[02/09/2011] News

WikiLeaks: il governo indiano diviso sul riscaldamento climatico. I retroscena dell'Accordo di Copenhagen

The Times of India oggi rilancia le rivelazioni di Wikileaks sulle crepe nella politica ufficiale del governo dell'India per la lotta al cambiamento climatico.

«Le differenze di opinione nella alte sfere del governo riguardo alla posizione internazionale dell'India sul cambiamento climatico sono ormai uscite allo scoperto con un cablo di WikiLeaks che dimostra  che leader come Jairam Ramesh, nel suo ruolo di ministro dell'Ambiente, e Montek Singh Ahluwalia, vice presidente della Commissione di pianificazione, abbiano opinioni divergenti sui cambiamenti climatici nelle loro interazioni con alti funzionari degli Stati Uniti», spiega il quotidiano indiano».

In un cablogramma che rende conto di un incontro dell'inviato speciale degli Stati Uniti sui cambiamenti climatici,  Todd Stern, con Ahluwalia nell'agosto 2009, si legge: «Il Deputy Planning Commissioner Montek Singh Ahluwalia ha detto a S/E Stern che la retorica dei Paesi in via di sviluppo 'in materia di responsabilità storica è stato uno strumento di negoziazione e mentre l'India pubblicamente propagandava che non aveva alcuna intenzione di ridurre le emissioni, stavamo mettendo in atto misure per implementare l'energia eolica e solare, in grado di ridurre le  nostre emissioni del business as usual».

Le rivelazioni di WikiLeaks sul di oppio standard indiano potrebbero dare un bel colpo all'alleanza di ferro con i cinesi ed i Paesi in via di sviluppo del G77 che si basa sul fatto che i Paesi sviluppati devono assumersi la responsabilità storica di aver intossicato l'atmosfera con le loro emissioni industriali  e che, prima di impegni vincolanti per gli altri, dovrebbero fornire per gli investimenti necessari per risolvere il problema e lasciare che i Paesi poveri si sviluppino per eradicare la povertà e crescere fino al loro livello.

WikiLeaks rivela anche quanto sarebbe accaduto in un incontro separato nel gennaio 2010, dopo il contestato Accordo di Copenhagen al quale l'India dette un grosso contributo, tra l'allora ministro dell'ambiente Jairam Ramesh e l'ambasciatore degli Stati Uniti: Ramesh dice all'americano che non era d'accordo con l'interpretazione del primo ministro Manmohan Singh delle lettere scritte dal segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon e dal premier danese Rasmussen, che insistevano perché l'India si assumesse impegni giuridicamente vincolanti di tagli delle emissioni. Nel cablogramma dell'ambasciata Usa si legge: «Ramesh ha affermato che l'India è pronta a "portare avanti i suoi impegni interni" e potrebbe inviare le sue azioni di mitigazione dell'Unfccc 'entro circa due ore'. Egli ha affermato che le lettere dal segretario generale dell'Onu e del premier danese hanno "confuso le acque».

The Times of India scrive: «Ramesh ha detto che queste comunicazioni potrebbero implicare che l'adesione all'accordo fosse legalmente vincolante e che l'accordo potrebbe essere visto come il superamento del two-track negotiating process, disposto ai sensi del protocollo di Kyoto e della roadmap di Bali. Il primo ministro Singh aveva risposto con una lettera, il 18 gennaio, per ottenere chiarimenti. Ramesh ha detto che le lettere non erano necessariamente da leggere in questo modo, ma che, comunque, avevano aperto delle questioni sulle quali il premier lo doveva sentire, prima di rispondere che il governo indiano avrebbe potuto procedere. Ramesh ha detto di aspettarsi un chiarimento dall'Unfccc e che ne aveva parlato al riguardo con Yvo de Boer», l''ex segretario esecutivo dell'Unfccc dimessosi dopo il flop della Cop 15 di Copenhagen.

Dai dispacci resi noti da WikiLeaks emerge quindi che il primo ministro Singh e il governo indiano hanno  preso una posizione diversa da quella indicata da Ramesh ed hanno sostenuto l'accordo sottoscritto, ma  con obiettivi nazionali che pongono una serie di condizioni che assicurano che l'accordo non diventerà immediatamente operativa.

Prima della firma dell'accordo dio Copenaghen Stern aveva incontrato aveva incontrato Ramesh e Ahluwalia e in un dispaccio si legge che l'allora ministro dell'ambiente «Jairam Ramesh ha discusso della politica interna dell'Accordo di Copenaghen, sottolineando che, come politico, ha dovuto vendere l'accordo per il suo collegio elettorale. Egli ha affermato che il sistema indiano troverà infinitamente più facile accettare qualcosa legiferato nazionalmente che imposto a livello internazionale. Ramesh ha detto che se si guarda alla legislazione sulla mitigazione, nell'Action Plan on Climate Change dell'India si trovano vari piani sul cambiamento climatico, al fine di dare loro forza di legge. S/E Stern ha accolto favorevolmente la proposta e ha chiesto se sarebbe possibile usare un regolamento esecutivo in contrasto con la legislazione. Ramesh ha affermato che, anche se fosse possibile, era necessario legiferare per guadagnare credibilità, perché c'è la sacralità della legge».

Insomma, la politica climatica Indiana si faceva a New Delhi e si riscriveva a Washington, facendo finta di essere in disaccordo a Copenhagen, per firmare un Accordo che probabilmente era già stato scritto a Pechino.

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