
[16/09/2011] News
L'obiettivo dichiarato dell'Osservatorio nazionale su eolico e avifauna, promosso da Associazione nazionale energia del vento (Anev) e Legambiente, è quello di «Ampliare le conoscenze scientifiche sul tema del rapporto tra eolico e avifauna, in modo da rafforzare la tutela e al tempo stesso continuare lo sviluppo di impianti eolici sul territorio italiano».
L'Osservatorio è stato presentato dal presidente dell'Anev, Simone Togni, e dal responsabile energia di Legambiente, Edoardo Zanchini, in un incontro organizzato ad Eolica Expo Mediterranean, il salone internazionale per l'energia dal Vento che si concludere oggi alla Nuova Fiera di Roma.
All'incontro sono intervenuti Fernando Spina e Salvatore Curcuruto per Ispra e sono stati presentati studi e monitoraggi inediti sull'avifauna realizzati negli impianti eolici in funzione a Stella (Savona), a Montecatini Val di Cecina (Pisa) e a Casoni di Romagna (Bologna).
L'osservatorio si occuperà di ampliare le conoscenze scientifiche sul tema per mettere poi a disposizione studi, ricerche e metodi di monitoraggio che contribuiscano a dare un'informazione sempre più approfondita sull'argomento. A questo scopo sarà costruito un sito internet ad hoc per una maggiore e puntuale diffusione dei risultati delle ricerche, mentre sarà un comitato scientifico, formato da ricercatori e esperti del tema, a definire i criteri per il monitoraggio pre e post impianto e durante le fasi di cantiere, basati sulle specie presenti, le caratteristiche dei territori coinvolti e il tipo di impianti.
Secondo le due associazioni, «In Italia l'energia eolica svolge, e svolgerà sempre di più, un ruolo decisivo nella crescita del contributo delle fonti rinnovabili rispetto alla richiesta di energia, anche per la spinta degli obiettivi fissati dall'Unione Europea al 2020 in materia di lotta ai cambiamenti climatici. Per questo le interazioni tra impianti eolici e avifauna assumono un ruolo di grande importanza per evitare o limitare gli impatti nei confronti della biodiversità e per capire quali siano le situazioni specifiche nei territori».
Zanchini sottolinea che «L'eolico in Italia ha superato i 6.000 MW installati e sta dando un contributo sempre più significativo ai fabbisogni energetici. Lo sviluppo delle installazioni eoliche nei prossimi anni in Italia, dunque, dovrà continuare attraverso nuovi progetti e con interventi di sostituzione e repowering di impianti esistenti. Ovviamente parliamo di impianti di piccola e grande taglia, ma anche di impianti off shore non ancora installati nel nostro Paese. Questa sfida di sviluppo passa oggi per una grande attenzione alla tutela ambientale e della biodiversità, e l'osservatorio vuole essere un contributo in questa direzione».
Togni spiega che «L'Osservatorio vuole contribuire a accrescere la cultura della tutela ambientale, rendendo più efficaci le normative nazionali per le autorizzazioni. L'eolico oggi in Italia è la tecnologia con i controlli più avanzati e con le maggiori tutele per l'ambiente, il paesaggio e la fauna. In tema di salvaguardia della fauna e sviluppo dell'eolico, insomma, ci sono tutte le condizioni per garantire la corretta integrazione anche grazie all'impegno delle aziende coinvolte. La produzione di energia pulita da fonte eolica si conferma un settore su cui puntare sempre più per raggiungere grandi traguardi in termini sviluppo sostenibile e di protezione del clima».
Ieri a Eolica Expo Mediterranean si è parlato di eolico offshore. Nel 2011 in Europa sono già state installate più di 100 nuove grandi pale, per 348 MW e l'Ue è in una posizione dominante in questo mercato, ma è un fenomeno soprattutto dei Paesi del nord Europa, mentre l'eolico offshore sembra trovare molti ostacoli in Italia. Comunque, secondo Bruno Baldissara di Enea. «nel nostro paese si prevede di arrivare almeno fino a 680 MW installati entro il 2020, ma in uno scenario particolarmente favorevole si potrebbe anche superare i 1.500 MW. Nel nostro Paese l'eolico offshore ha tutte le caratteristiche per contribuire sempre di più al raggiungimento degli obiettivi nazionali di produzione di energie rinnovabili". Questo avverrà soprattutto se si riuscirà ad adattare l'offshore ai nostri mari che, per la diversità dei fondali, sono meno favorevoli rispetto a quelli del Nord». Tra le aree più interessanti quelle del Sud Italia e delle isole, dove già l'eolico onshore si è sviluppato maggiormente per la ventosità più intensa. Luciano Pirazzi, segretario scientifico dell'Anev ha fatto una panoramica regionale dello sviluppo dell'eolico onshore: «La maggior potenza installata si trova in Sicilia, seguita dalla Puglia, la prima a recepire le linee guida della legge 387 del 2003. Gli atteggiamenti sull'eolico cambiano a secondo di chi governa e la difficoltà maggiore con cui si scontrano gli addetti ai lavori è la carenza di un atteggiamento comune».
Filippo Gagliardi dell'European wind energy association (Ewea) ha illustrato la situazione nel Nord Europa, che sembra molto più disponibile all'eolico hoffshore: «I primi 6 mesi dell'anno hanno fatto registrare qui un incremento del 4,5% delle installazioni offshore rispetto allo stesso periodo del 2010. Le nuove turbine eoliche offshore sono state 101, con una capacità complessiva di 348 MW,e sono state collegate alla rete elettrica soprattutto in Gran Bretagna, Germania e Norvegia. In Europa, inoltre, sono in costruzione 11 parchi eolici offshore del valore di circa 8,5 miliardi di euro e con una capacità totale di 2.844 MW. La dimensione media delle turbine eoliche offshore installate è di 3,4 MW, mentre l'anno scorso la media era stata di 2,9 MW. La distanza media dalla costa di 35 chilometri (erano 27 nel 2010) e la profondità di 25 metri (contro 17)».
Secondo Ewea. «Questo sviluppo porterà anche a un sensibile incremento di posti di lavoro. Oggi gli occupati nel settore sono circa 200.000 e nei prossimi 10 anni, considerato il forte sviluppo proprio dell'eolico offshore, la cifra dovrebbe arrivare a circa 450.000. L'energia eolica prodotta offshore, che nel medio-lungo termine dovrebbe contribuire fino al 10% della domanda elettrica europea, a partire dal 2025 potrebbe addirittura contare con un numero di occupati superiore a quello degli occupati nell'eolico onshore».
Per il 2030, Ewea stima che «Su 10 posti di lavoro nel settore dell'energia eolica, ben 6 saranno nell'eolico offshore. Un notevole impulso allo sviluppo di impianti eolici marini è atteso in termini occupazionali anche dalle attività di adeguamento e manutenzione delle reti elettriche e dalla necessità di formazione di ingegneri e tecnici».
Gagliardi ha sottolineato che «L'eolico offshore viene sempre più visto come un investimento interessante. Sono già 20, infatti, le banche europee che hanno deciso di puntare su questa tecnologia».
Andrea Lazzari, del ministero dell'Ambiente, ha sottolineato che «Per sviluppare adeguatamente l'eolico offshore in Italia è importante che, prima ancora di presentare i progetti, le aziende individuino una localizzazione idonea. Da parte nostra, infatti, dobbiamo fare con rigore scientifico valutazioni di impatto ambientale che prevedono lo studio della natura dei fondali, la mappatura delle aree dove sono previste specie di interesse naturalistico e l'analisi dell'avifauna».