
[06/09/2011] News
Quando il partito filo-russo delle regioni di Viktor Ianukovitch ed i suoi alleati comunisti tornarono al potere, rovesciando un'agonizzante ed effimera rivoluzione "liberale" arancione filo-occidentale, in molti parlarono di ritorno all'epoca comunista sovietica, una profezia forse da rivedere visto che il governo di Kiev è sempre più tentato dall'Ue, litiga apertamente con i suoi protettori russi e ha subito una virata liberista notevole, alla quale non ha corrisposto altrettanto liberalismo in politica.
Oggi Ianukovitch ha annunciato davanti alla Rada Suprema, il Parlamento di Kiev, che «l'Ucraina pensa di privatizzare l'insieme del suo settore pubblico. Solo un numero ristretto di imprese che permettono alle autorità di compiere le loro funzioni e che assicurano la sicurezza economica e nazionale dell'Ucraina resteranno proprietà dello Stato».
Chissà cosa ne penseranno i minatori "a sovietici" dell'est del Paese, che invasero Kiev per protestare a picconate contro le privatizzazioni e le chiusure delle miniere di carbone e che hanno riportato Ianukovitch al potere?
L'Ucraina, che ha sperimentato sulla sua pelle una fuoriuscita dal comunismo sovietico senza paracadute, che ha distrutto lo Stato sociale, impoverito la gente, ridotto le pensioni a livello di fame, dato il via ad un'emigrazione (soprattutto femminile) devastante e tagliato i servizi essenziali e gli ospedali a livelli africani, ora rischia una nuova massiccia dose di shock economy, una nuova mazzata che potrebbe mettere definitivamente in ginocchio un Paese che sembra esausto.
Nel 2005 Kiev aveva già venduto il gioiello del gruppo siderurgico statale, la fabbrica di Krivorojstal, alla ArcelorMittal, quest'anno ha denazionalizzato il monopolista delle telecomunicazioni Ukrtelecom ed ha annunciato l'intenzione di frazionare l'azienda gasiera di Stato Naftogaz in diverse compagnie che doivranno cedere gran parte delle loro azioni ad investitori privati.
Proprio il gas è (la solita) pietra dello scandalo che ha nuovamente allontanato Kiev da Mosca. L'Ucraina ritiene «Ingiusto» il prezzo del gas definito negli attuali contratti con i russi e vuole rivederlo al massimo a 230 dollari per 1.000 m3. Ieri Evgueni Bakulin, il capo di Naftogaz ha detto al "Canale 5" della televisione nazionale: «Se oggi il gas costasse almeno 230 dollari, sarebbe un buon prezzo».
Nell'aprile 2010, Mosca aveva già accordato a Kiev un ribasso del 30 per cento del prezzo del gas, in cambio dell'accordo che permette di prorogare di 25 anni, dopo il 2017, la presenza delle basi della Marina militare russa in Crimea, una regione autonoma Ucraina a maggioranza russa in cui è presente un movimento che chiede la riunificazione con Mosca. La Crimea ha votato in massa per Ianukovitch ed i suoi alleati.
Ma il Cremlino non sembra molto disposto ad abbassare ancora il prezzo e in molti temono una nuova guerra del gas, come quella del gennaio 2009, mentre si avvicina l'autunno. L'unica condizione che porterebbe Mosca ad abbassare il prezzo del gas sarebbe l'adesione dell'Ucraina all'Unione doganale Russiia-Bielorussia-Kazakistan ed una fusione tra la potentissima impresa statale Gazprom e Naftogaz. Un "ricatto" politico ed economico che va nella direzione contraria al liberismo spinto annunciato da Kiev e al riavvicinamento con l'Ue.
Oggi il premier ucraino Nikolai Azarov ha cercato di abbassare la tensione con un'intervista alla rete televisiva russa Inter, assicurando che «non ci sarà mai una guerra gasiera tra Ucraina e Russia. Nessuno arriverà mai alla guerra, compresa quella del gas, tra Ucraina e Russia, nostro partner strategico. Kiev intende onorare il contratto in vigore fino a che non saranno realizzati nuovi accordi sul prezzo del gas, e questo malgrado le divergenze che persistono».
L'amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, ha risposto che l'Ucraina paga per il gas russo un prezzo inferiore a quello di acquisto dei suoi vicini. Il governo ucraino sbaglia riguardo il prezzo del gas russo fornito ai consumatori ucraini e in transito. Il prezzo del transito attraverso il territorio dell'Ucraina è molto più elevato di quello praticato per la Germania, la Polonia e la Slovacchia. Il prezzo di transito è in funzione di quello del gas, essendo quest'ultimo considerevolmente inferiore per i consumatori ucraini, paragonato alla Polonia, all'Ungheria, alla Turchia ed alla Romania».
Forse qualche spiraglio in questa intricate battaglia che sembra fatta di risentimenti, tradimenti, ripicche e di molti "non detto" che rimane dietro le quinte di due governi non proprio trasparenti. Oggi in un intervista al quotidiano economico russo Kommersant Ianukovitch ha detto che «l'Ucraina aderirà all'Unione doganale se questa adesione si rivelerà vantaggiosa. Abbiamo proceduto a delle stime, alcune dimostrano che l'adesione all'Unione doganale poterebbe essere vantaggiosa per il nostro Paese, altre la trovano svantaggiosa, Noi vorremmo vedere come funzionerà l'Unione doganale durante un periodo di un anno o due, quali saranno le relazioni tra i suoi Paesi membri una volta che avranno aderito all'Organizzazione mondiale del commercio. Se la nostra adesione è vantaggiosa e se c'è la volontà politica, daremo il nostro accordo».
L'impressione è che Kiev cerchi di prendere tempo e di non far arrabbiare ancora di più i russi mentre sta trattando l'integrazione con l'Unione europea ed a fine anno vuole firmare un accordo con Bruxelles che prevede, tra le altre cose, la creazione di un'area di libero scambio con l'Ue. Una prospettiva che fa letteralmente imbestialire Mosca, che ha minato la rivoluzione arancione proprio per eviare che l'Ucraina entrasse nell'orbita dell'Ue e della Nato, tanto che il governo Putin ha dichiarato che se questo accordo ci sarà «saremo costretti a difendere i nostri mercati».