[09/11/2011] News

Terminata la pulizia del Golfo del Messico? Subito il via libera a nuove trivellazioni petrolifere, anche nell'Artico

La Guardia costiera Usa hanno annunciato di aver terminato la fase principale dei lavori di pulizia delle coste del Golfo del Messico avviati dopo l'esplosione della piattaforma petrolifera offshore Deepwater Horizon della Bp che il 25 aprile 2010 colò a picco dopo un incendio duarato 36 ore che costò la vita ad 11 persone. Secondo la Guardia costiera Usa «Circa il 90% dei territori colpiti dalla marea nera sono stati ripuliti.

La tappa successiva delle operazioni consiste nel recuperare le regioni sinistrate», dove è avvenuta la più grande catastrofe ambientale della storia degli Stati Uniti: una marea nera che ha colpito il mare, le coste, le spiagge e le zone umide di Louisiana, Alabama, Mississipi, Florida e Texas, a causa di uno sversamento petrolifero in acque profonde che loa Bp e il governo Usa sono riusciti a bloccare solo il 4 agosto 2010.

Mentre nessuno sa bene cosa sia successo e stia accadendo nelle profondità del Golfo del Messico in seguito a quel disastro, il segretario agli interni Usa, Ken Salazar ha annunciato la "Proposed Outer Continental Shelf (Ocs) Oil and Gas Leasing Program Outer Continental Shelf 2012-2017", che prevede l'apertura, anche nei mari di Beaufort e di Chukchi, in Alaska, alle pericolosissime trivellazioni offshore di petrolio e gas in acque profonde contro le quali si battono le associazioni ambientaliste Usa e le comunità locali. Salazar ha annunciato 15 potenziali concessioni per un periodo di 5 anni: 12 nel Golfo del Messico e tre al largo delle coste dell'Alaska.

La più importante e diffusa associazione ambientalista americana, Sierra club, si è detta «Profondamente turbata per l'annuncio dato da Salazar «Che potrebbe aprire i mari di Beaufort e di Chukchi in Alaska a pericolose e sporche trivellazioni offshore e compromettere una delle ultime frontiere selvagge della nostra nazione. Le Big Oil continuano a nascondere sotto il tappeto i pericoli e gli alti costi delle trivellazioni offshore: costi che per la gente della Gulf Coast sono fin troppo familiari, visto che sono ancora alle prese, dopo più di un anno, con il disastro petrolifero della Bp. Il rischio per la fragile zona dell'Artico e le comunità dell'Alaska è chiaro. I sistemi di prevenzione, contenimento e risposta agli sversamenti non sono attrezzati per lavorare nelle difficili condizioni artiche. In breve,quando ci sarà uno sversamento nell'Artico, non saremo in grado di ripulirlo».

«Siamo certi che se il Dipartimento degli interni debba infatti ""procedere con cautela, in modo sicuro e basato sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili" e che concluderà che trivellazioni offshore nell'Artico non possono essere fatte in sicurezza. Più trivellazioni, sia nel Golfo che nell'Artico, distruggono solo le nostre terra, aria e acqua e servono a tenere gli americani incatenato alla pompa delle benzina e alle Big Oil. Invece, abbiamo bisogno di investire nell'innovazione americana e nelle soluzioni per i trasporti del XXI secolo più intelligenti, in auto e camion più efficienti, in veicoli elettrici e trasporto pubblico per raggiungere realmente la sicurezza energetica e un'economia di energia pulita oltre il petrolio».

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