
[07/11/2011] News
Il Wwf Italia torna a sottolineare come il rischio, a seguito delle esondazioni, sia particolarmente elevato in alcune aree del paese dove sono presenti vicino agli alvei fluviali attività pericolose o inquinanti. «La temuta ondata di piena del Po preoccupa per le possibili esondazioni ma anche perché fa riemergere altre paure nei confronti degli impianti a rischio collocati nel suo bacino che nel febbraio 2010 si materializzarono con lo sversamento di 2600 tonnellate di idrocarburi dalla "Lombarda petroli" di Villasanta sul Lambro- ricordano dal Wwf- Fatti ben conosciuti su cui si dovrebbe investire urgentemente in maniera mirata sulla base di un Piano strategico Nazionale di priorità per rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, quale quello istituito con la Legge Finanziaria del 2008, che nel 2009 ha visto lo stanziamento di 265 milioni di euro, e che ora viene azzerato con la Legge di Stabilità 2012».
Il bacino del Po è uno di quelli a maggior rischio (anche se questo problema riguarda molti corsi d'acqua del paese). Lungo i fiumi Lambro, Seveso ed Olona (ed affluenti), nelle provincie di Milano e Monza-Brianza- informano dal Wwf- vi sono numerosi impianti industriali che trattano sostanze chimiche come la "Galvaniche Ripamonti" a Cologno Monzese lungo il Lambro, o le aziende chimiche lungo il Guisa, come la "Azko Chemicals "(Arese) o la "Brenntag" (Bollate); lungo il Bozzente vi sono la "Arotech" e la "Galim" (Lainate); lungo l'Olona c'è la "Pharmacia e Upjohn" (Nerviano) o sul Sevevo la "Clariant". Ed ancora a Saluggia, sulla Dora Baltea, vi sono due depositi di stoccaggio di scorie nucleari lambiti già dall'alluvione del 2000; sul corso d'acqua principale, troviamo discariche di amianto come quella di Albaredo Arnaboldi (Pavia), la raffineria Tamoil di Cremona, la centrale Enel a ridosso dell'argine maestro ad Ostiglia fino ad arrivare al delta dove incombe la centrale termoelettrica di Porto Tolle. «Attualmente diverse Regioni hanno completato i catasti degli impianti a rischio, ora è necessario agire per aggiornarli ma anche per avviare campagne di informazione e protocolli di sicurezza che riducano al minimo il rischio- ha dichiarato Andrea Agapito, responsabile Acque del Wwf Italia- L'azione migliore però è la delocalizzazione, che il Wwf chiede da almeno 10 anni, ma mancano i fondi. E', però, urgente mettere in sicurezza tutte queste situazioni: è indispensabile fornire indicazioni per cercare di limitare i danni ed evitare la dispersione, durante le piene, di materiali pericolosi».
Agapito suggerisce alcune cose da fare nel breve periodo «E' necessario che tutti gli impianti lungo i fiumi siano dotati di sistemi dry-proof, finalizzati ad impedire o minimizzare l'ingresso dell'acqua negli edifici (infissi a tenuta stagna; posizionando barriere mobili in corrispondenza di porte e finestre che possono non impedire l'ingresso dell'acqua ma ritardandolo consentono di allontanarsi o di mettere al sicuro mobili ed oggetti di valore) e/o wet-proof, mirati ad aumentare la resistenza una volta che l'acqua sia entrata (elevazione delle apparecchiature, come quelle elettriche, su piedistalli o piattaforme o istallazione nei piani superiori; protezione delle apparecchiature con sistemi di ancoraggio o a tenuta stagna...)».