[20/10/2011] News

La sfida per l'Italia del futuro? Anche per il Cnel è la sostenibilità

Importante convegno a Roma

Qualcuno vorrebbe addirittura chiuderlo, ma l'iniziativa che il Cnel lancia oggi su «Sostenibilità, ambiente e innovazione: una sfida per l'Italia del futuro» ci pare - nel nostro triste panorama - una delle migliori iniziative lanciate sulla green economy negli ultimi tempi. Almeno stando alle parole del consigliere del Cnel Claudio Falasca (coordinatore "storico" del Dipartimento Ambiente, territorio, salute e sicurezza della Cgil) che lo ha presentato sull'Unità. Si tratta, va detto, del  contributo del Cnel alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile Rio+20 a Rio de Janeiro nel 2012, ma per stessa ammissione degli organizzatori guarda molto all'Italia.

Intanto colpiscono le proposte: la Green economy e la Governance. In particolare - si legge nel pezzo dell'Unità - viene avanzata un'idea di green economy che non si limita alle sole energie rinnovabili o ai servizi ambientali, ma si estende all'insieme della attività produttive e di servizio. Si chiede la costituzione di un Consiglio dell'Onu per lo sviluppo sostenibile, maggiore collegialità degli organismi internazionali, un maggiore coinvolgimento della società civile. Si propongono poi alcune priorità globali quali l'energia, i trasporti, l'ambiente urbano, l'agricoltura, la biodiversità e la tutela delle risorse.

Siamo piuttosto vicini alle proposte di greenreport, almeno sul piano dello sviluppo industriale. Anche per il Cnel è proprio l'industria che va rilanciata e nel caso quella italiana. Non si affronta invece la questione finanziaria, che invece entra con mani e piedi nella crisi ecologica, ma speriamo che qualcuno durante il convegno - al quale interverranno anche il presidente di Legambiente Vittorio Coglia Dezza e il direttore scientifico del Wwf Gianfraco Bologna - qualcuno lo faccia emergere. 

«Per tornare ad essere competitivi - dice Falasca - l'Italia ha bisogno di più qualità, che significa più ricerca, più innovazione, più formazione, più diritti, più tutela dell'ambiente. È questa la strada pèr tornare a produrre quella ricchezza che consentirà al Paese di uscire dalle attuali difficoltà. Ed è questa la ragione che ha portato il Cnel ha porre al centro della conferenza una riflessione sulla economia reale a partire dalla qualità delle politiche industriali. Quello che emerge dalla analisi del Consiglio è una importante presenza di imprese, in particolari medie e piccole, che hanno già intrapreso la strada della innovazione ecologica. Non solo nelle energie rinnovabili, di cui sono noti gli straordinari risultati, ma in tutti i settori produttivi con la punta avanzata nel Made in Italy. A fianco di queste realtà esiste, però, il grosso del sistema produttivo che, a parte singoli casi anche importanti, ancora deve fare molto sulla strada dell'innovazione: l'automotive, la siderurgia, il cemento, la chimica, l'agricoltura, le costruzioni».

Non si fa però alcun accenno al recupero di materia, e se anche si sottende a tutto quanto detto, sarebbe stato il caso di dirlo a chiare lettere. Perché il recupero di materia è sostenibilità ed è anche, e non potrebbe essere altrimenti, industria, segnatamente manifatturiera. E sarebbe stato il caso di dirlo anche perché proprio ignorandolo o sottendendolo siamo purtroppo sommersi dai rifiuti...La green economy, come anche Falasca dice, non è solo flussi di energia, è anche flussi di materia, non commettiamo più l'errore di evidenziare uno e ignorare l'altro, altrimenti è proprio fuori luogo parlare di sostenibilità.

Sul fatto che poi manchino le risorse, Falasca indica anche una strada: «ribadire l'attenzione alle politiche di stabilità, all'impegno nella lotta all'evasione, all'economia sommersa, all'economia criminale e nel rendere più equo il sistema fiscale a partire da rendite e transazioni finanziarie e grandi patrimoni, il Cnel denuncia come esista una vera e propria "economia dello spreco" che drena una enorme quantità di risorse». Poi una proposta interessante: «La costituzione del Consiglio nazionale della sostenibilità, già presente in 24 su 27 Paesi europei, come sede di condivisione delle strategie per lo sviluppo sostenibile».

Un convegno non salverà di certo il mondo, ma speriamo che serva almeno a tenere alta l'attenzione e migliorare l'analisi della crisi in atto. Specialmente a sinistra, dove la Cgil sta dando segnali importanti su questo terreno.

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