
[02/11/2011] News
Alla Conferenza dell'Unesco in corso a Parigi è stato presentato il piano "Blueprint for Ocean and Coastal Sustainability" in previsione della Conferenza dell'Onu sullo sviluppo sostenibile, Rio+20, che si terrà in Brasile nel giugno 2012. La Commissione oceanografica intergovernativa (Ioc) dell'Unesco, il Programma Onu per lo sviluppo (Undp), l'Organizzazione marittima internazionale (Imo) e la Fao suonano l'allarme sullo stato degli oceani e spiegano a qual punto influenzino la nostra vita quotidiana, regolando il clima, fornendoci cibo di qualità e contribuendo alle nostre economie ed ai nostri mezzi di sussistenza. Il rapporto ricorda che «Gli oceani rappresentano il 70% della superficie del globo, ma solo l'1% beneficia di una protezione».
Blueprint propone una serie di misure concrete per «Creare un "global blue carbon market" (CO2 stoccata negli oceani) al fine di produrre dei guadagni economici diretti attraverso la protezione dell'habitat; Superare la ancanza di governance in alto mare rafforzando la Conferenza delle Nazioni Unite sul diritto del mare; Appoggiare lo sviluppo di green economies nel piccoli Stati insulari in via di sviluppo; Prouovere la ricerca sull'acidificazione degli oceani, sulle maniere per adattarsi e ridurla; Aumentare la capacità istituzionale in materia di monitoraggio scientifico degli oceani e delle zone costiere; Promuovere una pesca ed un'acquacoltura sostenibili all'interno della green economy; Riformare e rafforzare le organizzazioni regionali di gestione degli oceani; Rafforzare il quadro legale per poter rispondere ai problemi delle specie invasive marine; "Rinverdire" l'economia dei nutrienti (ad esempio i fertilizzanti) per ridurre l'ipossia degli oceani ed incoraggiare la sicurezza alimentare; Migliorare il coordinamento, la coesione e l'efficacia del sistema delle Nazioni Unite di fronte alle questioni riguardanti gli oceani».
Blueprint ricorda che «Il 60% dei grandi ecosistemi marini del pianeta sono stati degradati o sono sovra sfruttati, il che si traduce in enormi perdite economiche e sociali».
Negli ultimi 50 anni sono andate perdute tra il 30 e il 50% della superficie a mangrovie e il 20% delle barriere coralline, «Il che aumenta la vulnerabilità di numerose zone costiere fortemente popolate» dice iol rapporto.
Gli oceani immagazzinano circa il 26% delle emissioni di CO2, questo provoca la loro acidificazione che è deleteria per alcune variétà di plancton, minacciando così tutta la catena alimentare marina e anche le attività socio-economiche che ne dipendono.
«Alcuni di questi problem non sono nuovi - dicono le agenize Onu - ma sono stati aggravate dall'accumulo delle pressioni che rappresentano I cambiamenti climatici, la crescita delle attività umane ed I progressi tecnologici. In più, gli ecosistemi situati nelle profondità degli oceani, nei quail la biodiversità e gli habitat hanno spesso un grande vaolore ma sono spesso ancora misconosciuti, non beneficiano praticamente di alcuna protezione».
La comunità internazionale aveva promesso di tener conto di queste sfide durante i summit di Rio de Janeiro nel 1992 e di Johannesburg nel 2002, ma gli impegni presi sono stati spesso disattesi e l'e Agenzie Onu ricordano che questo «E' soprattutto il caso della promessa di riportare entro il 2015 gli stock di pesci a livelli che permettano la loro sostenibilità e la promessa di istituire entro il 2012 delle reti di zone marine protette. Pochissimi Paesi hanno adottato delle leggi per ridurre l'inquinamento marino proveniente da terra, il che conduce ad un aumento delle dead ocean areas. Più di 400 aree marine oggi sono considerate come "biologicamente morte"».
Secondo Blueprint «Una vera messa in opera della maggior parte di questi obiettivi richiederà nuovi sforzi da parte di Stati, Organizzazioni non governative e comunità internazionale. La situazione attuale è dovuta ad una mancanza di volontà politica, ad insufficienza di risorse, a capacità istituzionali inadatte, a dati scientifici insufficienti e agli squilibri del mercato. "Greening to Blue Economy" deve essere fatto basandosi sulla scienza e la tecnologia (...) Ma il successo dipenderà di processi politici pertinenti, da veri miglioramenti istituzionali. Richiederà anche maggiori impegni e finanziamenti da parte della comunità internazionale ma anche dei Paesi e delle industrie». .
Il rapporto integrale in inglese:
http://www.unesco.org/new/fr/natural-sciences/ioc-oceans/priority-areas/rio-20-ocean/