
[11/11/2011] News toscana
Le alluvioni, le vittime. Già viste, già piante. Sono inevitabili ? Ovviamente no, o almeno è obbligatorio fare tutto il possibile perché non si vedano più, perché non si piangano più. Ma abbiamo purtroppo l'abitudine a guardare indietro, al passato.
Sul fiume Cornia sono stati effettuati investimenti, in questi anni, molti.
Consolidamento ed elevazione degli argini nella parte finale del fiume, quella nella pianura dove già le esondazioni ci sono state e sono state drammatiche. Insomma si è tentato di adeguare il fiume alle piene.
Naturalmente alle piene del passato. Ma quelle del futuro saranno eguali a quelle del passato ? No, quelli del futuro saranno i fenomeni nuovi del dissesto climatico provocato dall'aumento della CO2 che nel frattempo abbiamo provocato. Non ci sono più le piene di una volta.
Poi discuteremo di quanti contemporaneamente si lamentano delle alluvioni e poi contrastano le energie rinnovabili, ma questo è un altro racconto. Per tornare al Cornia possiamo dire che ( forse ) se l'andamento climatico fosse quello del passato, potremmo essere abbastanza tranquilli.
Ma ragionare con la testa al passato è molto rischioso, perché ci dicono che i fenomeni meteorologici che dobbiamo aspettarci sono di siccità prolungate e poi di precipitazioni sempre più violente (al momento con violenza superiore del 30% ma potrà andare peggio). E più gli argini sono alti più le masse di acqua in caso di esondazioni sono terribili, perché nella pianura il Cornia è un fiume pensile, più alto dei terreni circostanti.
Quindi domandiamoci se quella di alzare gli argini era l'unica soluzione possibile, o quella più razionale e conveniente. No, si poteva lavorare per un obbiettivo diverso: non adeguare il fiume alle piene, ma adeguare le piene al fiume.
Sembra una "battuta", ma è una cosa seria. I fiumi sono cose vive, non si possono plastificare e non ubbidiscono alla politica. La natura non si può comandare con la nostra presunzione tecnologica.
I fiumi esondano, è nella loro natura. Come Rifondazione che vota contro. La grande possibilità che abbiamo è quella di farli esondare facendo pochi danni. Insomma trovare una alleanza con la natura, non la solita guerra. Il Cornia, nella sua parte alta, da cui provengono le acque che lo alimentano, ha zone disabitate e dedite alla pastorizia o incolte.
In questa parte del Cornia, ai piedi delle colline, ci sono dei punti di stretta, in cui il fiume scorre tra colline prospicenti. Per chi è della zona rammento, ad esempio, il 3° ponte franato del Milia (affluente torrentizio che ha un'onda di piena molto ripida e devastante) in Comune di Monterotondo M.mo, sotto l'abitato di Montebamboli.
Questo punto di stretta ha, a monte, una vasta piana senza abitazioni ed incolta.
Basterebbe costruire, su questo punto di stretta, una diga in materiale locale, non necessariamente a tenuta stagna, anzi attraversata da un tubo di diametro calcolato in modo che a valle il fiume possa sopportare l'acqua che defluisce.
In fase di piena le prime acque transiterebbero normalmente, mentre quando sale l'onda di piena le acque non riuscirebbero a passare ed allegherebbero la pianura sovrastante.
Ma chi se ne frega? Sopra non fanno danno, anzi depositano un po' di limo che sarà utile per migliorare il pascolo. Poi, nei giorni successivi, l'acqua defluirà "ordinatamente" aumentando anche il ravvenamento delle falde idriche.
Situazioni analoghe le possiamo trovare alla confluenza con il Massera, o nella zona del bivio di Frassine.
Si capisce come questa soluzione sia "progressiva" perché funziona anche in presenza di cambiamenti climatici importanti. Se piove esageratamente di più vorrà dire che il "lago" provvisorio che si forma a monte sarà più grande, ma tanto in pochi giorni poi sarà avviato al deflusso naturale, portando a mare le sabbie che costituiranno poi le spiagge.
Questa "invenzione" non è mia, perché altrimenti sarei il primo a dubitarne, ma è uno dei capisaldi della cosiddetta "Ingegneria Ambientale" che è normale materia di insegnamento nelle nostre università.
Io l'ho descritta solo sommariamente, ma all'università c'è che "ce campa". Esempi di realizzazione di impianti a "bocca tarata" ci sono in provincia di Pistoia ed in altre zone d'Italia. Insomma cose già viste e provate in tutto il mondo. Rispetto agli interventi finora realizzati hanno però un difetto. Costano poco.
Nessuno è perfetto, avrebbero detto a Jack Lemmon. E noi, in Val di Cornia, nel settore delle acque, modestamente, non badiamo a spese.