
[10/11/2011] News
Il new deal, il patto tra giovani, istituzioni ed ambiente, per ricostruire il Paese partendo dal suo territorio e ripartendo dai suoi fiumi e torrenti lanciato oggi da Legambiente è il simbolo della possibilità di ricucire, partendo dal basso e dalle priorità vere e dimenticate un Paese franato e diviso, reso melmoso dal fango metaforico della politica che tracima ancora dalla televisione (con massoni e piduisti che accusano il premier in pectore Mario Monti di far parte della "Trilaterale" e di un nuovo direttorio europeo che sta nella necessità delle cose).
Legambiente va consapevolmente controcorrente, sa che proprio oggi ha lanciato la petizione "Non tagliate il futuro dell'Italia!" per chiedere al possibile nuovo governo ed al nostro confuso Parlamento di cambiare la legge di Stabilità che infligge à tagli mortali proprio al servizio civile nazionale che dovrebbe essere l'ossatura di quel nuovo patto.
Eppure mai come oggi l'Italia ha bisogno di pesci che nuotino contro la corrente pigra del conformismo e della rendita che improvvisamente ci ha travolto con uno tsunami finanziario che ha denudato la crisi etica, politica e civile di un Paese che ha pensato di poter vivere al di sopra delle proprie responsabilità, che si è cullata nel sogno di un nuovo miracolo italiano mai avvenuto, che ha fatto finta di non vedere che la decadenza dei costumi, l'incanagliamento della politica, lo sdoganamento del razzismo fascista,erano il sintomo di un Paese che con l'odio per i gli altri diversi e i poveri aveva perso l'idea del futuro, l'orizzonte della convivenza civile, l'indignazione per la corruzione ed il sopruso.
La scomparsa dell'ambiente (ed addirittura della green economy) dai tavoli della discussione politica era il segnale incompreso (o forse fin troppo ben compreso) della scomparsa del bene comune, che poi è civiltà condivisa e senso dello Stato. E' come se questo Paese avesse rinunciato a vedere rischi e bellezze, negandole e chiudendole fuori dalle porte di ognuno di noi, lasciandole al libero arbitrio di "potenti" di turno. Il comitatismo esploso in questi anni è anche questo: il surrogato momentaneo, il contraltare a tema ed a tempo di una politica semplificatrice che ha rifiutato la complessità, la scienza, la pianificazione... L'ambiente è diventato il nemico, gli ambientalisti insopportabili rompiballe che vogliono ostacolare il progresso, la deroga e l'emergenze sono diventate la regola della deregulation che ci ha portati ad un passo dal baratro. Come se di fronte ad un'intera Nazione si fosse aperta una di quelle voragini che vediamo in televisione nelle terre alluvionate, come se il nostro comune territorio politico si fosse inzuppato di troppa incompetenza ed ingordigia e fosse sprofondato, lasciandoci un abisso da superare.
Non sappiamo se Mario Monti o un governo nato da nuove elezioni saranno in grado di portarci dall'altra parte, sappiamo che quel ponte, chiunque lo ricostruirà, dovrà essere realizzato con materiali sostenibili e nuovi, per l'ambiente e per l'etica, se non vogliamo innescare nuove alluvioni e nuove frane sul territorio e nella politica.
Sappiamo che mentre si metteranno in campo politiche dolorose per uscire dal doppio incubo italiano del berlusconismo che ha incrociato la crisi del turbocapitralismo, questo Paese dovrà ritrovarsi, lavorando dal basso alla sua ricostruzione, magari insieme ai 10.000 ragazzi del new deal di Legambiente.