
[02/11/2011] News
La Cina "comunista" è corteggiata, invocata, blandita, perché scarichi un po' delle sue immense riserve valutarie nelle esangui casse dell'Europa e (in quelle americane lo ha già fatto) per salvarci dal crack dell'euro annunciato dal referendum greco che probabilmente sancirà la disperata ribellione di un intero paese, spossato, dissanguato, praticamente annichilito da un disastro economico frutto dell'ingordigia della sua classe dirigente e delle banche straniere.
La Cina è preoccupata che il crollo del capitalismo finanziario occidentale interrompa la sua crescita illimitata e sa che dovrà intervenire, ma affida ad un editoriale pubblicato dall'agenzia ufficiale Xinhua, a firma Du Baiyu, la fissazione della linea che il presidente cinese Hu Jintao illustrerà al G20 di Cannes, in un "messaggio sulla cooperazione mondiale" e «In particolare sulla volontà da parte cinese di lavorare con l'Unione europea per trasformare l'attuale crisi del debito nella zona euro in opportunità».
Du scrive che «La Cina, in quanto grande economia emergente che si è sempre assunta le sue responsabilità per aiutare a mantenere la stabilità economica e la prosperità nel mondo, coopererà con gli altri membri del G20 per trattare nell'immediato le vulnerabilità attuali e rinforzare le fondamenta dell'economia mondiale in vista di una crescita solida, sostenibile ed equilibrata.
Giovedi scorso, i Paesi della zona euro sono finalmente pervenuti ad un "pacchetto globale" di misure destinate a combattere la crisi del debito che persiste da due anni nella zona euro. L'annuncio di questo insieme di misure ha temporaneamente stimolato la fiducia del mercato, ma restano dei punti da definire e dei dettagli da negoziare, il che sarà fatto nel corso di summit che si terranno al più tardi questo mese».
Per questo il vice-ministro cinese delle finanze, Zhu Guangyao, raffreddando gli entusiasmi europei, ha detto che k l'acquisto di obbligazioni europee «Non è all'ordine del giorno del prossimo summit del G20».
Du Baiyu mette in fila tutte le perplessità cinesi: «Nel corso dei due ultimi anni, tutta una serie di misure sono state prese in occasione di numerosi summit dell'Ue per tentare di fermare la crisi, ma non hanno permesso che di fare buchi nell'acqua, senza attaccare per nulla le causa fondamentali. Se utilizziamo la medicina tradizionale cinese come metafora, la malattia proviene da uno squilibrio interno dei corpi e quelle di cui ha quindi bisogno l'Europa sofferente è di ricercare e trattare la causa profonda dello squilibrio che produce i sintomi che emergono oggi. E per regolare questa causa profonda, i problemi sistemici della politica monetaria e fiscale, occorrerà una volontà ed un consenso politico per costruire una nuova unione finanziaria sovra-statale».
I cinesi avvertono gli occidentali: «Si tratta di un processo lungo e doloroso che richiede ad ogni Stato membro di non pensare solamente ai propri interessi a breve termine ma, al contrario, di agire collettivamente, il che implica una certa forma di abnegazione. La Cina è convinta che l'Europa ha la saggezza e la competenza necessarie per combattere la crisi con uno spirito di solidarietà. Sospesa come una spada di Damocle al di sopra dell'Europa, la crisi potrebbe alla fine rivelarsi una chance per l'Europa, che potrebbe uscirne più forte e più unita. Senza alcun dubbio, questa crisi del debito senza precedenti è scoppiata nei Paesi occidentali a causa della ripresa caotica dell'economia mondiale provocata dalla crisi finanziaria internazionale, che è iniziata negli Stati Uniti tra anni fa e minaccia sempre la crescita economica mondiale».
Dopo aver messo a posto cause e colpe della crisi della globalizzazione che ha fatto da levatrice al boom cinese, Du da qualche lezione di economia virtuosa agli ex maestri capitalisti: «In una prospettiva a lungo termine, i Paesi sviluppati fortemente indebitati hanno bisogno di trasformare la loro politica macroeconomica di riduzione del bilancio in un programma a favore della crescita sostenibile e di rafforzare le istituzioni, soprattutto rafforzando i meccanismi di controllo finanziario e di governance economica. Un Occidente economicamente e finanziariamente in buona salute serve agli interessi fondamentali dell'insieme della comunità internazionale, tra cui la Cina. In tali circostanze, la Cina continuerà a rafforzare il coordinamento delle politiche macroeconomiche con gli altri Paesi del G20, per far avanzare la riforma dei sistemi internazionali monetari e finanziari e rafforzare il controllo dei mercati finanziari».
Oggi Hu Jintao dice in un'intervista al giornale francese Le Figaro che «il G20 deve fare del mantenimento della crescita economica una delle sue priorità. La comunità internazionale deve vedere obiettivamente il rapporto tra la crescita forte, la crescita sostenibile e la crescita equilibrata. La crescita sostenibile è iun obiettivo a lungo termine, la realizzazione di una crescita equilibrata per la ristrutturazione è un'esigenza obiettiva, mentre attualmente la crescita forte rappresenta un compito prioritario per l'economia mondiale ed anche un presupposto per realizzare una crescita equilibrata e sostenibile».
Il presidente comunista cinese ha esortato la comunità internazionale «A riconoscere correttamente le cause degli squilibri nell'economia mondiale», che a quanto pare non sono squilibri che riguardano la Cina dirigista del turbo capitalismo socialista e dell'assalto ad ambiente, risorse e diritti.
Hu ha spiegato che «Il seme degli squilibri è di ordine strutturale, in particolare lo squilibrio della struttura dell'economia mondiale, quello della divisione internazionale del lavoro e quello del sistema monetario internazionale. La soluzione del problema risiede nella ristrutturazione economica che dovrà essere intrapresa da tutti i Paesi. Si tratta di un processo lungo che non si potrà attuare dall'oggi al domani. In occasione dei precedenti summit del G20, i leader della Cina e di altri Paesi hanno osservato che il più grande squilibrio dell'economia mondiale si situa tra lo sviluppo del Nord e quello del Sud. E' solo aiutando i Paesi in via di Sviluppo ad accelerare il loro sviluppo ed a realizzare la crescita e la prosperità che potremo assicurare la ripresa su una base solida, ampliare la domanda globale mondiale ed assicurare una crescita sostenibile nel mondo. Questo spiega il fermo sostegno della Cina affinché il G20 si concentri sulla questione dello sviluppo mondiale». Per far capire di cosa parla Hu ha concluso: «Dopo la crisi finanziaria internazionale, la Cina ha adottato delle misure positive per stimolare la sua domanda interna ed ha mantenuto una crescita annua media del suo Pil superiore al 9%».