[09/09/2011] News toscana

Cancro del cipresso, l'infezione viene dalla California? Uno studio internazionale condotto dall'Ipp-Cnr di Firenze

Secondo quanto scrive oggi il bollettino scientifico dell'Ue Cordis «un team internazionale di scienziati potrebbe aver scoperto l'origine del fungo che sta uccidendo gli alberi in sei continenti». L'autore principale dello studio, pubblicato da Phytopathology, è Gianni Della Rocca, dell'Istituto per la protezione delle piante del Consiglio nazionale delle ricerche (Ipp-Cnr) di Firenze.

Della Rocca sottolinea che «i cipressi italiani sono importanti per l'ecosistema, ma essi sono anche considerati gli alberi fondamentali del Mediterraneo, quelli che punteggiano la campagna toscana e formano il paesaggio di gran parte della Grecia, del sud della Francia e della Spagna. Risulta difficile quantificare il costo degli effetti che questo agente patogeno ha provocato. Ed è difficile immaginare il paesaggio toscano o della Provenza senza cipressi».

Anche se i ricercatori ritenevano che fosse un agente patogeno esotico il responsabile sia della comparsa che della forza distruttiva della malattia nei paesi europei, la sua origine rimaneva ancora un mistero, secondo lo studio sarebbe la California la principale sospettata come ospite dell'agente patogeno Seiridium cardinale, il principale responsabile della malattia nota come cancro del cipresso. I ricercatori hanno identificato per la prima volta il S. cardinale nella San Joaquin Valley nel 1928. Sarebbe questo quindi il punto di partenza del patogeno che dagli Usa è arrivato in Africa, Asia, Australia, Europa, Nuova Zelanda e Sud America. La ricerca ricorda che «in alcune regioni fino al 95 per cento degli alberi indigeni (parte della famiglia dei cipressi), inclusi cedri e ginepri, sono stati infettati o persino uccisi da questa malattia».

Matteo Garbelotto dell'Università di Berkeley, in California, spiega che «il fungo è stato probabilmente introdotto dalla California nel sud della Francia o nell'Italia centrale da 60 a 80 anni fa, e quella introduzione ha causato un'epidemia globale che ha devastato i cipressi italiani caratteristici della regione. Il fungo attacca l'albero e lo uccide producendo tossine che distruggono il flusso della linfa dell'albero e impediscono che la pianta si procuri acqua e nutrienti. In particolare l'Europa meridionale è stata colpita da questa malattia».

Nello studio Della Rocca e Garbelotto e i loro colleghi hanno utilizzato le moderne tecniche dell'impronta digitale del Dna per esaminare 96 isolati di S. cardinale di campioni di alberi malati provenienti da 8 contee della California, Cile, 7 paesi mediterranei e Nuova Zelanda.

«S. cardinale possiede la capacità di riprodursi in modo asessuato - dicono i ricercatori - crea cloni geneticamente identici di sé stesso, oppure si riproduce in modo sessuato quando è presente una variante differente. Il team ha scelto la California come principale sospettato poiché essa ospita popolazioni dell'agente patogeno che sono geneticamente diverse. Questo, affermano i ricercatori, indica che il patogeno è endemico della regione. La diversità è probabilmente dovuta alla riproduzione sessuale di due varianti genetiche dell'agente patogeno presente in California».

Il loro lavoro dei ricercatori Usa e dall'Ipp-Cnr ha portato alla scoperta che «una della due varianti di S. cardinale endemiche della California è responsabile dell'epidemia di cancro del cipresso nel Mediterraneo» e questo suggerisce che «tutti i funghi in quella zona discendono da un genotipo "capostipite" che ha viaggiato fino in Europa», mentre la seconda variante sembra collegata all'epidemia nei Paesi a sud dell'Equatore.

Anche se non è ancora del tutto chiara la  dinamica con la quale l'agente patogeno si è diffuso partendo dalla California negli altri continenti, il team di ricercatori è convinto che «la gente lo ha aiutato a spostarsi» e ritengono che «Uno screening genetico delle piante può aiutare ad arrestare la diffusione della malattia». Garbelotto sottolinea: «Noi possiamo sviluppare test per controllare la presenza di S. cardinale nella piante importate, e persino per testare la presenza di ceppi che non sono attualmente presenti in Europa o nell'emisfero meridionale. I progressi tecnologici degli ultimi anni permettono di sviluppare facilmente questi test, ma è stato essenziale riuscire a capire l'origine dell'agente patogeno per sapere cosa cercare. Per anni i ricercatori europei hanno lavorato allo sviluppo di cipressi resistenti all'attuale variante di S. cardinale. Non c'è alcuna garanzia che questi alberi resistenti saranno resistenti anche ad altri ceppi provenienti dalla California, se questi ultimi venissero introdotti. Se venisse introdotto un altro ceppo nel Mediterraneo o nell'emisfero meridionale, questo potrebbe accelerare e peggiorare l'epidemia in quelle regioni. Ciò potrebbe annullare uno sforzo di 30 anni teso a sviluppare alberi resistenti all'agente patogeno. Risulta quindi essenziale fermare il trasporto di piante infette allo scopo di evitare ulteriori introduzioni che potrebbero sconfiggere completamente queste linee di alberi resistenti».

L'Istituto per la Protezione delle Piante (Ipp) fa parte del Dipoartimento agrolimentare del Cnr ed ha sede presso l'area della ricerca del Cnr di Sesto Fiorentino (Firenze) e Unità Organizzative di Supporto (Uos) a Bari, Portici e Torino.  «La missione dell'Ipp - si legge nel sito dell'Istituto -  è lo studio dei fattori di stress delle piante, allo scopo di individuare meccanismi di resistenza e metodi di difesa da stress biotici e di protezione da stress abiotici che contribuiscano al miglioramento qualitativo e quantitativo delle produzioni agroalimentari e ad una crescita sostenibile e rispettosa dell'ambiente».

Le attività dell'Ipp sono articolate in 5 commesse: Biodiversità di ospiti, patogeni, vettori, organismi nocivi e funghi simbionti della rizosfera; Interazione ospite-organismo-ambiente: biologia, epidemiologia e genomica funzionale; Studio e sviluppo di strategie innovative di lotta per la protezione delle piante; Impatto economico e ambientale di fattori di stress su piante ed ecosistemi agroforestali produttivi; Struttura e funzionamento degli ecosistemi terrestri.

Dal 2011 saranno attive nuove commesse: Fattori di resistenza delle piante a stress biotici ed abiotici; Interazioni pianta-organismo-ambiente, relazioni multitrofiche e biocontrollo nella difesa delle piante; Biodiversità in sistemi agrari e forestali: basi genetiche, epigenetiche e molecolari; Tecnologie ecosostenibili per la protezione delle piante dagli agenti di danno; Protezione della biodiversita' negli ecosistemi naturali e forestali in risposta al cambiamento globale.

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