
[04/11/2011] News
In un rapporto all'Assemblea generale dell'Onu intitolato "Use of mercenaries as a means of violating human rights and impeding the exercise of the right of peoples to self-determination" il Working Group on the use of mercenaries fà il punto sulle attività condotte recentemente dai mercenary e dalle imprese militari e di sicurezza private.
«Come testimoniano gli avvenimenti accaduti recentemente in Costa d'Avorio e nella Jamahiriya araba libica, la pratica consistente nel reclutare e far lavorare dei mercenari sembra sia sempre di attualità». Il gruppo di lavoro dell'Onu si dice particolarmente preoccupato perché «Questi mercenari sarebbero stati implicati in gravi violazioni dei diritti umani».
Durante il periodo preso in considerazione il Working Group ha constatato dei progetti incoraggianti nell'elaborazione di politiche riguardanti le imprese militari e di sicurezza private in diversi Paesi ed alcuni passi in avanti nei procedimenti penali contro i miliziani di queste imprese colpevoli di violazione dei diritti dell'uomo. Il gruppo di lavoro resta però preoccupato «Per la mancanza di trasparenza e di responsabilità che caratterizza queste imprese, così come per l'assenza di un quadro regolamentare che permetta di controllare le loro attività».
Il rapporto, concludendo il mandato di 6 anni del gruppo di lavoro, si sofferma in particolare su l'elaborazione di un progetto di convenzione sulle imprese militari e di sicurezza private, attualmente all'esame dei Paesi Onu.
Tradizionalmente i "mercenari" sono definiti come dei soldati ingaggiati per combattere in un conflitto armato o per abbattere un governo. Però durante le recenti guerre dei governi si sono serviti di mercenari contro I loro stessi popoli. In Costa d'avorio ci sono prove che il governo dell'ex presidente Laurent Gbagbo ha utilizzato circa 4.500 mercenari liberiani per restare al governo nonostante la sconfitta alle elezioni del 2010. In Libia combattenti stranieri hanno partecipato alla repressione di manifestazioni pacifiche. Il rapporto sottolinea che «Questi mercenari sono, secondo le informazioni disponibili, originari dei Paesi vicini in Africa o dell'Europa dell'est».
La presidente del Working Group, Faiza Patel, ha detto che «C'è una riemergere allarmante dell'utilizzo dei mercenari nei conflitti armati. Degli avvenimenti recenti in Africa dimostrano chiaramente che i problemi che pongono i mercenari sono fortemente attuali. I mercenari minacciano non solo la sicurezza, ma anche i diritti umani e potenzialmente i diritti dei popoli a disporre di sé stessi ed all'autodeterminazione. E' importante che gli Stati lavorino insieme per eliminare questo fenomeno. Le imprese militari o di sicurezza private, le cui attività non cessano di svilupparsi, pongono un certo numero di sfide. Il fatto di garantire la sicurezza delle popolazione è responsabilità degli Stati e la privatizzazione dei compiti di sicurezza comporta dei rischi per il rispetto dei diritti dell'uomo ed esiste quindi il bisogno di avere delle regole chiare».
Secondo gli esperti Onu l'industria militare e quella della sicurezza privata sono in piena crescita, «Ma è difficile valutare la dimensione di questo settore che rappresenta tra i 20 e i 100 miliardi di dollari all'anno».
Le spese statunitensi per contratti e sovvenzioni in Iraq ed Afghanistan dovrebbero superare i 206 miliardi di dollari nel 2011. Nel 2010, oltre 260.000 persone hanno lavorato come consulenti private per i ministeri degli esteri e della difesa Usa e per Usaid.
Secondo la Patel «E' solo la punta dell'iceberg, perché le imprese militari e di sicurezza private operano anche in m diversi altri settori, dai programmi di eradicazione delle droghe in Colombia a dei programmi di ricostruzione post-conflitto. Non sono solo i governi a richiedere questo tipo di servizi, ma anche delle Ong, delle imprese private e l'Onu. L'impatto potenziale delle molteplici attività delle imprese militari e di sicurezza private sui diritti dell'uomo significa che non possono essere autorizzate ad operare senza regolamenti adeguati e senza meccanismi per assicurare la loro responsabilità».
A scorrere la lista dei Paesi interessati al progetto sembra di percorrere la mappa dei nuovi Eldorado petroliferi o delle risorse e delle droghe.
Il gruppo di lavoro nel 2009 è andato in Guinea Equatoriale, dove il governo aveva denunciato presunti tentativi di colpo di Stato per rovesciarlo nel 2004, ma: «Non ha potuto verificare le affermazioni del governo della Guinea equatoriale - ha spiegato la Patel - Deploro vivamente che gli individui sospettati siano stati giustiziati all'indomani della visita del Gruppo».
Nel 2010 il Working Group ha discusso con il governo del Sudafrica della lotta contro le attività dei mercenari e per assicurare una regolamentazione ed un controllo efficaci delle società militari e di sicurezza private, che sono numerose nel più importante Paese africano, ma ha dovuto constatare che la legge sudafricana per "L'assistenza militare straniera" non ha veri effetti sul settore della guerra privata. «Le vittime delle violazioni dei diritti umani commesse da tali società non hanno accesso a dei risarcimenti utili», sottolinea la Patel.
In Iraq il gruppo di lavoro è arrivato nel giugno 2011 e la Patel evidenzia che «Il Paese resta di fronte al problema dell'impunità dei contractors colpevoli di violazioni dei diritti umani tra il 2003 e il 2009. Gli agenti della società di sicurezza privata Blackwater sospettata di aver partecipato alla sparatoria di piazza Nissour siano ancora sotto accusa negli Usa, non abbiano potuto esserlo in Iraq a causa della loro immunità. Benché l'accordo sullo status delle forze concluso tra l'Iraq e gli Usa nel 2009 abbia revocato l'immunità delle società di sicurezza private che lavorano u in sub-appalto per il Dipartimento della difesa. Questa revoca non viene applicata chiaramente a tutti i contactors impiegati in Iraq dal governo Usa. In tutti i casi, questa questione dovrebbe perdere la sua pertinenza con il ritiro delle forze americane dall''Iraq alla fine di quest'anno».
La Patel ha quindi sottolineato che anche l'Onu, che utilizza compagnie di sicurezza private per sorvegliare I suoi edifici deve essere cosciente che deve rafforzare la vigilanza che queste agenzie devono esercitare al loro interno: «Non mi sembra quindi opportuno che le operazioni di mantenimento della pace sotto la bandiera dell'Onu impieghino dei membri di imprese di sicurezza private».