[11/10/2011] News

Sviluppisti vs Pachamama: due progetti inconciliabili

Passando per la Tav italiana, la sinistra sudamericana, ed Occupy Wall Street

Nel nostro continente sono in discussione due progetti che si escludono reciprocamente: Quello della politica  "sviluppista" ed il progetto indigeno di difesa della Madre Tierra (Pachamama).

Lo sviluppismo

Il criterio fondamentalmente eurocentrico dello "Sviluppo", in realtà nasconde la voracità delle grandi imprese capitaliste multinazionali per accumulare sempre più denaro. I capitalisti sanno che con il feroce attacco alla natura stanno conducendo, tra le altre cose, allo sterminio della nostra specie, però non gliene importa, l'unica cosa che gli interessa è guadagnare più denaro.

Il loro attacco alla natura si presenta sotto molte forme, la più pericolosa è il global warming prodotto dai gas serra. Nelle riunioni internazionali per discutere il tema non si accordano per diminuirlo di un solo grado. Questo riscaldamento produce sempre più disastri, chiamati dai mezzi di comunicazione nelle mani delle grandi imprese "disastri naturali". Lo scioglimento do ghiaccio e neve, sparizione dei torrenti, indebolimento dei fiumi, aumento del livello del mare, uragani, inondazioni, siccità, inverni più freddi, estati più calde, alterazione della stagione delle piogge, ecc.

Un altro attacco sono le miniere a cielo aperto che distruggono le montagne, rubano l'acqua per il consumo umano diretto e della piccola agricoltura, avvelenano l'acqua, uccidendo esseri umani, animali e vegetali. Un altro è la costruzione di impianti idroelettrici che sloggiano gli abitanti e le loro coltivazioni per fare dighe e rubano anche loro l'acqua della piccola agricoltura. Un altro è l'"industria alimentare" che pratica la monocoltura, attacca la flora e la fauna, uccide il suolo con gli agrochimici (fertilizzanti, insetticidi, erbicidi) e ci dà da mangiare transgenici  e sostanze chimiche che ci uccidono. Un altro è la depredazione della foresta attraverso l'estrazione di petrolio e gas, il saccheggio del legname, le coltivazioni di agro combustibili ed altre piantagioni industriali, l'allevamento, e la costruzione di "vie di comunicazione", come la carretera interoceánica e l'attacco al Tpnis, ecc.

La politica di sviluppo viene fatta fondamentalmente dai governi imperialisti, però la condividono anche governi progressisti come quelli dell'Ecuador e della Bolivia.

Riconosciamo che questi ultimi sono governi progressisti che hanno realizzato il desiderio popolare di nuove costruzioni; hanno dichiarato che sono Stati plurinazionali, con l'Ecuador che riconosce i diritti della Madre Tierra, ha espulso la base nordamericana di Manta, con la Bolivia che ha espulso l'agenzia nordamericana Dea e si è vista anche costretta ad espellere l'ambasciatore di quel Paese, ecc. Naturalmente appoggiamo questi atteggiamenti.

Però dall'altra parte l'Ecuador continua con la politica estrattivista ed il governo boliviano fa parte del sostegno al progetto "Integración de la Infraestructura Regional Sudamericana" (Iirsa) guidato dall'emergente imperialismo brasiliano.

Sia che siano governi imperialisti o "antimperialisti" coloro che lo appoggiano, conducono allo sviluppo verso l'estinzione dell'umanità.

La difesa della Madre Tierra

E' esercitata fondamentalmente dai popoli indigeni del mondo. Anche se tutta l'umanità dipende dalla natura, questa dipendenza è un'esperienza diretta degli indigeni che sono quelli che meno "sfruttano i benefici della civiltà" ed ora la vedono come distruttrice dell'ambiente, per questo muoiono lottando in difesa della natura come a Bagua, come nella lotta contro la miniera Tía María a Cocachacra, Arequipa, come  per l'aeroporto  di Juliaca, Puno.

Però non sono solo gli indigeni che si battono in difesa della natura, abbiamo visto in Italia la lotta degli attivisti del movimento "No TAV" (Treno ad alta velocità) che unirà le città di Torino, in Italia, e Lione, in Francia, distruggendo i boschi della Maddalena. Abbiamo visto il trionfo recente della popolazione urbana di Mendoza, Argentina, contro la miniera San Jorge, stiamo vedendo in Perù la lotta delle popolazioni urbane di Tacna e Moquegua in difesa dell'acqua che ruba loro la miniera.

Per difendere i diritti indigeni non è una garanzia essere indigeni. L'indigeno Benito Juárez governò il Messico contro gli indigeni. In Perú abbiamo avuto Toledo, un presidente indigeno con il cervello di Harvard.

Boaventura de Sousa raccomanda di discutere; non siamo contro la discussione, dobbiamo discutere anche con il nemico, molto di più con i governi progressisti di Ecuador e Bolivia (a quanto pare il "fratello Evo" è diventato un lontano cugino), però tenendo sempre conto che la loro politica di sviluppo è inconciliabile con la nostra difesa della natura.

Il rafforzamento del nostro fronte dobbiamo svilupparlo nella lotta e nell'unione con tutti quelli (indigeni e non indigeni) che sono d'accordo con la fondamentale difesa incondizionata della natura, che è anche la lotta per la sopravvivenza della specie umana. Questo non rafforzerà la destra, come dice De Sousa, quello che la rafforzerà sarà la nostra capitolazione davanti allo sviluppismo.

In Perú le cose sono più chiare: Ollanta Humala è dichiaratamente sviluppista, durante la sua campagna elettorale ha promesso di appoggiare le miniere a cielo aperto e l'agroindustria, entrambe depredatrici della natura. La lotta in difesa dell'acqua e della vita è iniziata a Tacna.

Difendiamo conseguentemente la natura, però non siamo contro i vantaggi del progresso che non colpiscono l'ambiente, che non mettono in pericolo la continuità della nostra specie.

Impariamo da Vallejo quando raccomandava alla Sopagna "Attenti ai vostri eroi!", "Attenti ai nuovi potenti!".

Abbiamo visto un valente dirigente operaio dell'ABC paulista in Brasile, Lula, convertirsi con il tempo nel sostenitore della depredazione della selva amazzonica a favore della produzione di alimenti  per le auto, sviluppata da grandi imprese multinazionali. Lo abbiamo visto come sostenitore fondamentale dell'Iirsa.

Abbiamo visto un valoroso dirigente cocalero, che fu espulso dal parlamento per la sua coerenza nella difesa degli indigeni, convertirsi nel presidente che ordina la repressione degli indigeni difensori di Pachamama e che sostiene anche lui l'Iirsa.

Non importa se abbiamo perso la fiducia in qualcuno dei molti lottatori che ci sono stati fino ad oggi.

Abbiamo fiducia in tutti come in piazza Tahrir al Cairo, come alla Puerta del Sol a Madrid, come nella piazza Sintagma ad Atene, come nel movimento "Occupy Wall Street" a New York.

 

Questo articolo è stato pubblicato  da "Lucha Indígena" ed Observatorio Latinoamericano de Conflictos Ambientales con il titolo "Desarrollistas versus Pachamama: Dos proyectos contradictorios"

 

*Confederación Campesina del Perú, direttore di "Lucha Indígena"

 

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