[07/10/2011] News

Il Premio Nobel per la Pace a tre donne. Fa discutere il riconoscimento alla presidente della Liberia

In molti, a partire dal network internazionale "Nobel Peace prize for African womens" (Noppaw) speravano che il premio Nobel per la Pace venisse assegnato alle donne africane, e in parte sono stati accontentati: Il premio Nobel 2011 è andato a tre donne, due delle quali africane: la presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf, all'altra liberiana, la trentanovenne pacifista Leymah Gbowee, presidente di Women of Liberia Mass Action for Peace, e alla yemenita Tawakkul Karman, una coraggiosa attivista per i diritti civili in un Paese in guerra civile e che non guarda certo molto ai diritti delle donne.

Secondo il comitato per il Nobel, si tratta di «Un riconoscimento del rafforzamento del ruolo delle donne, in particolare nei Paesi in via di sviluppo».

Leymah Gbowee è stata premiata per il suo lavoro per la mobilitazione e l'organizzazione delle donne di tutte le etnie e di tutte le religioni, per mettere fine alla guerra civile liberiana e garantire la partecipazione delle donne alle elezioni.
La Gbowee è un'assistente sociale e madre di 5 bambini. Nel suo documentario "Pray the Devil Back to Hell" ha spiegato come le donne liberiane siano state sfruttate e violentate dai signori della Guerra e dal regime di Charles Taylor durante la Guerra civile.

La trentaduenne giornalista yemenita Tawakkul Karman è stata insignita del Nobel probabilmente anche come riconoscimento della partecipazione femminile alle rivoluzioni arabe e per la sua lotta contro il regime del presidente Ali Abdulla Saleh e come «Donna che ha operato per la pace, la democrazia ed i diritti umani prima e durante le primavere arabe».

«Dedico questo a tutte le persone che hanno sacrificato la loro vita per la libertà del paese - ha detto la Karman raggiunta per telefono a Sanaa - Questo aiuterà a spingere i giovani a continuare a lavorare per la pace, la democrazia e la libertà. Questo riconosce il ruolo dei giovani in questi Paesi»
il Comitato per il Nobel spera che il Premio assegnato a queste tre donne possa «Contribuire a mettere fine alla repressione della quale le donne sono ancora vittime in numerosi Paesi e ad esprimere il grande potenziale che le donne possono rappresentare per la pace e la democrazia» .

Ma probabilmente l'inclusione nella terna dell'economista Ellen Johnson Sirleaf, la prima donna ad essere stata eletta presidente di uno Stato africano e già ministro delle finanze nel governo dittatoriale di William Tubman e William Tolbert tra gli anni ‘60 e ‘80, farà molto discutere, visto che ha certamente contribuito molto a pacificare la Liberia uscita da una sanguinosa e ferocissima guerra civile, ma che "Lady di ferro", come la chiamano i liberiani, viene anche accusata di applicare con pugno di acciaio, fino all'autoritarismo, le ricette del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, tanto da apparire in alcune classifiche sui diritti civili in Africa tra i presidenti meno democratici.

Il 21 settembre Amnesty International ha pubblicato un rapporto sul terribile stato delle prigioni in Liberia, intitolato significativamente: "Good intentions are not enough: The struggle to reform Liberia's prisons" che denunciava violazuioni dei diritti umani. Ellen Johnson-Sirleaf dichiarò subito di essere determinata a cambiare le cose e di voler mettere in atto una riforma del sistema giudiziario. Ma un premio Nobel assegnato alla vigilia delle elezioni generali e presidenziali , che si svolgeranno in Liberia l'11 ottobre, fa pensare ad un preciso appoggio politico alla sua rielezione ed al governo uscente.

La Ellen Johnson-Sirleaf ha fino ad ora ignorato un rapporto della Commissione verità e riconciliazione del 2009 che la cita come una delle persone che «non dovrebbero occupare posti pubblici per 30 anni» per aver sostenuto l'ex signore della guerra Charles Taylor, il feroce presidente della Liberia dal 1997 al 2003.

L'attuale presidente riconosce di aver sostenuto all'inizio la ribellione di Taylor contro il regime di Samuel Doe nel 1989, che ha innescato la sanguinosa guerra civile, ma dice che dopo aver scoperto i crimini di Taylor ne è diventata uno dei più fieri avversari. Proprio alla vigili della pubblicazione di questo imbarazzante rapporto, la settantantaduenne Johnson-Sirleaf aveva annunciato che si sarebbe ripresentata per un secondo mandato presidenziale, rimangiandosi la solenne promessa di non farlo.

Lansana Gberie, un esperto dei problemi dell'Africa occidentale che ha conosciuto Ellen Johnson-Sirleaf ai tempi del suo esilio in Costa d'Avorio, ha detto oggi all'Afp che «Il problema al quale deve far fronte è la riconciliazione, soprattutto tra coloro che non hanno mai lasciato il Continente e "l'élite" dei discendenti degli schiavi ritornati per fondare la Liberia. Sembra che sia abbastanza impopolare nel Paese. La sua rielezione, che io spero, non è certamente assicurata». Ma il Nobel darà sicuramente una grossa mano.

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