
[24/10/2011] News
Il Comitato italiano per la sovranità alimentare (Cisa), che comprende oltre 270 associazioni di categoria, organizzazioni non governative, sindacati, associazioni e movimenti sociali ed ambientalisti che hanno deciso di unirsi in una piattaforma italiana per sostenere la Sovranità Alimentare e tutte le questioni ad essa collegate, da un giudizio positivo sui negoziati del Committee on world food security conclusi alla Fao, ma sottolinea che «Serve anche per l'Italia un tavolo partecipato sul futuro dell'agricoltura e del cibo».
Il Cisa è soddisfatto per i 4 giorni di intensi dibattiti su un solo articolo del documento centrale nel negoziato sulla terra: «Numerosissime e nutrite le delegazioni degli Stati presenti, 37 imprese transnazionali e oltre 250 delegati di più di 200 organizzazioni sociali di tutto il mondo. La 37esima sessione del Comitato per la Sicurezza alimentare mondiale (Committee of world food security o Cfs) insediato presso la Fao si è chiusa nel fine settimana dando con questi soli numeri un segnale chiaro dell'importanza della questione politica della 'terra' e della partecipazione delle Organizzazioni sociali e dei piccoli produttori alle decisioni strategiche per la vita delle nostre comunità».
Il Cisa ha supportato la partecipazione delle organizzazioni sociali internazionali al vertice di Roma e il suo presidente Sergio Marelli spiega: «Siamo riusciti ad attivare una dinamica di partecipazione efficace e rappresentativa - sottolinea Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare -, che è riuscita a conquistare risultati importanti come, ad esempio, aver ottenuto che i discussi principi stilati dalla Banca Mondiale sugli Investimenti responsabili in agricoltura (Rai), che avrebbero, di fatto, funzionato come ombrello per l'acquisto di terre su larga scala e investimenti di privati senza alcuna valutazione di impatto, saranno rivisti e negoziati dai governi il prossimo anno, solo dopo l'approvazione finale delle Linee Guida Volontarie della Fao sulla gestione responsabile della terra, dei territori di pesca e delle foreste».
Antonio Onorati, presidente di Crocevia, focal point dell'Ipc, la rete mondiale dei movimenti sociali per la sovranità alimentare, e del Segretariato collegiale del Cisa, evidenzia che «E' stato approvato dal Cfs il 70% delle linee guida volontarie dopo lunghi negoziati che hanno per la prima volta nell'ambito delle Nazioni Unite dato pari dignità ai governi e delegati delle organizzazioni sociali. Un riconoscimento arrivato anche dall'articolo 8.2 delle Linee guida, dove viene sancita la centralità del ruolo dei piccoli produttori di cibo nella difesa della sicurezza alimentare e della stabilità sociale. La posta in gioco è ancora alta, da definire in una sessione straordinaria del Cfs, che chiediamo sia convocata a inizio 2012 e affronti la parte della regolamentazione degli investimenti per l'acquisto della terra e della sua redistribuizione, mettendo un accento imprescindibile sulle politiche pubbliche e dello Stato che pongono problemi in tutti i casi in cui ci troviamo di fronte legislazioni nazionali deboli e a Stati autoritari».
Ma a quanto dice anche Nora McKeon, di TerraNuova e del segretariato collegiale del Cisa, «La società civile, in ogni modo, ha raggiunto in questa sessione del Cfs risultati significativi nel dibattito sugli investimenti agricoli. i leaders contadini hanno portato la realtà nelle sessioni di dibattito con un'eloquenza inconfutabile che ha sventato il tentativo di far dimenticare che i produttori di piccola e media dimensione producono la maggior parte del cibo consumato nel pianeta e assicurano dei tasca propria la maggior parte degli investimenti in agricoltura. La campagna di legittimazione del fenomeno del land grabbing e del furto dei sistemi produttivi da parte delle corporations portata avanti dalla banda dei 45 presidenti che hanno partecipato al meeting a Roma insieme ai loro alleati politici, è stata smascherata. La verità ha cominciato a emergere, anche nei dibattiti tra Governi. Anche il direttore generale per l'agricoltura della Repubblica del Sudafrica ha ammesso in una sessione di confronto con le organizzazioni contadine africane che "il settore agricolo commerciale di larga scala ha dimostrato di essere un disastro per la sicurezza alimentare e una minaccia per l'ambiente"».
Il presidente nazionale dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica (Aiab), Andrea Ferrante, sottolinea che «E' molto positivo aver finalmente affrontato in ambito Cfs, grazie alle linee guida Volontarie sulla gestione responsabile della terra, della pesca e delle foreste, i temi del diritto fondiario e dell'accesso alla terra, all'acqua e ai beni comuni per i piccoli coltivatori. Tale percorso va terminato nel più breve tempo possibile. Il dialogo tra gli Stati e le organizzazioni della società civile nel corso della scorsa settimana non è stato, tuttavia, semplice. Restiamo veramente delusi, invece, sulle decisioni prese per quanto riguarda il problema centrale dell'agricoltura, ovvero sulla volatilità dei prezzi alimentari. Un fenomeno che sta impoverendo sempre più sia i coltivatori, che non riescono a vedere giustamente remunerato il proprio lavoro, che i consumatori, incapaci di reperire sul mercato merci a prezzi equi. Su questo punto purtroppo il Cfs ha perso un'occasione importante, limitandosi a riproporre le ricette già suggerite dal G20 e demandando di fatto le decisioni al vertice tra le venti maggiori economie del mondo, trascurando le vere esigenze della maggioranza degli abitanti del pianeta».
Marelli conclude: «Gli importanti risultati ricordati, tuttavia, sono stati ottenuti grazie alla dinamica stabilita dal Cfs: dialogo e confronto fra tutte le parti coinvolte, in primo luogo tra le organizzazioni della società civile, in modo di avere una chiara e determinata posizione comune. L'auspicio è che questa esperienza positiva porti, anche nel nostro Paese, alla creazione di un meccanismo analogo stabile, una sorta di "Cfs italiano" ovvero un forum in cui le istituzioni preposte si siedano insieme al Cisa per discutere delle tematiche sviluppate in ambito internazionale durante il Cfs. Perché la sovranità alimentare è un obiettivo da raggiungere e consolidare anche in Italia, e tutti gli attori, istituzionali, professionali, sociali e produttivi, devono sentirsene responsabili».