenza. E, in un momento di sfide difficili, ambientali, economiche ed altre, questa è una prospettiva terrificante».

Torna all'archivio