[11/10/2011] News

Ue ed estensione del Protocollo di Kyoto, la Prestigiacomo canta vittoria, ma non era quello che chiedeva

Ieri il ministro dell'ambiente Prestigiacomo in un comunicato ha espresso soddisfazione per le conclusioni del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente svoltosi a Lussemburgo: «Sono state recepite le richieste italiane, in vista della conferenza di Durban, relative alla definizione della durata massima del secondo periodo di Kyoto che non dovrà andare oltre il 2020 e che dovrà rappresentare una fase di transizione verso l'accordo globale ritenuto essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici».

Ma è vero che le richieste che il nostro governo ha portato al Consiglio europeo "ambiente" di Lussemburgo erano proprio queste? Sembrerebbe di no: il 6 ottobre il ministro Prestigiacomo ha incontrato a Roma la commissaria Ue all'azione climatica, la danese Connie Hedegaard e in un comunicato spiegava: «Al centro dei colloqui la posizione dell'Europa in vista della Conferenza sul clima che si svolgerà a fine novembre a Durban e che sarà discussa lunedì a Lussemburgo in occasione del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Ue. Il nodo da affrontare in sede europea è l'atteggiamento da assumere in vista di un prolungamento del protocollo di Kyoto che scade del 2012. Su questo tema in sede europea vi sono posizioni differenziate fra chi ritiene che l'Unione possa assumere posizioni unilaterali con un secondo periodo del Protocollo di Kyoto e chi, come l'Italia, invita a considerare che l'impegno sul clima è efficace solo se è globale, quindi con l'adesione di tutti i Paesi, a partire da Cina, Usa, Giappone, Russia, India etc».

Poi ha messo nero su bianco i "paletti temporali" e politici: «L'Italia, è disponibile a considerare un eventuale prolungamento del protocollo solo a determinate condizioni: che abbia una scadenza al 2017; che ci sia un impegno delle altre economie alla riduzione delle emissioni; che ci sia un sistema comune di controllo e verifica degli impegni».

Il Consiglio europeo "ambiente" ha ignorato la scadenza indicata dall'Italia ed ha confermato che il secondo periodo di Kyoto potrà, se verranno accolte le proposte europee arrivare al 2020.
Infatti ecco cosa si legge nel capitolo "Conferenza di Durban sul cambiamento climatico" del documento approvato dal summit Ue di Lussemburgo: «Il Consiglio ha adottato conclusioni (15353/11) che definiscono la posizione dell'Ue per la 17esima Conferenza delle parti della UN Framework Convention on Climate Change (Unfccc) che avrà luogo dal 28 novembre al 9 dicembre a Durban, in Sudafrica.

I ministri hanno discusso in particolare della possibilità di prolungare il Protocollo di Kyoto oltre la fine del 2012, il cosiddetto "secondo periodo di impegno" e della gestione dei surplus di "Assigned Amount Units" (Aaus). L'UE rimane del parere che un unico strumento giuridicamente vincolante sarebbe il miglior quadro per il periodo successivo al 2012 ma già nel 2010 il Consiglio ha confermato la sua "Volontà di considerare" un secondo periodo di impegno, a determinate condizioni. I ministri hanno convenuto nel confermare l'apertura dell'Unione europea a questo secondo periodo, a condizione che esso dovrebbe essere l'ultimo primo della convergenza tra il Protocollo di Kyoto e gli esiti della Convenzione e che in ogni caso, dovrebbe durare non oltre il 2020.

I ministri hanno inoltre ricordato che questa seconda possibilità di un periodo di impegno deve essere compatibile con la timeline per lo sviluppo e l'entrata in vigore di un futuro quadro globale giuridicamente vincolante che coinvolga tutte le parti, compresi gli impegni per la mitigazione, in particolare per tutte le principali economie, in linea con il principio della responsabilità comune ma
differenziata e delle rispettive capacità. Inoltre i ministri hanno sottolineato che l'architettura e l'integrità ambientale del Protocollo di Kyoto deve essere preservata, includendo Land Use, Land-Use Change and Forestry (Lulicf), il surplus di Assigned Amount Units (Aau) e meccanismi basati sul mercato. Le diiscussione sulle Auu devono tener conto che diversi Paesi sviluppati hanno li veli di emissioni di gas serra che sono ben al di sotto degli obiettivi del Protocollo di Kyoto (ma non l'Italia, ndr) e hanno pertanto diritto a molti diritti di emissione in eccesso durante il periodo 2008-2012.

Vari ministri hanno ricordato che un numero illimitato di carry-over di surplus Auu dopo il 2012 (come attualmente previsto dal protocollo di Kyoto) potrebbe mettere in pericolo l'efficacia ambientale degli obiettivi globali di riduzione, in particolare tenendo conto della grande quantità di surplus Auu che sarebbero disponibili sul mercato internazionale. Un certo numero di Stati membri ritengono che le disposizioni in materia di carry-over dovrebbero diventare più rigorose, inserendo un riferimento esplicito ad alcune opzioni o combinazioni di opzioni (cap on carry-over, utilizzo di restrizioni, greening) al fine di limitare tali eccedenze, mentre qualche altro Stato membro è del parere che sia necessario un ulteriore lavoro prima di stabilire limitazioni specifiche.

Pertanto, gli Stati membri presenteranno proposte alla Conferenza delle Parti del Protocollo di Kyoto con opzioni analizzate e concordate nell'Ue al fine di fornire una soluzione per l'utilizzo e il carry-over di Aau che mantengano un livello ambizioso di integrità ambientale e conservino gli incentivi per un maggior risultato».

Come si vede siamo molto lontani dall'aut-aut della Prestigiacomo alla Hedegaard di 4 giorni prima e l'Italia ora fa buon viso a cattivo gioco dopo che le sue resistenze e quelle di altri Paesi sono state respinte dopo diverse ore di discussione. E' passata la linea favorevole al proseguimento di Kyoto, anche se con prudenza.

Che l'atteggiamento dilatorio ed attendista del governo italiano non sia passato al Consiglio "ambiente" di Lussemburgo lo spiega bene la dichiarazione di Joris den Blanken, responsabile della politica climatica di Greenpeace all'Ue, «E' incoraggiante vedere l'Ue continuare a sostenere il proseguimento del Protocollo di Kyoto. La sua estensione al di là del 2012 sarà cruciale e strategica per sbloccare i negoziati internazionali sulle misure da prendere quanto ai cambiamenti climatici».

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