
[14/09/2011] News
Legambiente torna a schierarsi in difesa del trasporto pubblico locale (in particolare su ferro) che sarà pesantemente danneggiato dalla Manovra bis (tris...) del governo. Secondo l'associazione nel complesso, con le manovre degli ultimi due anni, al servizio ferroviario regionale è stato tagliato il 75% delle risorse. Con la manovra dello scorso anno (Legge 122/2010), gli stanziamenti erano già stati diminuiti per gli anni 2011 e 2012 fino ad ottenere un finanziamento di 977 milioni di euro.
«La situazione, evidentemente drammatica, è destinata a peggiorare ancora di più nei prossimi anni - ha sottolineato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - Con queste risorse, pari a solo il 25% di quelle disponibili nel 2010, è infatti impossibile garantire i servizi ferroviari pendolari già oggi fortemente inadeguati. Tutti i contratti di servizio firmati nelle Regioni con Trenitalia e gli altri concessionari, dovranno essere rivisti e occorrerà prevedere un drastico taglio dei collegamenti ferroviari. Una prospettiva drammatica per gli oltre 2,7 milioni di italiani che ogni mattina usano il treno per spostarsi per motivi di lavoro e di studio».
Per l'associazione ambientalista, per cui il sostegno alla mobilità pubblica a basso impatto ambientale, visti anche gli impegni presi dal nostro paese con l'Europa, dovrebbe essere una priorità di qualsiasi governo, è necessaria una svolta. «Serve dunque un intervento immediato - ha continuato Cogliati Dezza - un Decreto Legge che introduca un'accisa di 3 centesimi per litro di benzina e gasolio al fine di coprire i tagli e soprattutto di dare certezze per il futuro, perché permetterebbe di generare un'entrata annua di circa 1,3 miliardi di euro. In una situazione come quella che stanno vivendo le casse pubbliche solo una soluzione di questo tipo, come le Regioni oltretutto chiedono da tempo, può infatti garantire certezze nelle disponibilità finanziarie per il trasporto ferroviario locale in modo da realizzare un miglioramento del servizio e gli investimenti necessari».
Questa operazione per Legambiente non ricadrebbe nelle tasche dei cittadini ma il peso in termini di rincari per gli automobilisti potrebbe essere facilmente recuperato attraverso un'azione seria e incisiva da parte del Governo nei confronti dei petrolieri e distributori di benzina. «Le Regioni devono far sentire la propria voce. Questa volta servono azioni di protesta realmente incisive, per arrivare a convincere Governo e Parlamento a dare una risposta immediata a questa drammatica situazione che incide pesantemente sulla qualità della vita di tanti cittadini. Legambiente darà il suo contributo per far sentire forte la voce dei pendolari di tutta Italia, perché meno treni significherà più auto in circolazione, città più congestionate e inquinate, maggiori disagi per i pendolari che già ora viaggiano su treni spesso vecchi e superaffollati».
Purtroppo il sostegno alla mobilità pubblica a basso impatto ambientale non appare una priorità da parte del governo. Anche quando si tratta di trasporto su gomma. Nella vicenda dello stabilimento Irisbus del gruppo Fiat, che ha sede in provincia di Avellino, dove si producono pullman ecologici e bus per il trasporto cittadino, il governo è rimasto alla finestra (probabilmente per evitare di disturbare Marchionne?). L'azienda di Torino dopo la rinuncia del Gruppo De Risio all'acquisto della fabbrica di autobus che impiega oltre mille persone e di fronte a numeri che evidenziano un calo della produzione, ha deciso di chiudere.
L'impresa fa i suoi interessi (anche se la Faiat per il sostegno pubblico che ha avuto in passato dovrebbe pensare a lungo prima di comunicare certe decisioni) ma il governo deve fare l'interesse collettivo. E indicare anche strade per una nuova industrializzazione favorendo linee produttive con sostegno a quelle che producono mezzi meno inquinanti. Se si vuole incrementare la crescita è necessario darsi una politica industriale e quella su indicata è l'unica strada percorribile. In questo quadro economico allarmante creare nuove sacche di disoccupazione in aree già fortemente disagiate sarebbe imperdonabile.