[08/09/2011] News toscana

Commercio al dettaglio, Unioncamere Toscana: è già crisi in attesa della manovra

Gli effetti della manovra bis del governo in particolare dell'aumento dell'Iva li vedremo dal 2012. In Toscana le famiglie (che stanno da tempo tirando la cinghia per la crisi che iniziata nel 2008 non è mai finita), saranno aggravate di circa 300 euro. La cifra, per ora indicativa, è rilevante e saranno in molti a non poter far fronte alla prevista ondata di aumenti (intorno al 10%) di beni anche di largo consumo non solo di quelli superflui.

La reazioni immediata sarà di tagliare ulteriormente le spese con l'aggravio ulteriore della situazione che già oggi non è rosea. Infatti secondo i dati dell'indagine svolta da Unioncamere Toscana e Regione Toscana nell'ambito dell'Osservatorio regionale del commercio al dettaglio, nel secondo trimestre 2011 è stata registrata l'ennesima perdita di fatturato (-1,3%) delle imprese commerciali toscane. Va un po' meglio della media nazionale (-1,5%) ma mal comune in questo caso non è mezzo gaudio. 

«Per il secondo trimestre consecutivo, la grande distribuzione toscana (con oltre 20 addetti) appare in difficoltà, registrando una flessione delle vendite dello 0,2% e dimostrando che anche chi più aveva tenuto in passato non riesce a contrastare la tendenza delle famiglie a ridurre le proprie spese» spiegano da Unioncamere.

I più colpiti sono i piccoli negozi con un massimo di 5 addetti che vedono scendere il loro fatturato del 2,6%, mentre perdite più limitate per le medie strutture sotto i 19 addetti: -0,9%. Calano le vendite sia dei prodotti alimentari (-1,4%) che di quelli no food (-1,7%) e per quanto riguarda le vendite di ipermercati, supermercati e grandi magazzini, si nota come da aprile a luglio 2011 la crescita del giro d'affari sia stata minima +0,1%. Tenuto conto dell'aumento dei prezzi dei beni alimentari verificato nel periodo in oggetto, la ricerca mette in evidenza come le famiglie toscane siano indirizzate a ridurre fortemente i volumi di beni alimentari acquistati o più probabilmente a scegliere prodotti di fascia qualitativa più bassa (anche questo è un dato negativo che colpisce le produzioni locali toscane di alta qualità).

Da tener conto poi che questa dati non interessano l'ultima ondata della crisi finanziaria che è scoppiata in estate e che probabilmente (vedremo i dati in seguito) ha inciso ulteriormente sulla riduzione dei beni di consumo. L'effetto emotivo probabilmente avrà inciso. «In un contesto di perdurante difficoltà economica, di incertezze sulla ripresa internazionale e di forti tensioni sul debito, i consumi delle famiglie non riescono a recuperare terreno, come mostrano i risultati delle imprese commerciali che in Toscana (nel II trimestre dell'anno) registrano un'ulteriore contrazione del fatturato- ha dichiarato Pierfrancesco Pacini, presidente di Unioncamere Toscana- La propensione al consumo delle famiglie è frenata anche da un mercato del lavoro dove permangono rilevanti criticità e da un rapido innalzamento dei prezzi, in conseguenza delle pressioni provenienti dai mercati dei prodotti energetici e delle materie prime. Anche le grandi strutture commerciali della Toscana, pur riuscendo a limitare le perdite, non riescono a contrastare la tendenza delle famiglie a razionalizzare le proprie spese ed a rivedere i propri comportamenti d'acquisto, e vedono così diminuire il fatturato dello 0,2%. Da segnalare- ha continuato Pacini- che i fatturati di vendita di prodotti alimentari diminuiscono di un ulteriore 1,4% rispetto al II trimestre 2010 e questo, avvenendo in un periodo di sensibile accelerazione dei prezzi, rappresenta un segnale del fatto che, su tale fronte le famiglie stanno fortemente rivedendo il mix prezzo/qualità dei prodotti acquistati» ha concluso Pacini.

Con l'inflazione in aumento e la staticità dei consumi le attese non sono certo rosee per i commercianti toscani e la manovra bis del governo servirà ancora di più a deprimere il settore che almeno nei piccoli esercizi attende un ulteriore contrazione del proprio giro d'affari. Da tempo sottolineiamo anche i risvolti positivi delle situazioni di crisi economica (riduzione dei consumi di materia e di energia) ma la forte preoccupazione deriva dal fatto che non emergono risposte alternative che premino la qualità, le produzioni green, l'innovazione delle filiere, il rilancio di una nuova industria, la ricerca, la cultura... Come ha dichiarato un esponente di rilievo del governo "guardiamo ai prossimi sei mesi", una prospettiva limitata che non può avere un esecutivo di uno di uno dei Paesi più importanti sulla scena globale.

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