[28/09/2011] News

Iucn: «Ricostruzione verde del Giappone» (ma si dimentica di Fukushima Daiichi)

L'International union for conservation of nature (Iucn) oggi dice che «per ricostruire il Giappone dopo l'impatto devastante del terremoto e dello tsunami del  marzo 2001 si  devono prendere in considerazione le soluzioni basate soluzioni come componente chiave per gli sforzi di ripristino e ricostruzione».

A più di 6 mesi dal disastro dell'11 marzo le soluzioni basate sulla natura sarebbero quelle in grado di fornire i migliori risultati a lungo termine, con costi equi e risultati efficaci, sia per il ripristino che per la salvaguardia dell'ambiente naturale, con una ricostruzione che punti a migliorare il benessere umano.

Radhika Murti, dell'Iucn, spiega che «le celebrazioni stagionali della natura, come la fioritura dei ciliegi in fiore e la visione della luna, sono la testimonianza della stretta relazione tra il popolo giapponese e la natura. Iucn invita il Giappone a mettere questo stretto rapporto tra l'uomo e la natura in primo piano negli sforzi di riedificazione e ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami».

L'Iucn in una nota spiega che «sostenere i servizi che la natura al benessere umano può aiutare a proteggere le persone dai disastri. Disboscare significa meno protezione da valanghe, frane, tempeste, inondazioni e tsunami. Lo sfruttamento eccessivo dei pascoli o la cattiva utilizzazione dei suoli può esporre più territorio alle tempeste di sabbia e all'erosione. Una volta attuate la conversione delle zone umide ad uso agricolo diminuisce il controllo delle inondazioni e il valore  della protezione di questi habitat. La distruzione della vegetazione costiera espone le comunità costiere ad un maggior danno da cicloni e maremoti. Inoltre, il cambiamento climatico potrebbe accelerare ulteriormente almeno alcuni degli eventi estremi della natura, soprattutto le tempeste e siccità».

Jeff McNeely, Senior Science Advisor dell'Iucn sottolinea che «l'Iucn vuole condividere con il Giappone, le lezioni apprese dal maremoto nell'Oceano Indiano e fare le cose meglio, piuttosto che semplicemente ripristinare quello che c'era prima. L'Iucn promuove un progetto che si adatta mentre le lezioni vengono apprese, non  assume una strategia "one size fits all" ed evita ulteriori danni all'ambiente, assicurando che il soccorso e le fasi successive contribuiscano  lungo termine al  recupero ambientale e sociale».

L'Iucn è preoccupata perché un'opera di ricostruzione gigantesca come quella in atto in Giappone «Possono avere un impatto ambientale significativo, soprattutto se le considerazioni ambientali non vengono tenute di conto nella pianificazione e gestione di operazioni come la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti. Questo aggrava la vulnerabilità delle comunità ai disastri futuri».

L'Iucn «sollecita il Giappone a monitorare e minimizzare, ove possibile, i maggiori impatti sulla natura durante la fase di ricostruzione» e si dichiara «pronta ad assistere il Giappone per condurre le valutazioni scientifiche richieste, portando le diverse parti interessate a sviluppare insieme soluzioni su scala locale e a trarre insegnamento dalla buone pratiche che il Giappone può condividere con il mondo». E' abbastanza sconcertante che nella nota indirizzata dall'Iucn al governo giapponese non sembra esserci nemmeno un rigo sulla tragedia nucleare ancora in corso a Fukushima Daiichi, con le sue pesantissime ricadute ambientali e sociali e che ha colpito pesantemente settori come la pesca e l'allevamento. Una catastrofe nucleare che sarà di lunghissima durata e il cui fallout nucleare avrà per moltissimi anni conseguenze sulla fauna, il mare e gli habitat di intere prefetture.   

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