[05/09/2011] News

Il Kurdistan in fiamme per tenere aperte le vie del petrolio

I guerriglieri del Partîya Karkerén Kurdîstan (Pkk, Partito dei lavoratori del Kurdistan)  hanno aperto il fuoco a Tunceli, nella Turchia orientale) contro dei poliziotti turchi che giocavano al calcio. Nell'imboscata sono morti un ufficiale e sua moglie, altri otto agenti risultano feriti.

Secondo Arabmonitor, «l'assalto, compiuto ieri sera tardi, è stato condotto da un commando di 4 - 5 cinque elementi, uno dei quali è stato ucciso nello scontro a fuoco». I guerriglieri kurdi hanno ucciso altri due soldati sempre nella provincia di Tunceli, dove il Pkk negli ultimi mesi è più attivo.  Si tratta probabilmente di rappresaglie del Pkk contro i nuovi raid  dell'aeronautica militare turca contro le postazioni del Partîya Karkerén Kurdîstan  nell'autonomo Kurdistan irakeno.

Ma contro i kurdi sembra essere in atto una vera e propria manovra a tenaglia che coinvolge anche il regine siriano, che ha preso di mira la minoranza kurda durante la repressione delle manifestazioni di dissenso, e soprattutto l'Iran.

Oggi la radio ufficiale iraniana Irib ha annunciato che «le forze della Guardia Rivoluzionaria iraniana (i pasdaran, ndr) hanno attaccato le postazioni del Pjak»  Il Partiya Jiyana Azad a Kurdistanê (Pjak), conosciuto in occidente come Party of Free Life of Kurdistan, è una formazione autonomistadel Kurdistan iraniano che sembra avere basi anche in Iraq.

Irib spiega che l'attacco dei pasdaran è avvenuto lungo il confine nord-occidentale dell'Iran e il generale Hamid Ahmadi, comandante dei Pasdaran, ha detto all'agenzia iraniana che «22 militanti del Pjak sono morti e 27 sono stati feriti a seguito delle nuove operazioni militari compiute delle Guardie nei pressi di Sardasht. Per il sacro mese di Ramadan abbiamo concesso a questo gruppo un periodo di tregua, nella speranza che potessero rinunciare alle loro azioni, ma hanno ignorato l'occasione uccidendo due esponenti locali del Kurdistan. Ora l'attacco lanciato venerdi continuerà fino a quando tutti i contro-rivoluzionari, i ribelli e i terroristi saranno spazzati via»

Il Pjak  ha confermato che «la Repubblica islamica di Iran ha ripreso le offensive  il  2 settembre dopo un periodo di sospensione. L'Iran aveva raccolto forze e armamenti pesanti e fatto un'incursione nel Kurdistan del sud, puntando all'occupazione delle "Defence Regions" di Medya. Nell'ambito della auto-difesa e forze dell'Hrk  (East Kurdistan forces)  hanno resistito all'invasione iraniana».

I pasraran iraniari avrebbero cercato di attraversare il confine dell'aree in mano ai guerriglieri kurdi, nelle montagne di Quteman, tra gli altipiani di Wezne e  Zele. Ma si sarebbero trovati davanti ad un'accanita resistenza dell'Hrk  e i combattimenti con i guerriglieri sarebbero continuati per tutta la notte.

La versione data dal Pjak e molto diversa da quella data dalla stampa iraniana: i guardiani della rivoluzione iraniani sarebbero stati bloccati e si sarebbero dovuti ritirare, subendo pesanti perdite delle quali non c'è traccia nei comunicati ufficiali di Teheran. Dopo il ritiro avrebbero cominciato a cannoneggiare le montagne, lanciando anche missili Katyuscia. Il  Pjak  dice che negli scontri degli ultimi due giorni sarebbero stati uccisi dai suoi guerriglieri 76  pasdaran, di cui 3 mercenari, cioè collaborazionisti kurdi. Tra gli iraniani ci sarebbero anche molti feriti compreso un  capo del Serdesht,  l'intelligence iraniana.

E' chiaro che Turchia e Iran cercano di approfittare del caos Medio Orientale, della confusa transizione irakena e della repressione in Siria per cercare di regolare i conti con i kurdi e dare una lezione al governo autonomo del Kurdistan irakeno. I kurdi, oltre ad avere il brutto vizio di continuare a chiedere una Patria, hanno anche la sfortuna di trovarsi lungo le rotte del petrolio che dovranno portare il gas e il petrolio iraniano (e irakeno?) verso l'Europa, collegandosi al Nabucco o al South Stream (o ad ambedue).

Mentre il Pkk dei kurdi "turchi" ha una forte connotazione ideologica marxista-leninista, il Pjak  propugna un'uscita democratica dal dominio della Repubblica islamica dell'Iran sul Kurdistan orientale, ma si dice costretto a difendersi con le armi dal regime iraniano che usa la forza invece che ricercare una soluzione democratica.  Ma quel che sembra preoccupare turchi ed irakeni è la possibile unità strategica tra le formazioni kurde così diverse ideologicamente che nel passato si sono anche scontrate. Il timore è che l'esempio irakeno rappresenti un esempio di autonomia ed unità.

I kurdi "iraniani", che davano loro rifugio ai guerriglieri kurdi irakeni al tempo di Saddam Hussein, puntano tutto sulla crisi interna, politica ed economica dell'Iran e sull'isolamento di Teheran dai Paesi occidentali.

Secondo i kurdi del Pjak «tutti questi problemi derivano dalla mancanza di una costituzione democratica e di una visione democratica in Iran. Questo è stato il principale problema della sfera sociale e politica».

Ma difficilmente, dopo che i kurdi in Iraq hanno ottenuto un'autonomia molto simile all'indipendenza ed hanno messo le mani sulle risorse petrolifere, turchi e iraniani potranno permettere che questo accada anche da loro. Sta probabilmente tutto qui il riavvicinamento tra Turchia ed Iran e la non dichiarata offensiva a tenaglia contro i kurdi, in nome dell'integrità nazionale, del petrolio e della non ingerenza straniera. Sempre pronti però a ingerire militarmente nel Kurdistan irakeno fino a bombardarlo.

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