[15/09/2011] News

Con la politica degli annunci la crescita resta ferma

Il 4 agosto scorso il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani insieme al ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato che il 15 settembre (cioè oggi) sarebbe stata presentata una prima bozza della nuova strategia energetica nazionale, anticipo di quel documento che nella seconda metà di novembre doveva essere presentato anche all'Europa. Il 15 settembre è arrivato e della bozza non c'è traccia.

A questo punto non siamo (almeno non lo è greenreport.it) nemmeno troppo stupiti visto che gli annunci del varo del piano energetico nazionale partono addirittura dalla scorsa legislatura, cioè dal 2006 con il governo Prodi, quando nasceva greenreport.it che da subito ha denunciato questa carenza. Manca un piano energetico e strettamente associato un piano industriale sostenibile (anche se giova ricordare la buona parentesi costituita dal rimpianto programma Industria 2015).

Forse aldilà della crisi economica complessiva dell'occidente qualche responsabilità per la crescita zero prevista per l'Italia dalla Commissione Ue nel terzo e quarto trimestre 2011 (il Pil su base annua si dovrebbe attestare sullo  0,7%) si incomincia a delineare. Il ripresentarsi della crisi nel 2011 doveva imporre un'accelerazione (era stata annunciata un'estate densa di lavoro) visto che il piano energetico è stato presentato anche alle parti sociali come uno degli ingredienti forti della crescita. Tra l'altro lo scossone del referendum che ha cancellato il nucleare e che ha imposto variazioni alle strategie energetiche del paese, il 4 agosto era già noto. Vista la situazione in cui si trova l'Italia, non è una questione di curiosità sapere su cosa intende puntare uno dei paesi più industrializzati al mondo per la sua politica energetica: a nostro avviso la strada unica da percorrere è quella di un incremento deciso delle fonti rinnovabili che coinvolga tutta la filiera e non solo la produzione finale di elettricità o da calore se si vuole guardare alla sostenibilità dello sviluppo, con graduale abbandono delle fonti fossili almeno per la produzione di energia elettrica come la stessa Commissione europea prevede nei suo scenari al 2050.

Il settore della green economy in campo energetico è l'unico che cresce anche in periodo di crisi e di questo si deve tenere conto. Se si associa al risparmio e all'efficienza (il margine di miglioramento su questo aspetto è ampio) e all'utilizzo per ora del gas, questo può essere un mix che può funzionare. Il paese ha bisogno di scelte programmatiche (e non solo di tagli) per tornare ad aver fiducia, il che non vuol dire come pensa qualche economista tornare a crescere al 2% annuo con il modello degli anni '80, padre di questo disastro e di una strategia di corto respiro, ma rimboccarsi le maniche oggi avendo come obiettivo quello di garantire un mondo più equo e meno inquinato ai nostri figli e nipoti. 

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