[28/09/2011] News

Redd+ e la biodiversità. Riusciremo a salvare sia le foreste che le specie che ci vivono?

Tropical Conservation Science pubblica due studi sulle possibili conseguenze del programma Reduced Emissions from Deforestation and Degradation (Redd+) sulla biodiversità. Nel primo "Pleiotropy and charisma determine winners and losers in the Reddd+ game: all biodiversity is not equal" i ricercatori sottolineano che «Redd + può portare miliardi di dollari in pagamenti ai Paesi in via di sviluppo per migliorare la gestione delle foreste. Questo potrebbe potenzialmente fornire co-benefici per la conservazione della biodiversità. Anche se questo problema è stato valutato più volte nella letteratura esistente, si tende a trattare la biodiversità come omogenea».

Lo studio propone un nuovo quadro nel quale vengono disaggregati e valutati i potenziali beneficiari della biodiversità del Redd+: "carisma" e pleiotropia. I ricercatori spiegano che la pleiotropia descrive la dipendenza dello stato di conservazione di una specie solo dalla perdita di habitat. Le specie pleiotropiche-collegate sono minacciate soprattutto dalla perdita della foresta e hanno più probabilità di beneficiare di  attività come la riduzione della deforestazione. Le specie non pleiotropiche-collegate sono minacciate da altri processi come la caccia, il che richiederà ulteriori finanziamenti al di fuori del Redd, come pagamento di premi per la loro conservazione. Il "carisma" descrive il grado in cui le specie possono essere capaci di produrre premi. Riteniamo che l'integrazione di queste due dimensioni nel dibattito Redd+ possa facilitare  una discussione più sfumata sui co-benefici della biodiversità tra i ricercatori e gli altri stakeholders di quel che è stata finora la norma».

La pleiotropia «è un fenomeno genetico per il quale un unico gene è in grado di influenzare aspetti multipli del fenotipo di un essere vivente. In realtà, questa  capacità è soltanto apparente perché l'effetto primario del gene rimane unico, ma determina una serie di conseguenze».

Dallo studio emerge che il programma Redd potrebbe lasciare un po' di specie all'asciutto di finanziamenti per la loro salvaguardia, aiutando a mantenere alcuni habitat ma lasciando intatti i rischi per alcune specie in via di estinzione, senza ulteriori misure per arginare minacce come l'eccessivo sfruttamento e le malattie.

Infatti Redd + affronta il tema della riduzione della deforestazione e del degrado delle foreste dal punto di vista del loro ruolo di "pozzi" di carbonio, anche se recenti "aggiustamenti" collegano Redd+ sempre più agli sforzi per conservare la biodiversità nel mondo. Ma il nuovo studio dice che gli ambientalisti non dovrebbero diventare troppo compiacenti perché il programma: «Comporterebbe miliardi di dollari che dovrebbero essere pagati ai Paesi con foresta tropicale per migliorare la gestione delle foreste. Tuttavia, le foreste tropicali non sono ricche di carbonio, ma sono anche eccezionalmente biologicamente diverse, contenendo fino a metà di tutte le specie terrestri. L'implementazione del Redd  quindi ha il potenziale per mitigare allo stesso tempo sia il cambiamento climatico che la perdita di biodiversità».

Molti ricercatori hanno sottolineato che bisogna dare la priorità alle foreste che ospitano molte specie e che stoccano grandi quantità di CO2, ma gli autori dello studio avvertono che anche così potrebbero rimanere fuori molte specie importanti: «Mentre la perdita di habitat è il driver principale della perdita di biodiversità nelle aree della foresta tropicale, non è l'unico. Minacce multiple come le malattie, le specie invasive, la caccia e la persecuzione possono continuare in una foresta, anche se la deforestazione è ridotta. Per questo motivo, alcune foreste tropicali apparentemente intatte sono stati svuotate di gran parte della loro fauna selvatica». E' l'effetto "foresta silenziosa" che sembra in crescita in molte foreste tropicali a causa del bracconaggio e delle attività antropiche.

Quindi alcune specie che sono minacciate dalla perdita di habitat, tra le quali molte piante, insetti e aracnidi, guadagnerebbero davvero con il Redd+, Naturalmente, anche la salvaguardia di animali "totemici" come le tigri o gli elefanti riceveranno fondi diretti non legati direttamente alla salvaguardia degli habitat, ma secondo i ricercatori «Altri  taxa che sono colpiti dalla  perdita della foresta, ma che sono anche fortemente legati ad altre minacce come la caccia, hanno meno probabilità di venire salvaguardati». Tra queste specie "dimenticate" ci sarebbero antilopi di foresta, anfibi, suini selvatici e pangolini: «Anche altri gruppi  soffrono per minacce multiple, tra le quali in particolare lo sfruttamento eccessivo, ma possono essere candidati meno semplice per attirare i premi. Trascurate, queste specie e comunità possono quindi richiedere ulteriori finanziamenti per la conservazione. Gli anfibi sono un altro gruppo di specie che avrebbero bisogno di un'attenzione particolare per la loro conservazione».

L'altro studio, pubblicato da Tropical Conservation Science "A model biodiversity monitoring protocol for REDD projects", dà in parte una risposta alla preoccupazione del primo e sottolinea che «I recenti standard per i progetti Reduced Emissions from Deforestation and Degradation (Redd) richiedono sia un beneficio dimostrabile in biodiversità che un protocollo per il monitoraggio. Alcune linee guida per un protocollo accettabile sono pubblicate, specificamente per i boschi tropicali, basate su tecnologie ampiamente accessibili, rigorose,  e focalizzate su taxa indicatori importanti per la funzione dei boschi. Se propongono due tecniche: la cattura di immagini di mammiferi medi e grandi attraverso fotocamere installate nelle foreste e il monitoraggio acustico dei pipistrelli, come tecnologie che rispettano i criteri di un protocollo modello di monitoraggio della biodiversità per i progetti Redd»  

Questo studio suggerisce quindi di concentrarsi su pipistrelli e grandi mammiferi: «Noi sosteniamo che è necessario valutare se la gestione delle aree di progetto Redd stanno raggiungendo l'obiettivo del mantenimento della biodiversità. Sarà quindi importante monitorare i cambiamenti e le tendenze delle popolazioni dei taxa indicatori chiave». Lo studio evidenzia una serie di fattori che dovrebbero essere parte di qualsiasi programma di monitoraggio della biodiversità per il Redd, comprese le specie di   che indicano la qualità degli habitat (e non solo le specie in via di estinzione), sviluppando una metodologia che potrebbe essere utilizzata nelle foreste di tutto il mondo e utilizzando un protocollo economico e che richiede una formazione minima. I ricercatori sottolineano che le trappole fotografiche, che scattano foto di animali che transitano,spesso in aree remote, «Dopo l'investimento iniziale, con il tempo sono convenienti. Operano sia di giorno che di notte, in quasi ogni territorio o copertura vegetale, per tutta la durata delle loro batterie, che può essere di mesi. Le foto risultanti vengono automaticamente timbrate con data/ora  forniscono un database inequivocabile, a differenza di altri dati effimeri come tracce o "scat". Inoltre, può essere registrato un comportamento animale di interesse scientifico. Le immagini  risultanti spesso hanno un valore educativo o per scopi promozionali».

Per quanto riguarda il campionamento acustico dei chirotteri, i ricercatori spiegano che «A livello globale, le foreste sono i centri della più alta biodiversità dei pipistrelli. I pipistrelli servono anche come indicatori della qualità degli habitat e riflettono anche le più piccole perturbazioni degli habitat minori. Ogni specie di pipistrelli ha una firma vocale unica, che consente di documentare i pipistrelli nell'area semplicemente registrandola. I sistemi possono variare da quello completamente automatizzato, alimentato con il solare, con accesso remoto ai dati e gestione delle attrezzature, ai sistemi più semplici che richiedono tecnici sul campo per visitare le stazioni di monitoraggio per recuperare i dati e ricaricare le batterie della stazione di monitoraggio ad intervalli fissi. Il campionamento acustico può anche essere utilizzato per identificare alcuni tipi di uccelli, rane e scimmie, fornendo ulteriori dati sulla biodiversità. La chiave per entrambi i sistemi sono i loro relativa facilità. Invece di avere una dozzina di biologi che vagano per le foreste per giorni e giorni, questi metodi di acquisizione dei dati delle specie  lo fanno in modo non invasivo e con molto meno sforzo. Con l'utilizzo di attrezzature standardizzate (ad esempio, trappole fotografiche e stazioni di monitoraggio acustico),  le analisi dei dati e i protocolli di gestione sarà più probabile ottenere nei siti dati robusti, ripetibili, difendibili e confrontabili nel tempo».

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