[04/10/2011] News

Nelle Marshall il più grande santuario degli squali del mondo

Ma nella barriera corallina australiana continua il declino

Il governo Isole Marshall ha  istituito il più grande santuario per gli squali del mondo su 750.000 miglia quadrate (quasi 2 milioni di km2) nell'Oceano Pacifico. Si tratta di un'area enorme: che copre praticamente la stessa area di Indonesia, Messico e Arabia Saudita ed è circa 7 volte più grande dell'Italia.
Il piccolo stato insulare, circondato da un'immensa Zona economica esclusiva (Zee) marina, ha annunciato all'Onu che vieterà la pesca e il commercio di prodotti di squalo, soprattutto per difendere il turismo subacqueo che è una delle principali fonti di reddito dei suoi 68.000 cittadini. Se uno squalo verrà catturato accidentalmente dovrà essere rilasciato vivo. Sono vietati anche alcuni attrezzi da pesca e chi viola la legge rischia multe di oltre 200.000 euro.

«Approvando questa legge, non esiste nessuna dichiarazione più grande che possiamo fare rispetto all'importanza degli squali per la nostra cultura, l'ambiente e l'economia - ha detto il senatore Tony deBrum, uno dei presentatori della proposta al Parlamento delle Marshall  - La nostra può essere una piccola nazione insulare, ma le nostre acque sono l'area più grande dove gli squali sono protetti». Le legge estende l'area di oceano nelle quali gli squali sono protetti da circa 2,7 milioni di km2 a 4,6 milioni di km2.

Il santuario degli squali delle Marshall supera in estensione quello di Palau istituito due anni fa, che era il più grande del mondo, e altri Paesi insulari, come le Bahamas avevano già seguito quell'esempio. In molti si chiedono però, al di là dell'ottime buone intenzioni, come potranno minuscoli Stati come le Isole Marshall e Palau ed altri Paesi poveri, controllare le attività di pesca su estensioni di oceano così vaste.

A settembre 8 paesi, tra i quali Messico, Honduras, Maldive e Isole Marianne Settentrionali, hanno firmato una dichiarazione per la protezione degli squali più in tutto il mondo. Le misure di protezione per gli squali aiutano l'intera biodiversità marina, visto che limitano l'attività della pesca industriale e richiedono un maggiore controllo degli sbarchi del pescato.

Ma per gli squali non ci sono solo buone notizie: un nuovo studio pubblicato recentemente da PlosOne rivela che la popolazione di squali nella Grande Barriera Corallina australiana sarebbe in forte calo a causa della pesca non regolamentata.

Secondo i ricercatori della James Cook University del Queensland ci negli ultimi anni ci sarebbero stati cali significativi tra le popolazioni di squali del Reef. Sean Connolly, che ha guidato il team di ricercatori australiani, sottolinea che «a livello globale, la tendenza è allarmante. Un certo numero di specie sono attualmente considerate in pericolo.  Fare una stima precisa sul numero e sullo stato attuale della popolazione di squali in tutto il mondo potrebbe essere un po' impegnativo, ma le nuove tecniche impiegate nella ricerca offrono nuovi e migliori metodi di stima agli scienziati. Allo stato attuale, i numeri dicono che gli  squali sono decimati dalla pesca, sia accidentale che deliberata, come per la  caccia viene ai mammiferi marini, per le pinne, che sono  una merce costosa in molte parti dell'Asia».

I ricercatori hanno deciso di applicare i nuovi metodi di ricerca alla crescita, alla riproduzione e alla mortalità di due squali di barriera, quello grigio e il pinna bianca. Con l'aiuto di metodi statistici e stabilendo le variabili nelle aree note per la presenza di squali, lo studio è arrivato alla conclusione che la popolazione degli squali si sta pericolosamente riducendo, almeno nelle zone interessate dallo studio.

«il declino o degli squali è abbastanza rapido - dice Connolly   e le nostre stime concordano su circa il 6% di declino annuo degli squali pinna bianca delle barriera corallina e del 9% per gli squali grigi di barriera. Secondo il rapporto le stime sono addirittura prudenziali e il calo effettivo potrebbe essere ancora più alto se si tiene conto di altri fattori più difficili da determinare».

Un altro dei ricercatori che ha partecipato allo studio, Mizue Hisano, è però ottimista sul fatto che il trend possa ancora essere invertito, dato che i risultati della ricerca dovrebbero offrire indizi vitali che potrebbero portare ad una migliore protezione della popolazione di squali, non solo nella zona della barriera corallina, ma in tutto il mondo. «Crediamo che il nostro studio dimostri che questo approccio può essere applicato a una vasta gamma di specie sfruttate per le quali le stime dirette della mortalità sono ambigue o mancano, portando a stime migliori della crescita della popolazione».

Ma Connoly ha ricordato che «La situazione generale non è molto buona. Le popolazioni di squali in altri Paesi con barriere coralline significative nella nostra regione stanno anche molto peggio di quanto stiano le  nostre ... e le nostre non sono in buona forma».

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