
[07/09/2011] News
Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) pubblica la ricerca "Selfenforcing strategies to deter freeriding In the climate change mitigation game and other repeated public good games" di Heitzig, J., Lessmann, K., Zou, Y del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (Pik) che potrebbe dare una soluzione inaspettata allo stallo dei negoziati sul clima dell'Unfccc. «Tutti gli sforzi internazionali per ridurre le emissioni globali di gas serra sono ostacolati dai Paesi "free-riding"» spiegano i ricercatori del PIk e propongono un nuovo approccio su come trattare con questi Paesi che utilizza la teoria "economic game"». Nello studio, gli scienziati del Pik dimostrano come, almeno sulla carta, possa essere raggiunto un maggior grado di cooperazione internazionale tra Paesi che si stanno scontrando praticamente da dopo la firma del Protocollo di Kyoto.
Lo studio è stato condotto nel quadro del Potsdam research cluster for georisk analysis, environmental change and sustainability (Progress), con la collaborazione di geografi, scienziati del clima e il dipartimento di scienze politiche. I ricercatori del Pik stanno sviluppando opzioni concrete per i decisori politici e amministratori per combattere più efficacemente i rischi del cambiamento climatico. Gli aspetti dello studio verranno svilupparti all'interno dell'area di ricerca Transdisciplinary concepts and methods di Progress e saranno applicati ad altre aree di ricerca.
Sul sito del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung il principale autore dello studio Jobst Heitzig, spiega che «I "Free-riders" sono i Paesi che continuano ad emettere CO2 senza restrizioni, anche quando la maggior parte dei membri della comunità internazionale si sono impegnati a ridurre le emissioni. Essi beneficiano della protezione del clima che finanziano gli altri Stati, ad esempio attraverso misure di risparmio di CO2, come il passaggio a fonti di energia rinnovabili. Questo a sua volta scoraggia le altre Nazioni che vogliono affrontare il riscaldamento globale. Il fatto che ci siano i free rider fa sembrare che valga meno la pena prendere gli stessi provvedimenti. Questa è una delle ragioni per le quali lo studio della teoria dei giochi hanno fino ad ora valutato "piuttosto pessimisticamente" la possibilità di raggiungere una migliore cooperazione nella protezione del clima globale, in particolare come un bene pubblico».
I "Free-riders" sono Paesi potenti come Usa, Russia e Canada, ma secondo i ricercatori, se la comunità internazionale minaccia di penalizzare gli scostamenti dagli obiettivi di riduzione delle emissioni a lungo termine, la cooperazione internazionale per proteggere il clima diventa più probabile. «Se un Paese emette più CO2 di quanto concordato all'interno del periodo di adempimento, poi gli altri Paesi potrebbero deviare in una certa misura dai loro obiettivi concordati nel periodo di adempimento successivo». Per Heitzig «Allora il free-riders non potrebbero contare sugli adempimenti degli altri per la protezione del clima. Sarebbero incentivati a dare il proprio contributo».
La ricerca sottolinea che «Tale strategia dovrebbe essere flessibile e dinamica, non dovrebbe interrompere la collaborazione, ma cambiare gradualmente, la reazione è sempre proporzionata. A breve termine, l'equilibrio delle emissioni potrebbe peggiorare, ma nel lungo periodo si stabilizzerebbe».
Una strategia in contrasto con le lunghe e infinite discussioni per imporre tariffe punitive, che molti Paesi vedono come un vincolo all'economia globale, le sanzioni previste da Pik sono legate «Al sistema di riduzione delle emissioni in sé, ad esempio attraverso una redistribuzione temporanea di quote di emissione».
Però, lo stesso Heitzig ammette che l'analisi si basa su «Tutta una serie di ipotesi. In primo luogo, nella teoria dei giochi, come qui utilizzata, si presume che tutti i giocatori agiscono in un modo fondamentalmente razionale. In secondo luogo, si presuppone che i giocatori condividono l'obiettivo fondamentale della protezione del clima. E in terzo luogo, il modello della politica climatica internazionale è notevolmente semplificato. Il model study presume che nel peggiore dei casi i giocatori dimostrino un comportamento puramente egoistico, a lungo termine, riguardo all'ottimizzazione dei loro costi-benefici».
Il direttore del Pik, Hans Joachim Schellnhuber, è fiducioso: «A parte i calcoli della teoria dei giochi, ci sono buone ragioni per gli Stati per svolgere un ruolo di primo piano nella protezione del clima. Possono essere un modello per gli altri. E chi è in testa nel ri-progettare il proprio sistema energetico ha buone possibilità di essere un leader tecnologico a livello internazionale e, anche, di trarre profitto dall'esportazione delle innovazioni. La teoria dei giochi non può dare indicazioni tattiche all'attuale politica, ma può benissimo far notare i punti per le opzioni strategiche».