
[06/10/2011] News
C'è davvero qualcosa che non va nel modello di sviluppo se è vero quello che afferma oggi la Fao nel suo rapporto trimestrale: nonostante le prospettive di un aumento della produzione globale, i mercati cerealicoli mondiali è assai probabile resteranno tesi per il 2011/2012. E perché? Colpa della lenta ripresa economica globale e degli accresciuti rischi di recessione. Questo genera incertezza per quanto riguarda l'impatto sulla sicurezza alimentare mondiale. Il peggioramento delle condizioni economiche potrebbe portare ad un aumento della disoccupazione e a un calo dei redditi per i più vulnerabili ed indigenti nei paesi in via di sviluppo. Difficile commentare serenamente una situazione di questo genere.
Ma passiamo ai numeri: la produzione mondiale di cereali raggiungerà in questa stagione commerciale i 2.310 milioni di tonnellate, un aumento di 68 milioni di tonnellate, pari al 3 per cento, rispetto al 2010/2011. Questa proiezione è 3 milioni di tonnellate superiore rispetto a quello che la Fao aveva previsto lo scorso mese, principalmente per le migliori prospettive dei raccolti di grano e di riso. Questo incremento complessivo annuo comprende infatti aumenti del 4,6 per cento (30 milioni di tonnellate) per la produzione globale di grano, del 3 per cento (14 milioni di tonnellate) per il riso e del 2,1 per cento (24 milioni di tonnellate) per i cereali secondari.
Inoltre le ultime stime della Fao indicano che 32 paesi nel mondo avranno bisogno di aiuti esterni a causa della perdita dei raccolti, di conflitti o di situazioni di insicurezza, di disastri naturali o di prezzi alimentari elevati a livello nazionale.
Il rapporto afferma che la prevista ripresa della produzione cerealicola globale insieme ad una domanda più bassa di quanto precedentemente anticipato, compresa quella per la produzione di etanolo, contribuiscono ad un calo dei prezzi. In settembre, i prezzi internazionali di tutti i cereali, ad eccezione di quelli del riso, sono calati bruscamente, a motivo anche delle massicce esportazioni provenienti dalla regione del Mar Nero e delle prospettive di un indebolimento della domanda.
Per quanto riguarda gli stock, le riserve cerealicole mondiali alla chiusura della stagione nel 2012 si prevede si attesteranno a 494 milioni di tonnellate, 7 milioni di tonnellate in più dal loro livello iniziale. Questo incremento deriverà principalmente dall'aumento di 10 milioni di tonnellate delle scorte mondiali di riso, mentre gli stock di grano aumenteranno solo marginalmente e quelli di cereali secondari invece si ridurranno di 4 milioni di tonnellate raggiungendo 161 milioni di tonnellate, il livello più basso mai raggiunto dal 2007. Nell' insieme, lo "stock to use ratio" (il rapporto tra stock finali ed utilizzazioni interne ndt.) per i cereali si prevede resterà basso, intorno al 21 per cento.
Esaminando la situazione alimentare a livello regionale, il rapporto della Fao segnala che la crisi umanitaria in Africa orientale, e specialmente nel sud della Somalia afflitta da una grave carestia, continua a mietere vittime ed a decimare il bestiame, e che le prospettiva immediate per le aree pastorali colpite dalla siccità rimangono molto negative. In Somalia la crisi coinvolge quattro milioni di persone, 750.000 delle quali rischiano di morire nei prossimi mesi in assenza di una risposta adeguata. Tuttavia, gli interventi umanitari in corso dovrebbero cominciare a far migliorare la situazione entro la fine dell'anno.
In Africa occidentale, diverse aree del Sahel hanno patito piogge irregolari durante la stagione agricola del 2011. Una cessazione prematura delle piogge porterebbe ad una calo notevole della produzione con conseguente aumento dell'insicurezza alimentare in queste regioni.
In Estremo Oriente, si prevede per il 2011 un raccolto record, ma le gravi inondazioni provocate dal monsone in diversi paesi - Bangladesh, Corea del Nord, India, Laos, Pakistan, Tailandia e Filippine - potrebbero far abbassare il dato finale. In particolare, le inondazioni nella provincia di Sindh in Pakistan hanno provocato gravi devastazioni che hanno colpito oltre 8 milioni di persone, distruggendo circa 880.000 ettari di coltivazioni e causando la morte di molti capi di bestiame.